Negli ultimi 12 mesi, abbiamo assistito a quello che potremmo definire “il periodo retrospettivo” di Nintendo. Al di là degli investimenti in capitoli nuovi di zecca dedicati alle IP più blasonate, primi fra tutti Mario, Zelda e Metroid, il 2024 della casa di Kyoto è stato caratterizzato da titoli provenienti dal passato recente e remoto, attraverso l’aggiornamento del catalogo di Nintendo Switch Online e soprattutto remake sviluppati ex-novo come Another Code e Paper Mario: Il Portale Millenario, permettendo anche ai giocatori più giovani di provare in prima persona titoli estremamente rari oppure avvicinarsi a saghe in passato sconosciute. Oggi, però, è arrivato il momento di intersecare le due rotte e parlare di qualcosa di nuovo, con un retaggio che, tuttavia, viene dal passato. Un mistero tra brividi, leggende metropolitane e intuizioni autoriali che arriverà su Nintendo Switch sotto forma di Emio – L’uomo che sorride, il nuovo capitolo della serie investigativa Famicom Detective Club.
Sperimentazioni nel mondo dei floppy
Ma, prima di addentrarci nel mistero di Emio, cerchiamo di ricreare un minimo di contesto storico per chi magari non conosce la serie Famicom Detective Club, fino a qualche anno fa rimasta nell’ombra di una tecnologia mai arrivata da noi. Correva l’anno 1986 e Nintendo cavalca l’onda del successo del Famicom, la versione nipponica di quel Nintendo Entertainment System che rivitalizzò l’intero mercato dei videogiochi dopo la crisi del 1983. Tuttavia, la tecnologia a cartucce mostrava già i primi acciacchi, tra tempi di caricamento non proprio fulminei e poco spazio a disposizione, castrando quindi l’inventiva e le ambizioni degli sviluppatori. Fu così che venne sviluppato il Famicom Disk System, un add-on dedicato all’utilizzo di speciali floppy disk molto più veloci e capienti, in grado quindi di contenere giochi ancora più complessi e graficamente avanzati. Da noi, purtroppo, questo tipo di add-on non arrivò mai, a causa di alcuni dubbi legati ai costi di sviluppo e al fenomeno della pirateria, anche se questo non fermò l’arrivo di gemme storiche come The Legend of Zelda, Castlevania e Metroid, quest’ultimo ideato da quello stesso Yoshio Sakamoto (assieme a Gunpei Yokoi) che qualche anno più tardi lavorò ad un titolo completamente diverso: Famicon Detective Club.
Emio: i tre lati del giallo giapponese
Rilasciati tra l’88 e l’89, i due capitoli di Famicom Detective Club: The Missing Heir e The Girl Who Stands Behind, possono essere considerati le prime sperimentazioni da parte di Nintendo di proporre videogiochi dal forte stampo cinematografico, ispirandosi agli intrighi horror del cinema di Dario Argento e proponendo un’avventura investigativa che seguiva la struttura di gioco già tracciata da The Portopia Serial Murder Case, titolo del 1983 che può essere definito come il primo esempio di visual novel mai prodotto. Ma, a differenza del titolo di Enix, in cui l’intera azione veniva scandita dalla corretta digitazione tramite la tastiera dell’architettura PC-6001 per il quale era stato progettato, Famicom Detective Club permetteva al giocatore di gestire l’intera dinamica investigativa tramite l’uso del gamepad, proponendo un gameplay unico per l’epoca e per questo genere, oltre che l’implementazione di un sistema di salvataggio per poter riprendere la partita in un secondo momento. Il setting, invece, varia a seconda del capitolo scelto: The Missing Heir si propone come un classico giallo orientale, ambientato in un villaggio rurale e con una storia che ruota attorno ai legami di una famiglia facoltosa. Al contrario, The Girl Who Stands Behind esplora tematiche più fresche e vicine a un pubblico giovanile, con un mistero che segue i ritmi e gli stilemi di una ghost story horror. Una dicotomia di titoli che, oggi, con Emio – L’uomo che sorride, completa il trittico della visione del giallo videoludico di Yoshio Sakamoto, tornato nelle vesti non solo di director, ma anche di sceneggiatore. Questa volta, l’Agenzia Investigativa Utsugi dovrà vedersela con il più classico dei misteri: un serial killer proveniente dal passato, che va a caccia di giovani studenti infelici, uccidendoli e donando loro un “sorriso” utilizzando dei sacchetti simili a quello che copre la sua testa e avvolge la sua figura nel mistero. Stando alle parole di Sakamoto, la realizzazione dei remake per Nintendo Switch dei primi due capitoli è stata la miccia che l’ha convinto a sviluppare questo terzo e a quanto pare ultimo capitolo di Famicom Detective Club, rimanendo sì all’interno del proprio genere e stile di gameplay, ma avvantaggiato da una struttura visiva migliorata sia nell’interfaccia ed esperienza utente, sia per quanto riguarda le cutscene e le immagini in CG che daranno sfondo a questo nuovo mistero.
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