Videogames, anni ’90 e attualità

Chi si è approcciato al videogaming durante gli anni ’90 ha vissuto un periodo probabilmente irripetibile nella storia dei videogiochi.

Non l’unico né il migliore, ovviamente: l’aver vissuto qualcosa, per quanto speciale, non implica automaticamente che quanto ad esso seguirà non sarà egualmente, e magari ancor più, straordinario e memorabile. Tanto detto, l’affermazione è comunque valida: il videogaming degli anni ’90 ha dato tanto alla moderna concezione del videogioco.

Ai picchi raggiunti da generi come platform e strategici in tempo reale si accompagnavano le ultime stagioni delle sale arcade come centro di socialità, la diffusione di console casalinghe e la nascita di serie videoludiche ancora oggi celebrate. Non è quindi sicuramente un caso che molte di queste ultime, al giorno d’oggi, continuino a essere protagoniste non solo nel retrogaming, ma anche in titoli moderni. In effetti, a guardare i titoli che anno dopo anno si succedono, talvolta sorprende notare come facciano bella mostra di sé novità le cui radici affondano ben salde proprio negli anni ’90.

È questo il caso, per esempio, di Crash Bandicoot 4, uscito nel 2020 e il cui sottotitolo, It’s About Time, è un non troppo sottile riferimento al tempo passato dal terzo capitolo, risalente al 1998. La serie in questione è uno dei maggiori esponenti del platform 3D, genere che negli anni ’90 ha sfornato titoli di primissimo piano: avviata nel 1996, la serie si è rivelata un successo tale da rendere il protagonista una sorta di icona PlayStation. Un amore che, col tempo, non ha fatto che rafforzarsi: dopo vari tentativi poco apprezzati durante gli anni 2000, nel 2017 è uscito un titolo che riuniva i remake dei primi tre videogiochi, riscuotendo consensi pressoché unanimi. Col senno di poi, il primo passo per un quarto capitolo che segna il ritorno di tutti i personaggi conosciuti durante gli anni ’90.

Nelle scorse settimane è anche uscita, accompagnata da numerose polemiche, anche la nuova coppia di titoli di uno fra i franchise più remunerativi della storia del videogioco: Pokémon. I primi due titoli del fortunato JRPG infatti sono usciti per Game Boy nel 1996, anche sono serviti due anni per vederli fuori dal Giappone, e hanno lanciato una serie che, da allora, ha fatto decisamente molta strada, aggiungendo e abbandonando elementi nel percorso. Il numero di mostri collezionabili, per esempio, è cresciuto da 151 agli oltre 900 prima del recente nuovo lancio, ed è stata introdotta la possibilità di esplorare la mappa utilizzando i Pokémon come cavalcatura. Di segno opposto, degna di nota era la presenza di un casinò fino ai giochi di quarta generazione: il locale ospitava principalmente slot machine tematiche molto essenziali, a differenza delle moderne piattaforme online dove vengono abbondantemente fornite curiosità e spiegazioni esaustive a riguardo, e i gettoni vinti potevano essere scambiati con premi altrimenti più difficili da ottenere. Aggiunte o rinunce che, alla fine dei conti, si sono rivelate capaci di far attraversare alla serie oltre 25 anni: significativo, in proposito, che nonostante le polemiche i due nuovi titoli abbiano venduto numerosissime copie al lancio.

Alla fine del 2021 è uscito un altro, attesissimo, quarto capitolo di una serie simbolo degli anni ’90: Age of Empires. Serie storica, in tutti i sensi, del videogaming, il primo capitolo si presentò nel 1997 come uno strategico in tempo reale in cui l’approccio storico rivoluzionava un panorama di RTS dallo stampo fantascientifico: una formula vincente, con il suo punto forte nel sistema di forze e debolezze reciproche delle unità, ha condotto a un apprezzatissimo seguito, nel 1999, e a un terzo meno amato capitolo nel 2005. L’affetto di una nutrita community di estimatori ha comunque traghettato il titolo fino al nuovo capitolo, che riprende il setting storico del secondo e ne potenzia tutte le componenti più amate.

Merita infine menzione una serie che è tendenzialmente sinonimo di modernità, complici anche le attese e le fughe di notizie circa il prossimo attesissimo capitolo: Grand Theft Auto. Facile capire perché la serie sia ben poco ricollegata agli anni ’90: la sua esplosione avvenne solo con il terzo capitolo, nel 2001, il primo a introdurre un open world tridimensionale. Se questo è stato l’approccio vincente, ancora oggi seguito, i due capitoli che hanno preceduto quello del 2001 risalgono al 1997 e al 1999: la grafica bidimensionale con visuale dall’altro rappresentava un classico dell’epoca, consentendo ai due titoli di potersi distinguere per storia e temi trattati e poter così gettare le basi di una serie ormai entrata nella storia del videogaming.

 

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