Malgrado il revival dei samurai nel panorama videoludico odierno, non ci sono molte esperienze che ricreano i loro storici duelli immortalati dal filone del cinema chambara, i film di cappa e spada nipponici. Die by the Blade mira ad occupare tale nicchia con una struttura di combattimento a colpo singolo che utilizza un sistema di stili ispirato a Nioh, e si ispira non poco all’impostazione dei due Bushido Blade. È difficile consigliare un gioco del genere a quanti si sono lasciati scoraggiare da titoli hardcore come Sekiro, For Honor e il già citato Nioh. Tuttavia, Grindstone vuole puntare sull’unicità della sua proposta, che potrebbe rivelarsi intrigante.
Die by the Blade: non ho nulla da dire a ribelli e fuorilegge
Il cuore pulsante di Die by the Blade è costituito dai duelli uno contro uno contro avversari umani o controllati dalla IA, mentre le modalità sono suddivise tra Offline, Online e Giocatore Singolo. Nessuna delle alternative Versus o Torneo ha una storia o una progressione di cui parlare, ma offre esattamente ciò che descrive: contese testa a testa, una di seguito all’altra. Vincendo gli incontri contro gli altri spadaccini si ottengono XP e valuta, ma ho trovato l’assortimento di ricompense e contenuti sbloccabili piuttosto arido, incapace di riuscire a stuzzicare l’appetito o di offrire una progressione soddisfacente. La modalità Giocatore Singolo non è tanto più entusiasmante rispetto a duellare Offline e Online, con appena un tutorial, una pratica e una serie di sfide ridotte all’osso. Ero piuttosto entusiasta quando ho sbloccato queste ultime, ma, ahimé, una volta disponibili, mi sono reso conto che si trattava di una successione di incontri all’ultimo sangue e basta. Non ci sono “sfide” nel vero senso della parola, né scenari o modi diversi di affrontare i contenuti di Die by the Blade: ogni modalità non sono altro che le stesse, identiche battaglie uno contro uno raggiungibili da un menu differente. L’unico scampolo di varietà presente nel gioco sono gli oggetti cosmetici che si possono acquistare con la valuta ottenuta dai duelli. Per vincere questi ultimi, sono necessari riflessi pronti e concentrazione da samurai. Poiché le meccaniche sono esigue, padroneggiare le stesse dovrebbe risultare immediato, ma purtroppo anche le posture sono difficili da gestire e gli attacchi combinati vengono interrotti qualora decidessimo di adoperare un cambio di stile per disorientare il nemico, danneggiando di conseguenza la fluidità del combattimento. Se non altro, ogni tipo di arma ha le sue combo specifiche, ma memorizzare tutte le loro tempistiche quasi incomprensibili è un’impresa ancora più ardua che riuscire a divertirsi con questo gioco.
Conclusioni
Il complimento migliore che posso muovere a Die by the Blade è che si tratta di un buon potenziale sprecato. Le meccaniche di base possono rivelarsi efficaci a sprazzi, ma il frustrante sistema di combo e la mancanza di una progressione interessante e di modalità di gioco significative non consentono loro di sostenere l’intera produzione.
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