Il marchio TopSpin porta con sé un bagaglio storico e culturale impressionante. Tutti i videogiocatori con qualche anno sulle spalle sanno bene quanto il brand abbia saputo rivestire un ruolo fondamentale nell’economia del medium nei primi anni del nuovo millennio, anche considerando il successo e il seguito sempre crescente dietro allo sport in questione. 2K, all’epoca, ha saputo fare centro, ha saputo creare un’ecosistema funzionale e appagante, capace di catturare l’attenzione su di sé anche dei meno avvezzi con il mondo delle racchette, fino ad ottenere una sorta di monopolio nel genere, che ha trovato il suo culmine con TopSpin 2K25!
Con gli anni, però, il successo del marchio TopSpin è andato man mano sempre più scemando, tanto da spingere la compagnia a mettere in standby la produzione a temo indeterminato. Per la gioia degli appassionati, però, 2K ha deciso di rispolverare il prodotto, affidandolo alle mani del team Hangar 13, già a lavoro su Mafia III. La missione del team di sviluppo non è per nulla facile: dopo un lungo periodo d’assenza, TopSpin può inserirsi con merito nel mondo dei simulatori sportivi? La risposta è complessa, perché qualche ottimo sprazzo creativo c’è e, soprattutto, considerando la totale assenza di concorrenza fa già bene vedere il grande tennis tornare sugli schermi videoludici, ma è anche abbastanza evidente quanto la produzione sembra avere qualche limite di troppo, che rende il progetto un po’ troppo acerbo e, permetteteci il termine, incompleto.
TopSpin 2k25 non brilla nelle modalità di gioco
Il primo grande “problema” di TopSpin 2K25 è quello dell’offerta contenutistica. Tenendo un po’ anche fede a quello che è l’idea originaria alla base della serie, infatti, il titolo di Hangar 13 si presenta i nastri di partenza della stagione videoludica con una veste un po’ troppo scarna, soprattutto in single player. Tralasciando la modalità cardine, la MyCareer di cui parleremo più approfonditamente in seguito, l’offerta single player di TopSpin 2K25 si limita alla disponibilità di Match veloci e la corposa modalità allenamento. I match possono essere affrontati 1vs1 tra giocatore e giocatore o giocatore e IA, così come i doppi 2vs2, anche se dobbiamo ammettere che con più giocatori su schermo gli incontri ci sono risultati un po’ troppo caotici. Per ogni incontro è possibile scegliere liberamente l’arena e la tipologia di superficie, così come è possibile selezionare in maniera più o meno libera le regole e la lunghezza del match, attraverso un sistema di gioco scalabile e personalizzabile, nel tentativo di dare al giocatore una maggior libertà possibile nella scelta dei match.
Proprio tornando a parlare di match e modalità di gioco, un tassello fondamentale dell’esperienza di gioco è la modalità allenamento, che prende il nome di TopSpin Academy. Considerando i tanti comandi di gioco e le numerose dinamiche relative al modo di colpire la palla, è doveroso sottolineare che bisogna dedicare all’Academy un bel po’ del vostro tempo per poter familiarizzare al meglio con il titolo. TopSpin 2K25 è infatti ricco di comandi e dinamiche molto variegate e l’allenamento, così come nel tennis vero, è l’unico modo di migliorare. L’Academy è strutturata su tre diversi livelli di allenamenti di difficoltà crescente che servono proprio a rendere più chiare tutte le varie dinamiche ludiche del gioco. Il sistema funziona, ricorda un po’ il 2KU di NBA 2K, e siamo convinti che sia veramente un pezzo importante dell’esperienza di gioco. L’offerta single player si esaurisce, fondamentalmente, qui. È proprio questo che ci ha un po’ deluso, ossia la mancanza di una valida alternativa alla Carriera che non sono siano i match online. Per quanto riguarda l’online, invece, l’offerta contenutistica include: Tour Mondiale (giocare tornei utilizzando il proprio MyPlayer), Esibizione Online (match singoli da affrontare con MyPlayer o giocatori reali) e Tour 2K (incontri classificato con giocatori pro). Considerando il fatto che abbiamo provato il gioco in anteprima e, dunque, con un’ovvia frequenza minore sui server di gioco non possiamo avere un quadro ben delineato dell’opera in tal senso, ma nel complesso il tutto sembra funzionare abbastanza bene, senza grossi problemi di sorta, anche se la situazione dei server andrà analizzata più a fondo, magari con l’arrivo di tutti i giocatori.
