Chi è avvezzo al circuito festivaliero del cinema fantastico sicuramente si ricorderà di quel piccolo ma onestissimo lavoro pieno di passione che è stato T is for Turbo. Era il 2011 e l’anno successivo sarebbe stato incluso nell’antologico ABCs of Death. Passarono altri tre anni, prima che divenisse quello che oggi conosciamo come Turbo Kid, il Mad Max su BMX. In un retro futuro datato 1997, il mondo è stato devastato dalle radiazioni. Un ragazzino a bordo della sua bicicletta incontra Apple, simpatica e stordita cyborg, con cui farà subito amicizia. Di lì a poco, il Kid diventerà Turbo Kid grazie al ritrovamento fortuito del power glove, precedentemente in possesso del suo tanto adorato eroe. Guanto potentissimo che spara cannonate laser in grado di eliminare i punk à la Ken il Guerriero che popolano le Lande Desolate. Per una serie di sfortune, una più grossa dell’altra, i due finiscono per attirare le ire di Zeus (Michael Ironside), il megaboss delle Wasteland, quello che estrae l’acqua dai corpi umani triturandoli in un macchinario impossibile. Inevitabile lo scontro finale con lui e il suo perfido sgherro dalle seghe rotanti: Skeletron. Come avrete capito, il film è un omaggio a tante cose e tutte bellissime. Tra le altre, usa lo stesso tema principale di Rad (1986).
Turbo Kid: un sequel di tutto rispetto
Il gioco riprende proprio da dove avevamo lasciato Turbo Kid e Apple, entrambi personaggi selezionabili ma con due esperienze videoludiche differenti. Ci sono le Wasteland esattamente come le ricordavamo, solo in pixel art, con una miriade di segreti da scoprire. Ci sono zone mai viste prima, piene zeppe di personaggi pittoreschi. Tra nuovi e vecchi amici, e tanto, tantissimo sano gore, i fan del film non rimarranno di certo delusi. Se c’è una cosa che riesce bene a questo sequel è quello di rispettare appieno il materiale originale. Turbo Kid (il gioco) è un classico Metroidvania ultragore che ha dalla sua una magnifica BMX evocabile a piacimento grazie a un chip installato nel Power Glove. Immaginate un Paper Boy col cannone di Mega Man. La bicicletta non è un mero sfizio estetico. Anche se girovagare per le Wasteland col vento tossico tra i capelli è un’esperienza assolutamente piacevole, la BMX è integrata perfettamente nel suo mondo, dove le sequenze platform si fanno pedalando a tutta velocità per schizzare più in alto possibile grazie a rampe (naturali e non) sparse in punti strategici di questo micro universo.
BMX Maniacs
Outerminds Inc. la sa lunga sui giochi retro, e infatti uno degli extra più belli di questo metroidvania esula totalmente dal genere, riportandoci ai tempi di Motocross Maniacs e compagnia. Girovagando tra una zona e l’altra, alla ricerca di quattro potenziamenti arma per il guanto, con lo scopo di lasciare la baracca in cui ci troviamo e tentare la fortuna altrove, troveremo diverse e gustosissime corse a tempo, e, rullo di tamburi, gare di trick. Ebbene, sì. Quando ci si libra in cielo a bordo della BMX, grazie alla pressione dei tasti direzionali, Turbo Kid si lancia in una serie di trick fenomenali. Concatenandoli senza sfracellarsi al suolo si otterrà un punteggio proporzionalmente più alto. In un genere consolidato e saturo come quello del Metroidvania, sono proprio queste piccole cose che elevano un titolo dalla mediocrità. E infatti, quello che fa, Turbo Kid lo fa bene. C’è una cura nel dettaglio che trasuda passione dove persino la colonna sonora rimanda e riprende quella del film originale.
Turbo Kid: quanti segreti per uno che spara così forte
Turbo Kid è tosto quanto basta, ma mai punitivo. Oltre al cannone potrete fare affidamento al caro e vecchio machete, indispensabile per completare alcune missioni dove avrete una mano impegnata nel trasporto di vari oggetti. Nella più classica delle tradizioni, ci sono una miriade di collezionabili da scoprire. Se da una parte è assolutamente gratificante trovare il modo di combinare armi e abilità con incredibili balzi di bicicletta per raggiungere l’oggettino luminoso, dall’altra, è proprio il momento in cui il titolo Canadese scivola ma senza farsi male. I secret sono tanti, forse troppi e per la maggior parte non servono a un granché. Pagine e pagine di fumetti e curiosità che contribuiscono (anche troppo) a una lore già ampiamente consolidata. Più onesti e ben voluti invece, i secret che forniscono upgrade alle abilità e i mezzi cuori che ampliano la vita.
Conclusioni
Turbo Kid è uno splendido “bicivania”, sviluppato con tanta passione per l’opera originale e totale rispetto per il genere videoludico a cui appartiene. Un titolo che farà contenti sia i fan del film che coloro che si approcciano a queste Lande Desolate per la prima volta.
Leggilo gratis in versione impaginata e sfogliabile sul numero 1 di V – il mensile di critica videoludica