Con i recenti survival che hanno affollato il mercato, a volte è bello contemplare uno splendido paesaggio e concedersi un po’ di relax. Lightyear Frontier di Frame Break e Amplifier Studios non si orienta verso un approccio violento, a dispetto della presenza di giganteschi mech antropomorfi: la premessa invece è di carattere agreste, poiché il nostro compito è di riportare un pianeta arido alla sua precedente bellezza mediante una tecnologia relativamente pulita. L’esile trama ci vede in viaggio tra le stelle finché non ci schiantiamo su un mondo sconosciuto, dove dovremo attrezzarci per la sopravvivenza con l’unico ausilio della nostra intelligenza artificiale personale, PIP-3R, che ci aiuterà a svolgere al meglio ogni compito e a svelare i segreti della fallimentare Iniziativa Lightyear.
Lightyear Frontier: gran brutta caduta laggiù
Senza fare spoiler, il misterioso caveau alieno in cui ci imbattiamo dopo poco funge più che altro da cornice per qualcosa che verrà, chiudendo l’attuale storia in sospeso, ma al momento l’accesso anticipato si limita a suggerire contenuti che ancora non ci sono. Per il resto, essere bloccati su un pianeta che sta lentamente soccombendo a un’infestazione aliena non è mai stato tanto piacevole. Le intriganti forme di vita vivono la loro giornata, sonnecchiando serene quando cala la notte; lo stile estetico variopinto nasconde una visione fantascientifica positiva, senza risultare troppo sdolcinato o cartoonesco; e la musica è rilassante al punto giusto. È l’atmosfera perfetta per rilassarsi e costruire lentamente la propria fattoria. Le prestazioni sono piuttosto buone, anche con le impostazioni al massimo, illuminazione ambientale ed effetti atmosferici attivi. C’è anche una tangibile sensazione di pura libertà, dato che si può esplorare quasi ogni area dopo aver allestito il proprio accampamento rudimentale, gli appezzamenti e le coltivazioni. Il ciclo ludico consiste nell’avventurarsi in una regione e ripulirla eliminando le erbacce con l’Aspiracolture o lavando via la melma rossa con il tubo di irrigazione. Una volta che una regione è stata completamente purificata, scoprirete nuovi materiali per alimentare nuove ricette, colture, risorse e potenziamenti per gli strumenti del vostro mech. Andremo anche a caccia di artefatti alieni, che qualche volta richiedono di saltare tra varie piattaforme al di fuori del nostro mech, un piccolo diversivo dalla routine che, in breve, diventa un po’ troppo ripetitiva, vuoi per l’assenza di veri e propri pericoli che di un modo per spostarsi più velocemente da una zona all’altra.
Conclusioni
La premessa generale del gioco rappresenta una solida base su cui costruire una propria identità, malgrado necessiti di svariate rifiniture. La splendida presentazione lo rende un gradevole passatempo, nell’attesa che tutte le altre meccaniche vengano sistemate a puntino.
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