Una carriera potenzialmente interessante, ma…
Tornando alla modalità MyCareer, il cardine dell’esperienza di gioco, dobbiamo ammettere che, anche in questo caso, le nostre opinioni al riguardo sono un po’ contrastanti. L’esperienza di gioco si presenta, sulla carta, ricca di cose da gestire e a cui prendere parte ma, alla lunga, rischia di diventare ripetitiva e poco stimolante dopo già poche ore di gioco. Dopo aver creato il proprio avatar, attraverso un editor decisamente interessante e ricco di possibilità, il giocatore viene subito catapultato nell’azione, attraverso un menù che consente, fondamentalmente, di prendere parte ad allenamenti, eventi o, ovviamente, alle gare. Grazie agli allenamenti è possibile, oltre a perfezionare le proprie skills, ottenere ricompense varie e soprattutto punti abilità che servono per aumentare le statistiche del proprio avatar. Va detto che, alla creazione, tutti i player creati hanno le statistiche a quota 30 e solo livellando è possibile aumentare le statistiche, grazie ai punti guadagnati salendo di livello. Ogni livello consente l’accesso a 5 punti e prima di spenderli è possibile osservare gli archetipi proposti del gioco per creare il proprio tennista personale. Con TopSpin 2K25 è possibile creare un tennista abile nelle risposte veloci, un asso dei servizi e, ovviamente, un “mostro” di potenza, in maniera tutto sommato libera e soddisfacente e in grado di dare una buona vastità alle build.
Oltre agli allenamenti il giocatore può prendere parte ad eventi settimanali e mensili, di natura diversa, che variano dai match classici ai doppi, sino a determinate sfide di abilità. Completandoli è possibile ottenere punti esperienza e ricompense uniche, come vestiario e oggetti cosmetici, utilissimi per puntare al torneo successivo e scalare così il ranking. Lo step “finale” di ogni settimana è proprio la scelta del torneo a cui partecipare, ma attenzione: non è sempre consigliato scendere in pista. TopSpin 2K25 prova ad inserire nel suo contesto ludico anche una componente manageriale e strategica con il livello di fatica, visualizza bile sulla home page della carriera. Se il tennista è stanco è consigliato riposare, anche a costo di saltare qualche slam, e magari dedicarsi alla ricerca di un buon agente. Gli agenti offrono punti extra e ricompense speciali dopo aver soddisfatto delle determinate richieste e sono caratterizzati da livelli di “bravura” via via sempre superiore. Fondamentalmente, però, l’esperienza di gioco si ferma qui. La scalata alla vetta del ranking è oggettivamente povera di stimoli, specialmente sul lungo andare, anche a causa di queste dinamiche che vi abbiamo elencato, che tendono a ripetersi in maniera troppo evidente. È un peccato, perché con un po’ di varietà in più avremmo potuto parlare di qualcosa di diverso, ma allo stato attuale la situazione è un po’ bloccata in un limbo qualitativo senza infamia e senza lode.
Si scende in campo!
Il core dell’esperienza di gioco, al di là delle modalità disponibili, è certamente sul campo. Una volta scesi sull’erba di Wimbledon o sulla sabbia rossa del Roland Garros il giocatore è subito chiamato a prendere dimestichezza con un discreto numero di variabili di gioco, fondamentali per rendere l’esperienza più completa e appagante possibile. Va subito detto che, per quanto funzioni bene nel complesso, il gameplay di TopSpin 2K25 ci è sembrato un po’ troppo acerbe e legnoso, sotto diversi aspetti. Ma procediamo con ordine. Il sistema di gioco si basa fortemente sui tempismi, che rappresentano il modo migliore per mettere in difficoltà i propri avversari. Colpire la palla al momento giusto, osservando bene una barra del tiro in stile NBA 2K, può dare al colpo una traiettoria più decisa e complessa da difendere, in modo tale da crearsi un vantaggio negli scambi stretti. Il colpo, inoltre, può anche essere rapido o potente, ma in questo caso bisogna prendere in considerazione che è necessario tenere a mente non soltanto il tempismo, ma anche un tempo di pressione prolungato fondamentale per rendere il colpo più violento. È un meccanismo piuttosto complesso sulle prime battute, ma possiamo garantirvi che con il passare delle ore di gioco tutto diventa più immediato, quasi naturale. In termini pratici, i colpi si dividono in cinque diverse tipologie: top spin (O), colpi piatti (X), colpi slice (quadrato), palle corte (R2) e pallonetto (triangolo), e sta al giocatore scegliere liberamente come e quando utilizzarli, in base alla situazione e, magari, alla tipologia di avversario.
