Persona 3 Portable Recensione| Non esiste amante dei JRPG nel panorama videoludico moderno che non abbia mai sentito nominare Persona. Nata originariamente nel 1996 come spin-off di Shin Megami Tensei, la serie si è rapidamente distinta per la sua personalità ed è riuscita a rubare i cuori di migliaia di giocatori. Recentemente ATLUS reso disponibile il porting di Persona 3 Portable in tutte le console moderne, e noi di VMAG abbiamo avuto l’opportunità di mettere di nuovo mano al capitolo per certi versi più importante della serie.
Molti infatti non sanno che l’aspetto odierno di Persona deve tutto al terzo capitolo, che oltre ad essere il primo in 3D è anche quello che ha introdotto gli elementi di simulazione di vita che hanno contribuito al successo della serie. Lanciamoci dunque in questo tuffo nel passato alla riscoperta di Persona 3 Portable.
Persona 3 Portable: il capitolo che ha rivoluzionato la serie
Ogni notte, esattamente a mezzanotte, la stragrande maggioranza della popolazione perde la forma umana e assume le sembianze di una bara per un’ora intera. È compito nostro e della SEES (Specialized Extracurricular Execution Squad) scoprire il misterioso motivo per cui ciò accade, eliminando le ombre sul nostro cammino. Se avete già familiarità con la serie, saprete già che la narrazione è uno dei suoi punti forti, e ciò è ancora più vero per Persona 3. Se avete apprezzato gli altri capitoli siamo sicuri che Persona 3 Portable, con la sua storia a tinte più dark rispetto ai successivi, vi catturerà sicuramente.
Persona 3 come abbiamo detto è stato il fulcro della rivoluzione della serie, dunque presenta delle scelte di gameplay un po’ datate che potrebbero disorientare i giocatori che per introdursi alla serie hanno giocato il più recente Persona 5. D’altro canto Persona 3 Portable, la versione PSP del titolo uscita successivamente, ha modificato parzialmente l’esperienza dell’opera per renderla più viabile agli utenti moderni, non è un caso che questa sia stata la versione che ha raggiunto i nostri mercati digitali.
Una peculiarità di Persona 3 Portable particolarmente apprezzata dai giocatori, e purtroppo mai più rivista nella serie almeno finora, è la possibilità di scegliere il protagonista tra due personaggi: un protagonista maschile (nonché avatar del giocatore nell’originale Persona 3) e una controparte femminile, aggiunta da questa versione. La scelta del vostro personaggio non è solamente estetica, le vostre relazioni con gli altri elementi del gruppo potranno assumere una piega completamente diversa, dunque anche chi ha già giocato alla prima versione del titolo potrà godersi una prospettiva diversa sulle vicende.
Altra novità di Persona 3 Portable è l’aggiunta di due nuove difficoltà. Oltre alle classiche tre difficoltà vediamo aggiunte l’opzione Beginner, studiata per coloro che desiderano principalmente godersi la storia, e l’opzione Maniac, ideata per i giocatori alla ricerca di un viaggio estremamente ostico. Tra le altre aggiunte notiamo anche una veste grafica rimasterizzata e un gameplay in generale più fluido. Ulteriore punto a favore di questo porting è la funzionalità di salvataggio rapido, che torna sempre comoda.
Mancanze importanti nell’esperienza
Nel trasportare il titolo su un dispositivo portatile, all’epoca Atlus ha dovuto sacrificare diversi elementi di gioco che purtroppo modificano in maniera significativa l’esperienza. Il cambiamento più importante l’ha subito sicuramente il mondo di gioco: originariamente tridimensionale ed esplorabile liberamente, in Persona 3 Portable l’esplorazione si riduce a una serie di aree viste in visuale isometrica in cui il giocatore non è libero di muovere il proprio personaggio.
L’unico modo per interagire con gli NPC è cliccarci sopra spostando il cursore, che tra l’altro non segue i movimenti del vostro mouse. Per muoverlo infatti è necessario cliccare nel punto dove lo volete far andare, per poi ri-cliccare nuovamente e interagire, oppure spostarlo con WASD. Come potete immaginare la cosa non è particolarmente comoda.
