Ve lo confesso, prima di averlo tra le mani non conoscevo il brand di Megaton Musashi, perciò ho dovuto documentarmi prima di mettere mano al pad. Il videogame originale era stato annunciato nel 2016 e la release fissata per la fine del 2017, ma una serie di non meglio specificati problemi e ritardi lo hanno fatto esordire nel 2021. Pur vantando alla regia Akihiro Hino (già director di Dragon Quest VIII e IX, e diversi episodi di Professor Layton, Inazuma Eleven e Yo-Kai Watch), in patria il titolo non ha riscosso il successo sperato. Insieme alla release del primo videogame, è arrivato anche un adattamento animato. Appena un anno dopo l’uscita in patria (era il 2022), Level-5 aveva già pronto un seguito, stavolta free-to-play: Megaton Musashi X. Previsto a dicembre, il titolo ha poi subito un leggerissimo ritardo per far coincidere la data di uscita con quella del debutto della seconda stagione dell’anime, che da noi è stato reso disponibile per intero su Crunchyroll. Wired (che comprende i contenuti sia del Megaton Musashi originale che di X) rappresenta insomma un tentativo di rilanciare a livello mondiale un brand che ha sostanzialmente floppato in patria, ma francamente ci risulta difficile immaginare che il risultato sarà poi molto diverso da quello incassato in patria.
Un Armored Core in salsa anime
A essere sinceri, però, gli unici punti in comune tra il gioco di FromSoftware e questo sono: il passaporto, la presenza di robottoni, le possibilità di personalizzazione dei mech. Punto. Finito. La trama di Wired è quanto di più anime shonen possa esistere. Alle soglie del 23esimo secolo, l’umanità è sull’orlo dell’estinzione. La causa è l’attacco dei Draktor, un impero alieno deciso a trasformare la terra per i propri scopi. Lo 0,01% di esseri umani superstiti vive, immemore della catastrofe, in una città fittizia che i Draktor hanno deciso di risparmiare temporaneamente. Sebbene ci venga lasciato intendere che solo una ristretta cerchia di persone sia al corrente della verità, ad appena due ore dall’inizio dell’avventura ci verrà da domandarci se non fossimo noi gli unici idioti ignari della situazione. A tal proposito, a noi tocca interpretare Yamato Ichidaiji, testa calda delle scuole superiori che non perde occasione per mettersi nei guai. La nostra abilità con un particolare videogioco e il nostro temperamento, ci varranno un “colloquio” con le forze di resistenza contro gli alieni. Insieme a noi, verrà assoldato anche il nostro rivale, tale Ryugo Hijikata. Con lui e altri, verremo messi a bordo dei rogue, robot dalle sembianze umanoidi costruiti per difendere la terra dagli attacchi alieni.
È tutto un immenso tutorial
Il gioco si divide, sostanzialmente, in tre ‘sezioni’ distinte. Oltre i combattimenti a bordo dei robot (la parte davvero interessante) bisogna tener conto di una estesissima componente gestionale/RPG e di una tediosa fase di esplorazione, utile a farci familiarizzare con città e abitanti durante alcune secondarie e a nient’altro. Se siete qui per un po’ di azione a bordo dei robottoni giganti, bisognerà avere davvero tanta pazienza. Nelle prime ore, il gioco sarà molto più impegnato nel lanciarci addosso schermate tutorial una dietro l’altra, con spiegazioni vaghe di meccaniche pur complesse nella teoria. Paradossale che possa sembrare, sono i combattimenti la parte più facile da gestire. Le missioni sono pressoché tutte identiche tra loro. Una volta giunti sul campo di battaglia, bisognerà far piazza pulita dei nemici che sorvegliano un’area prima di poter accedere alla successiva. Giunti al termine del percorso, troveremo ad attenderci un boss, spesso semplicemente un Draktor di classe superiore. Rispetto ad altri action di stampo simile, Megaton Musashi Wired non sembra mettere mai davvero in difficoltà il giocatore, se non forse verso le battute finali. Fin da subito, infatti, potremo portare in battaglia tre armi da mischia e tre bocche da fuoco oltre a tre (ma fino a quattro) mosse speciali e all’abilità Kakugo (distinta in tre tipologie). C’è di buono, ed è forse questo, secondo la mia sensibilità, il vero punto forte, che almeno in battaglia il tutto diventa estremamente intuitivo (a patto di avere in CV almeno un paio di altri action e looter all’attivo). Se così non fosse, la gestione di elementi a schermo risulterebbe assai difficoltosa dato che, oltre che agli avversari, spesso capita di dover prestare attenzione agli alleati che decidono sia proprio un buon momento per dialogare, tra l’altro comparendo a schermo e occupando parte del campo visivo. Sul campo di battaglia, e non solo, otterremo armi e risorse utili a potenziare il nostro mech. Parti personalizzate, gambe più potenti e dai colori stravaganti o materiali grezzi da dare a chi di dovere perché ci produca una bocca da fuoco più forte o un chip che potenzi le nostre prestazioni. Nella parte gestionale, vi renderete conto, la quantità di informazioni da tenere a mente è soverchiante. La poca chiarezza di alcune istruzioni (supponiamo anche per via di una localizzazione non perfetta) ci lascerà in balia del nostro intuito. Ad aiutarci, per fortuna, un sistema di classificazione per rango che ci permette di identificare facilmente le armi comuni, rare, epiche e leggendarie. Per trattare tutti gli elementi che Level-5 ha inserito in questo gioco, probabilmente non basterebbe l’intero numero di V che state sfogliando.
Conclusioni
Il titolo si rivolge a una nicchia ben precisa. Amate l’animazione giapponese, le storie sopra le righe e i robottoni? Non resterete delusi (c’è anche qualche strizzatina d’occhio a Go Nagai). Preferite qualcosa di più serio e con una componente gestionale meno complessa? State alla larga da Musashi, lo trovereste inutilmente complicato.
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