Adventure Time: Finn & Jake Investigations: la recensione di VMAG

Che ore sono? L’ora dell’investigazione! No, aspettate… qualcosa non torna! Dovrebbe essere un’avventura, non un’investigazione! Ho capito, si tratta ovviamente di un’avventura grafica. Quarto videogame ispirato alla fortunata serie di cartoon Adventure Time, Adventure Time: Finn & Jake Detective è anche il primo a finire nelle mani dello staff di Vicious Cycle Software, un gruppo di sviluppo minore noto prevalentemente per il divertente quanto tremendo Eat Lead: The Return of Matt Hazard. Il nuovo approccio è sicuramente evidente, soprattutto perché è l’unico dei quattro a invadere la terza dimensione per meglio emulare le atmosfere del cartoon, ma può bastare la mimesi grafica a garantire un buon videogame?

Per chi fosse completamente a digiuno di cultura pop, Adventure Time è uno show televisivo atipico; chiaramente indirizzato a un pubblico giovane, il cartone animato nasconde in sé una serie di tematiche assolutamente inadatte ai pre-adolescenti, tematiche spesso inserite neppure in maniera troppo velata! Morte, sessualità, estinzione, nessun argomento è troppo taboo per essere avvicinato con nonchalance dagli autori, i quali dettano le regole del loro mondo sin dalla prima, folle, puntata in cui i due protagonisti cercano di nascondere a un popolo di caramelle antropomorfe l’approssimarsi di un’orda di zombi. La parte folle consiste nel fatto cerchino di nascondere il tutto perché la civiltà zuccherina ha il difetto di esplodere non appena viene presa dal panico. Il mix di temi cupi tinteggiati di color pastello e la presenza di grandi artisti quali animatori occasionali hanno fatto si che la popolarità del prodotto si estendesse ben fuori dal target di riferimento, cosa ulteriormente confermata dalla massiccia produzione di marketing laterale indirizzata ai più grandi. Il riuscire a creare un videogame che sia adatto ad ambo le demografiche interessate al cartone pare un’impresa impossibile… infatti i Vivious hanno abbandonato del tutto l’idea per focalizzarsi su un gameplay semplice e immediato, evidentemente direzionato ai neofiti.

Una stanza segreta nascosta in una camera da letto, dentro una persona legata a testa in giù che pare divertirsi... abc del kinbaku.
Una stanza segreta nascosta in una camera da letto, dentro una persona legata a testa in giù che pare divertirsi… abc del kinbaku.

Giudicare un videogame per l’infanzia è sempre difficile, non si sa mai se certe scelte siano da considerarsi errori o intenzionali, ma una cosa va assolutamente riconosciuta a Finn&Jake: le atmosfere sono rese alla perfezione. I precedenti titoli di questa licenza, essendo in 2D, erano certamente svantaggiati nel riproporre un’esperienza genuinamente similare a quella del materiale d’origine, ma la fedeltà nella trasposizione va ben oltre le mere scelte grafiche ed estetiche. Liberamente ispirato alla sesta stagione, questo ultimo gioco riesce a mantenere e riproporre quello humor tetro che poco si presta alle giovani menti (che spero bene non riescano a cogliere certe sfumature ai limiti dell’orrore), il tutto accompagnato da una ricostruzione appagante della terra di Ooo e dei suoi abitanti. Un fan della serie si troverà certamente a suo agio nel navigare le mappe e a scoprire gli inediti segreti dei personaggi che ha sempre creduto di conoscere, tutti gli altri sapranno ugualmente apprezzarne colori e vivacità caratterizzati da una serie di dettagli che forniscono spessore all’esplorazione.