Come vi abbiamo detto in precedenza, Persona 3 Portable è la versione PSP dell’opera nonché l’ultima uscita, tuttavia l’utenza ha visto il lancio di un’ulteriore versione prima di questa: Persona 3 FES. Uscita per PlayStation 2, questa versione ha inserito alcune piccole aggiunte all’interno della storia principale e un ulteriore capitolo di gioco, della durata di circa trenta ore, che va ad espandere la storia. Per evitare di fare spoiler, non vi diremo nulla di suddetto capitolo, vi basti sapere che molti giocatori l’hanno apprezzato e ritengono che senza di esso l’esperienza subisca una severa perdita.
Perché vi diciamo questo? Perché purtroppo in Persona 3 Portable il contenuto di FES non è stato introdotto. Questo porting per i dispositivi moderni rappresentava l’occasione perfetta per completare l’esperienza, soprattutto visto che non ci sono più i limiti tecnici presenti nel 2009 (anno d’uscita di Persona 3 Portable). Sembra però che sotto questo punto di vista rimarremo a mani vuote.
Un sistema di combattimento svecchiato
Anche il sistema di combattimento è stato sottoposto a qualche piccola modifica, che non va a modificare eccessivamente l’esperienza di gioco e al contempo la rende più accessibile. La scelta che abbiamo apprezzato più di tutti è stata sicuramente l’implementazione della possibilità di controllare manualmente i membri del nostro party.
Nell’originale Persona 3 infatti il giocatore aveva la possibilità di guidare esclusivamente le azioni del protagonista, mentre gli altri membri del gruppo agivano guidati dall’intelligenza artificiale. L’unica cosa che il giocatore poteva fare era impartire un comando generale per dargli una direzione sulle azioni da intraprendere (ad esempio ordinando a un personaggio di curare esso si concentra quasi esclusivamente sulle abilità/oggetti curativi, tralasciando gli attacchi verso il nemico).
Lasciare tutto nelle mani dell’IA spesso portava a situazioni scomode e particolarmente frustranti per il giocatore, che poteva ritrovarsi sconfitto a causa delle scelte poco brillanti dei suoi compagni di gruppo. Fornire all’utente la scelta di controllare tutti i personaggi manualmente, senza però andare a eliminare la possibilità di farli controllare dall’IA per coloro che desiderano un’esperienza più simile all’originale, è senza alcun dubbio una scelta vincente.
Prima di chiudere questa sezione, volevamo spendere due parole sul Tartaro, il dungeon principale dell’opera. Purtroppo non ha superato bene la prova del tempo, infatti non ci vorrà molto prima che inizi a risultarvi lento e ripetitivo. Ovviamente essendo il punto focale del gameplay non era possibile metterci mano senza stravolgere completamente il titolo, fatto sta che al lungo andare inizierà a risultare tedioso per buona parte dei giocatori.
Persona 3 è il capitolo che ha rivoluzionato la serie e tutti gli amanti dei JRPG dovrebbero provarlo. Persona 3 Portable, versione strutturata per girare su PSP, è un ottimo modo per i nuovi utenti di approcciarsi al titolo, sebbene vengano sacrificati diversi elementi importanti. Tutte le migliorie apportate dal porting come l’introduzione di una protagonista, le nuove difficoltà aggiunte, la svecchiata al sistema di combattimento e tutte le altre aggiunte di quality of life lo rendono senza dubbio più adatto al mercato moderno. Si sente comunque la mancanza di elementi quali l’esplorazione della mappa 3D, qui resa più simile all’esplorazione di una visual novel, e i contenuti di Persona 3 FES, che non sono stati integrati.
La storia di questo titolo, con sfumature più dark rispetto ai successori, saprà sicuramente catturarvi. Il Tartaro, dungeon principale dell’opera, non è invece sopravvissuto alla prova del tempo così bene, e per molti giocatori a lungo andare potrebbe risultare tedioso e ripetitivo. In conclusione noi vi consigliamo di mettere mano a Persona 3 Portable, sia che siate fan della saga o semplicemente dei giocatori curiosi, se ancora non avete avuto occasione di farvi catturare da questa serie questo è il momento giusto.
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