Tra le varie novità presentate dagli sviluppatori di terze parti durante l’ Xbox Game Showcase di ieri, Konami ha confermato ancora una volta il suo rinnovato interesse verso le sue IP storiche. E se nel caso di PlayStation l’azienda nipponica ha dedicato parte dello State of Play parlando del remake di Silent Hill 2 firmato Bloober Team, all’interno della line up di titoli mostrati all’evento Microsoft si è tornati a parlare di Metal Gear Solid Delta: Snake Eater, il remake del terzo capitolo della Metal Gear Saga, con un nuovo trailer che ha messo in mostra la bellezza e i pericoli di Tselinoyarsk, il setting della Virtuous Mission che accompagnerà i giocatori nelle primissime ore di gioco.
Metal Gear Solid Delta : Intrigo Internazionale firmato Hideo Kojima
Per chi non conoscesse il terzo capitolo della saga creata da Hideo Kojima, Metal Gear Solid Delta o Metal Gear Solid 3 se dovessimo parlare del suo originale uscito su PlayStation 2 nel lontano 2004 si pone come prequel assoluto dell’intera serie, andando a raccontare l’ascesa di colui che oggi chiameremo Naked Snake ai vertici del mondo dello spionaggio, impostandosi quindi come la origin story scatenante di tutti gli eventi che porteranno ai due Metal Gear usciti su MSX e soprattutto l’intera serie Metal Gear Solid. In Snake Eater, “questo” Snake è un agente dell’Unità FOX – un organo interno alla CIA specializzato nelle operazioni segrete – in trasferta nella fitta giungla di Tselinoyarsk per prendere parte alla Virtuous Mission, una missione di recupero in solitaria e che non prevederà alcuna fornitura d’armi o di risorse: un solo uomo americano contro le forze armate dell’Unione Sovietica, e con l’obiettivo di non essere mai individuato per evitare di incrinare le già fragili relazioni tra gli Stati Uniti e l’URSS post-Guerra Fredda.
Il trailer gameplay espone più o meno queste premesse, senza sbottonare troppi ulteriori dettagli su quello che accade durante la Virtuous Mission, che è a conti fatti l’enorme livello di tutorial che introduce non solo le meccaniche del titolo ma anche il canovaccio generale della Spy Story che porterà Naked Snake all’interno di uno scenario molto più intricato e profondo. Il vero dubbio su Metal Gear Solid Δ riguarda il suo “scope” nel lungo periodo. Perché sì, la storia di Naked Snake è a conti fatti il primo tassello all’interno dell’enorme puzzle della Metal Gear Saga, ma al suo interno vi sono anche dei pezzi che – nel caso dell’originale – necessitano di una conoscenza pregressa di alcuni concetti o eventi discussi nei precedenti capitoli, in primis Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty. E senza mettere in dubbio il fatto che un titolo come Metal Gear Solid Delta: Snake Eater possa essere innanzitutto dedicato a quella fetta di fandom da riconquistare, disillusa da anni di conflitti tra Konami stessa e il creatore originale della serie e vari spin-off a base di zombie e pachinko, non si dovrebbe nemmeno sottovalutare l’impatto del pubblico generalista e che magari ha del tutto ignorato l’uscita della Metal Gear Solid Master Collection Vol.1 proprio in attesa di un titolo graficamente più avanzato per entrare all’interno della saga, per poi rovinarsi alcune delle “sorprese” dei titoli meno recenti ma comunque importanti per comprendere l’intero schema della complessa narrativa di Metal Gear. Immaginate la confusione di un neofita nel trovarsi di fronte ad un “Paradosso Temporale” senza saperne il significato di tale easter egg, lasciandolo quindi in balia di un game over “inaspettato”.
Variety Mission: Snake Eater Reloaded
Dal punto di vista del gameplay, Metal Gear Solid Delta non punta solamente a replicare la formula che dal terzo capitolo in poi è diventata il sinonimo di Metal Gear e un vero e proprio manifesto di game design libero, ma anche e soprattutto ad evolverlo e portarlo al livello superiore, aggiungendo varietà sia nell’approccio che in tutto ciò che ruota attorno ad esso. A cominciare dalla possibilità di scegliere se utilizzare una telecamera in Overhead View o in Terza Persona, dove la prima replica le sensazioni e il punto di vista della prima versione di Metal Gear Solid 3 e dei capitoli precedenti mentre la terza persona è essenzialmente la telecamera standard adottata dalla ri-edizione MGS 3: Subsistence uscita tra il 2005 e il 2006 e che da lì in poi divenne il punto di vista prediletto per tutti gli altri titoli della Metal Gear Saga. La stessa dicotomia tra Legacy e Moderno si replica anche per quanto riguarda i due sistemi di controlli proposti: da una parte i controlli tradizionali e che replicano il feeling dell’originale, dall’altra un nuovo schema più abbordabile e – stando a Konami – “al passo coi tempi”. Benché questa dicitura sia molto opinabile, l’idea di fondo è quella di rendere il titolo appetibile a qualsiasi tipo di giocatore, dal fan stagionato a quello alle prime armi, offrendo in modo lodevole tutti gli strumenti necessari per ottenere la perfetta padronanza del CQC, il combat system per eccellenza di questo titolo.