Nelle intenzioni, il sistema risulta funzionale e variegato, ma è costretto a scontrarsi con un feedback dei colpi non sempre preciso e sporcato da un input lag costante che spesso rende alcuni scambi pesantemente complessi, anche più del dovuto. È un peccato perché, nel complesso, l’impianto ludico della produzione funziona pure bene, ma ci ha dato la sensazione di essere in uno stato di “lavori in corso” e non ancora pronto del tutto. È un ottimo punto di partenza, sia chiaro, anche considerando che questo TopSpin arriva dopo un lungo periodo di assenza e con il supporto giusto può migliorare sempre di più, ma bisogna comunque dare una direzione precisa e vogliamo sperare che i ragazzi di 2K e Hangar 13 abbiano intrapreso una buona strada. Anche le differenze tra i vari atleti disponibili ci hanno dato sensazioni contrastanti. Da un lato siamo felici di vedere quanto le differenze di statistiche abbiano saputo dare al gioco un buon feeling e una buona varietà, ma dall’altro non possiamo non rimanere delusi dallo scarso numero di atleti disponi che, contando anche le leggende del passato, superano di poco le due dozzine di unità.
Comparto audiovisivo: luci e ombre dagli Open
Sul piano audiovisivo, TopSpin 2K25 è caratterizzato da una duplice faccia. Se si analizzano elementi quali il comparto sonoro, il design delle arene, specialmente quelle più importanti, e in generale tutti gli elementi che fanno un po’ da contorno a quelli che sono i protagonisti principali della scena, il risultato complessivo è tutto sommato soddisfacente. Il comparto sonoro, in particolare, ha saputo restituirci un ottimo feeling con quella che è la controparte reale del tennis, con suoni convincenti (è addirittura possibile scegliere anche la tipologia di versi replicabili dopo una battuta, un colpo e cosi via) e un doppiaggio italiano tutto sommato valido che ci ha saputo accompagnare degnamente nel corso della carriera. I veri problemi del gioco, però, nascono quando si va a scavare più a fondo e si osservano da vicino i modelli poligonali degli atleti, anche di quelli più importanti. Se a un primo sguardo, infatti, essi sembrano replicati con buona cura, osservando meglio il design dei corpi si possono notare delle pesanti incertezze sotto aspetti come le proporzioni dei corpi, il design di alcuni elementi (bocca e espressioni in primis) e in generale si può notare una mole poligonale talvolta inferiori a quello che potrebbe sembrare.
Anche la gestione dell’illuminazione ci è sembrata un po’ superficiale, con alcuni terreni di gioco caratterizzati da una veste estetica piatta e troppo povera di effetti. Anche sui corpi dei giocatori, sui riflessi vari sulle divise e via dicendo, abbiamo avvertito la stessa sensazione, anche se in alcuni stadi il tutto si sente meno che in altri. Sul piano delle prestazioni, invece, al momento non ci è capitato di imbatterci in grossi problemi di sorta. Il titolo, su PS5, gira in modo accettabile, con una buona risoluzione e una discreta pulizia delle immagini unita a un frame-rate tutto sommato stabile, che si spinge non oltre i 60fps. Anche la gestione delle telecamera ci è parsa, nell’insieme, accettabile e funzionale, anche se bisogna ammettere che quando si giocano i match doppi la qualità della vita scende nettamente, con l’immagine su schermo che diventa più caotica e con la telecamera che fa più fatica a stare dietro a ciò che accade in campo. Buona, infine, la gestione dei menù e dell’interfaccia utente. TopSpin 2K25 può godere di numerose licenze ufficiali, sia di atleti (peccato però per l’assenza del nostro Sinner e di alcuni top player come Djokovic, Zverev e Rublev) e soprattutto, di eventi e sponsor vari, che rendono la parte estetica del gioco molto piacevole e curata.
TopSpin 2K25 è un buon punto di (ri)partenza per la serie. Il gioco si comporta bene sul campo, ma deve scontrarsi con un comparto tecnico un po’ indietro coi tempi e un sistema di gioco generale troppo acerbo, anche considerando le poche attività disponibili in game. È un peccato, ma per ora va anche bene così, con la speranza che il grande tennis possa tornare a essere una costante anche del mondo videoludico nei prossimi anni.