Di recente la Valve Corporation, creatrice nonché proprietaria della piattaforma di distribuzione Steam, è finita nel mirino della UFC-Que Choisir, associazione fondata nel 1951 da André Romieu, che ha come obiettivo quello di tutelare e informare il consumatore e che può vantare di essere l’unica compagnia in Francia creata nel solo interesse della consumazione. L’organizzazione francese afferma che alcune clausole presenti nel contratto che ogni utente deve accettare per poter usufruire dei servizi offerti da Steam siano poco chiari e soprattutto dannosi per gli interessi del consumatore. L’argomento che più fa discutere è relativo al fatto che tutti coloro che hanno acquistato una copia in digitale del prodotto siano impossibilitati a rivenderlo, cosa che invece è prevista dalla legge di diversi paesi. La Valve viene quindi accusata di applicare esclusivamente le leggi vigenti a Lussemburgo, dove si trova la sede europea della corporazione, ignorando la legislatura sulla tutela del consumatore dei paesi a cui offre servizio. Le problematiche però sono state trovate anche in altri ambiti, quale la sicurezza stessa degli account di tutti coloro che sfruttano la piattaforma Steam. La UFC-Que Choisir porta l’attenzione sulla clausola con la quale, secondo l’accusa, la Valve non si prende nessuna responsabilità in caso di hack o truffa a danni dell’utente. Questo punto è quello che maggiormente preoccupa l’associazione francese, perché risulta essere un problema che colpisce esclusivamente il consumatore e lo espone a enormi rischi. Infatti, nel caso di ban, cancellazione o chiusura di un account, l’utente proprietario non solo perde ogni prodotto acquistato su Steam, ma non ha neanche diritto a riavere indietro il denaro depositato sul Portafoglio Steam, un conto virtuale in cui è possibile caricare i propri soldi per poterli utilizzare in un circuito economico chiuso all’interno della stessa piattaforma di distribuzione. Le accuse si estendono anche sul fatto che qualsiasi contenuto realizzato dall’utente e caricato su Steam, diventa automaticamente proprietà della Valve, per tacito accordo.
Vogliamo ricordare, però, che questo non è stato il primo attacco giudiziario subito dalla software house cofondata da Gabe Newell. Nel 2013 infatti, l’Associazione dei Consumatori della Germania (VZVB) aveva citato in causa la Valve sempre per l’impossibilità del compratore di rivendere il prodotto acquistato in digitale, perché temeva che in futuro, quando e se la vendita in digitale avesse eliminato il mercato della copia fisica, questo tipo di contratto potesse rivelarsi un precedente per altre attività , ma nel 2014 la corte di Berlino chiuse il caso con la vittoria della Valve. Ci troviamo di fronte ad un nuovo tentativo di creare leggi che prevedano il trattamento del mercato in digitale in maniera più simile a quello della copia fisica, affinché l’utente del mondo digitale sia tutelato al pari di uno che, invece, acquista prodotti fisici. Per ora, non abbiamo notizie sugli sviluppi della vicenda, ma restate con noi: vi aggiorneremo non appena saranno rilasciate nuove informazioni.
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