Come sappiamo, però, un libro non si giudica dalla copertina e, una volta superata la componente fan-service, sono pochi i complimenti che possono essere spesi per descrivere questo espediente videoludico. Accettando quale dogma la scelta, da me poco supportata, di adottare i meccanismi dell’avventura grafica, ci si trova davanti a un videogame che fa di tutto per essere accessibile e semplice, ma che troppo spesso si dimentica del significato di quelle parole. I comandi, nello specifico, sono malamente introdotti nonostante i numerosi e superflui tutorial; difficilmente si possono considerare intuitivi se visti nell’ottica fanciullesca di un bambino, bambino che, quasi sicuramente, non andrà a vedersi la mappatura dei controlli né sul manuale né nei menù delle opzioni. Oltrepassato lo scoglio tecnico il gioco è lineare, basta recuperare qualsiasi oggetto che offra il comando contestuale adeguato per proseguire nell’avventura senza troppi intoppi, ma difficilmente ci si trova motivati a proseguire l’esperienza. Sia la trama principale che quelle minori sembrano estrapolate dalle peggiori puntate riempitive della serie animata, sono di una noia ai limiti del sopore, soprattutto quando si incontrano personaggi contraddistinti da una dialettica estenuantemente lenta e non sia possibile saltare i dialoghi.

Come dicevo, non necessariamente le idee passate dalla narrativa sono adatte ai bambini.
Come dicevo, non necessariamente le idee passate dalla narrativa sono adatte ai bambini.

Per evitare che i giocatori crollino tra le braccia del signore dei sogni, le fasi di investigazione sono occasionalmente alternate da incontri di combattimento in cui Finn e Jake collaborano per sconfiggere orde di guerrieri generici e ripetitivi. In puro stile gioco di ruolo, i due si ritrovano trincerati in un’arena circolare priva di ostacoli in compagnia di una manciata di minacciosi nemici liquidabili in pochi colpi. I comandi di parata e schivata reagiscono con un ritardo tale da essere inutilizzabili, ma per portare a casa la vittoria è sufficiente pigiare alla follia il pulsante d’attacco, tartassando gli sventurati bot fintanto che si ha accesso ai poderosi quanto frequenti potenziamenti. Che siano i due protagonisti a unire le proprie forze in un letale assalto o che si sblocchino i poteri latenti della propria spada, l’ostacolo avversario viene presto liquidato con scarso appagamento personale e si è pronti a ritornare alle insipide tematiche dell’intreccio narrativo.

Adventure Time: Finn & Jake Detective non è neppure esente da bug e difetti di programmazione. Numerose volte ho notato la presenza di poligoni instabili negli angoli più remoti dello schermo, ma ho dato scarso peso a questi problemi fintanto non mi sono trovato a dover riavviare il gioco per recuperare una telecamera che, incapace di seguire la transizione tra gli ambienti, era completamente impazzita dissociandosi da qualsiasi logica di risposta al controller. Anche in questo caso mi sono ripetuto il difetto possa essere giustificabile in quanto l’opera è diretta ai piccoli (argomentazione sciocca, ovviamente), altri titoli dalle similari finalità sono stati caratterizzati da qualche problema tecnico, ma qui abbiamo a che fare con un’avventura punta-e-clicca, un genere su binari accompagnato da una libertà di gioco pressoché nulla, qualsiasi errori pesa grandemente su un titolo di così semplice realizzazione.

Le tecniche usate durante i combattimenti riprendono magnificamente il cartone. Peccato per i combattimenti in sé.
Le tecniche usate durante i combattimenti riprendono magnificamente il cartone. Peccato per i combattimenti in sé.

Nel cercare di valutare il gioco, lo avrete capito, mi ripeto “per bambini” quale fosse un mantra, come potesse effettivamente giustificare un prodotto mediocre, quindi realizzo che vi sono parecchi giochi per l’infanzia che hanno dimostrato di essere più che dignitosi. La LEGO ormai campa quasi esclusivamente dei videogame tratti dai suoi blocchi di costruzioni, ma anche andando a esplorare epoche più remote si ritrovano perle quali Pajama Sam e qualsiasi altro lavoro di Humongous Entertainment, azienda videoludica nota per i suoi titoli dedicati all’educazione dei nuovi videogiocatori. Adventure Time: Finn & Jake Detective non è tremendo, sia chiaro, ma è insignificante e superfluo. I programmatori sono riusciti ad azzeccare tematiche e atmosfere presenti nella serie animata, ma da li non hanno avuto le capacità o i mezzi per costruirci qualcosa di solido, dando vita a un videogame da considerare solamente se siete fanatici sfegatati dello spettacolo.

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