Le avventure narrative, spesso definite come “simulatori di passeggiata” (walking simulator), rappresentano una parte cospicua dei titoli pubblicati dai team più piccoli, e di frequente tralasciano il comparto ludico vero e proprio per concentrarsi sull’impatto visivo e su dialoghi emotivamente coinvolgenti. Anche se può essere lacunoso in termini di meccaniche, un walking sim ben costruito entra volentieri nella mia lista annuale di giochi preferiti. Open Roads è l’ultimo arrivato in questo genere, dunque era mio dovere quasi morale accertarmi del suo potenziale: chissà, magari sarebbe stato in grado di scalzare dal podio personale altre gemme del genere come The Vanishing of Ethan Carter, Firewatch e Kentucky Route Zero.
Open Roads: non fa paura come credevo
Open Roads racconta la storia di Tess e Opal Devine, interpretate da Kaitlyn Dever e Keri Russell. Il loro rapporto madre-figlia è teso ma affettuoso, il tipo di legame che si forma specificamente a causa di un trauma condiviso, ma purtroppo questo evento viene esplorato solo in maniera superficiale. Ho trovato difficile relazionarmi con i personaggi basandomi solo sul contenuto della storia, e l’esperienza ne soffre a causa del suo focus così ristretto. I cenni nostalgici nascosti fra i dialoghi sono apprezzabili, ma per tutto il tempo ho desiderato ardentemente che Open Roads mi offrisse il modo di scavare più a fondo: nel rapporto tra Opal e Tess, nelle loro famiglie e nelle loro vite in generale. Quando sono giunto al termine del racconto, circa un paio d’ore più tardi, buona parte del potenziale tematico è rimasto inespresso. Inoltre, lo svolgimento è di una prevedibilità sconcertante, i colpi di scena sono pochi e tutti intuibili con largo anticipo. La sceneggiatura è funzionale, ma fa ben poco per distinguersi: serve al suo scopo, ma non riesce a generare qualsivoglia risonanza emotiva. Sono un giocatore meticoloso e ben disposto ad analizzare a fondo ogni cosa, ma ho perso questa abitudine mentre giocavo perché, di fatto, non c’era nulla di avvincente a cui dedicare la mia attenzione. Le interazioni tra Opal e Tess sembrano rigide e scollegate, anche se gli SMS dell’epoca dei telefoni cellulari mi hanno fatto sorridere. Kaitlyn Dever non è nuova ai videogiochi e se l’è cavata abbastanza bene con il contenuto che le è stato dato, mentre Keri Russell soffre un po’ del fenomeno dell’attrice prestata alla sala di doppiaggio.
Diciamo che… non è andata proprio così
Dal punto di vista artistico, Open Roads è incantevole. Le ambientazioni sono ben realizzate e contengono una quantità impressionante di dettagli. Raccogliere e guardare gli oggetti ha spesso uno scarso scopo meccanico, ma i modelli sono realistici e confezionati con estrema cura. Le conversazioni si pongono in netto contrasto e appaiono come illustrazioni bidimensionali leggermente animate, un effetto reminiscente delle vecchie serie della Hanna & Barbera realizzate in economia, che però possiede un certo fascino. Come per la storia, l’esplorazione ambientale, ossia la parte giocabile vera e propria, è assolutamente lineare: alcuni ritrovamenti possono innescare conversazioni secondarie che aggiungono un po’ di colore alla storia, ma qualche diramazione aggiuntiva avrebbe giovato all’immersività. Il senso di progressione è confinato alla raccolta di oggetti chiave posizionati a pochi metri dai varchi che è necessario sbloccare e, se tale scelta scongiura la proverbiale ricerca dell’ago in un pagliaio che caratterizzava le avventure grafiche tradizionali, di contro limita parecchio il coinvolgimento nel mondo in cui si muovono, e nelle vicende che riguardano, le due donne. La narrazione complessiva tocca alcuni temi di un certo spessore, c’è una discreta quantità di intrighi, molti dialoghi ben fatti, alcuni personaggi interessanti e tanta passione. Tuttavia, la maggior parte dei contenuti non è all’altezza della situazione o viene interrotto troppo presto, rendendo l’esperienza un po’ carente sotto molteplici punti di vista. Malgrado il gioco parli di un viaggio in macchina tra madre e figlia che tentano di recuperare un rapporto non proprio idilliaco, gli argomenti affrontati non si spingono mai troppo in là e la loro relazione rimane sugli stessi binari dai quali era partita, forse leggermente alterati, piuttosto che venire sviscerata, rettificata e approfondita in modo significativo. Ciononostante, il gameplay svolge il suo compito principale, ossia spingere il giocatore verso la scena e la conversazione successiva tra Tess e Opal, con il giusto ritmo. Se non altro, le interpretazioni sono degne di nota e le fasi principali della narrazione rimangono avvincenti. Forse non riuscirà a coinvolgerli come altri suoi simili, tra i quali annovero anche Tacoma e Gone Home, sempre di Fullbright, ma i fan del genere potrebbero trovare comunque piacevole il viaggio di Open Roads, a scapito di tutte le sue innegabili lacune.
Conclusioni
Open Roads è un titolo che fa dei contrasti il suo punto di forza migliore e, al contempo, il suo peggior difetto. I passaggi importanti della storia vengono smorzati da dettagli inutilmente forzati e melodrammatici, mentre il gameplay basilare è un passo indietro rispetto ad altri suoi analoghi, facendolo sembrare più datato di quanto non sia. Gli estimatori accaniti potrebbero comunque apprezzare il viaggio, tutti gli altri farebbero meglio a rivolgersi altrove.
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