Il Close Quarter Combat System infatti rappresentava una vera e propria rivoluzione, introducendo all’interno del mondo del Tactical Espionage Action un livello di interazione mai visto prima nella serie. Se già in Metal Gear Solid 2 il giocatore poteva interagire con la totalità dell’ambiente circostante e degli oggetti attorno, seppur limitato al contesto del Tanker o del Big Shell in cui il titolo prende luogo, in Metal Gear Solid 3 e quindi anche in questo remake “Delta” qualsiasi elemento può diventare un’arma utile ad evitare o annichilire le unità offensive nemiche. Parlando proprio di Tselinoyarsk, già solo la sezione del ponte presenta diverse strategie da poter attuare: sparare all’alveare per scatenare uno sciame di api per ripulire temporaneamente la zona e guadagnare tempo per recuperare risorse, eliminare in modo stealth o spericolato tutte le unità addormentandole, uccidendole o facendole precipitare dal ponte instabile, andando contro alle direttive di Major Zero, oppure agire nell’ombra attraversando il percorso dai bordi correndo il rischio di cadere ed incappare in un game over prematuro. Insomma, Metal Gear Solid Delta presenta un vero e proprio “parco giochi dello spionaggio” pronto per essere esplorato in ogni sua singola componente. Inoltre, la possibilità di vedere in tempo reale i danni reali subiti da Naked Snake durante ogni scontro, con cicatrici permanenti su ogni singola parte del suo corpo, proporranno ai giocatori un ulteriore livello di sfida e ri-giocabilità, adatta per chi magari punta ad una run perfetta e che terminerà con uno Snake completamente illeso e immacolato.
Un capolavoro di rinnovata bellezza
Impossibile non concludere questa prima analisi senza menzionare la qualità tecnica della presentazione. Come annunciato già lo scorso anno durante il PlayStation Showcase 2023, Metal Gear Solid Delta: Snake Eater sarà il primo titolo targato Konami ad utilizzare l’Unreal Engine 5, garantendo quindi un livello di dettaglio grafico mai visto per quanto riguarda la Metal Gear Saga. Da questo punto di vista non possiamo che rimanere a bocca aperta sul risultato (parziale) mostrato fino ad ora: Tselinoyarsk sembra emettere una rinnovata linfa vitale in ogni suo centimetro quadrato. Dagli alberi, alle strutture e ai robot volanti di natura umana, fino ad arrivare ad ogni parte della fauna selvatica dell’arcipelago, il tutto sembra esser stato riprodotto con una fattura ineccepibile. Forse l’unico neo per quanto riguarda la presentazione può essere ritrovato nei volti di personaggi come Major Zero, The Boss o Naked Snake stesso, ma anche lì si potrebbe parlare di puro “nitpicking” basato sulla nostalgia e i ricordi di uno stile artistico del tutto diverso e che doveva far fronte alle limitazioni dell’hardware PS2.
Anche dal punto di vista della direzione audiovisiva il titolo promette di fare faville. Certo, il rischio di trovarsi il doppiaggio originale di 20 anni fa in un formato di qualità non proprio eccelsa e afflitto da compressioni folli è dietro l’angolo, ma anche nel peggiore degli scenari avremo preservata la magistrale performance del cast tra cui spicca ovviamente lo Snake per antonomasia David Hayter, accompagnato a sua volta da una riproposizione in altissima definizione delle cutscene originali e da un audio tridimensionale in grado di creare un immersione a 360° all’interno di ogni anfratto dell’arcipelago russo, dalla fitta giungla fatta di paludi, grotte e spazi aperti, fino ad arrivare alle basi militari piene zeppe di battaglioni armati fino ai denti, scorci segreti e… scale, se capite cosa intendo.
Questa seconda presentazione per Metal Gear Solid Delta: Snake Eater presenta alcune rassicurazioni su diversi piani: dal punto di vista della “preservazione” dell’opera originale, Konami sembra aver capito al 100% il compito di riproposizione e miglioramento dello stile registico da film di spionaggio che ha reso il terzo capitolo una delle gemme più preziose all’interno della loro proprietà intellettuale di spessore. Dal punto di vista delle premesse giocate, questo remake promette di accontentare la stragrande totalità dei giocatori alla ricerca della “Metal Gear Experience Definitiva”. Magari sulla carta non sarà aperto e libero come The Phantom Pain, ma quanto meno gli sviluppatori sono al lavoro sull’espandere a modo una delle avventure più intriganti e belle da giocare e rigiocare dell’epoca PS2.