Game of Thrones: A TellTale Games Series: La Recensione di VMAG

Solo recentemente abbiamo avuto modo di discutere dell’evoluzione delle avventure grafiche e di come, volente o nolente, la TellTale Games riesca a mantenere alto l’onore di questo intramontabile genere grazie a veri e propri capolavori come The Walking DeadTales from the Borderlands (ne ricordate la nostra recensione?); eccoci nuovamente quì, pronti a darvi la nostra onesta opinione su Game of Thrones che, con l’avvenuto e recente rilascio del sesto episodio, segna la conclusione di questa prima Season, già pronta a vedere un sicuro e confermato seguito. In fin dei conti come potrebbe essere altrimenti con un finale così aperto?

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La famiglia Forrester al completo. Ovviamente capirete ben presto, a vostre spese sentimentali, che, come il buon Martin ci insegna, è meglio non affezionarsi troppo a qualcuno…

Nei panni del casato dei Forrester, famiglia a capo dell’omonimo forte situato nelle foreste a nord di Westeros, importante tanto per la sua ubicazione strategica quanto per il loro legno di ineguagliabile qualità, ci troveremo catapultati nel (sempre più tragico) mondo nato dal genio di George R. R. Martin; nel tentativo di sopravvivere ad ignobili intrighi di corte, inaspettati tradimenti ed a tutta quella tensione, emotiva e sentimentale, che tanto la serie TV quanto quella cartacea riescono ad infonderci in ogni loro più minuscolo dettaglio, futile all’apparenza ma capace di stravolgere le carte in tavola quando meno lo si aspetta, prenderemo il controllo dei diversi membri della famiglia, decretandone il precario destino con le nostre stesse decisioni, avventate o calcolate che esse siano.

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Sembra proprio che i ragazzi della TellTale siano voluti essere esageratamente cauti in questa prima stagione, risultando fedeli alla licenza ma incapaci di regalarci quel fattore WOW; e il sesso? Dov’è finito il buon caro e crudo sesso alla Game of Thrones?!

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Indubbiamente, i più stretti fanatici della saga, avranno sicuramente avvertito un senso di deja vù nel venire a conoscenza del casato dei Forrester, non ancora preso in considerazione nella serie televisiva ma già introdotto nei libri, più precisamente nel volume A Dance with Dragons oltre che in diverse edizioni italiane. Il lavoro intrapreso per il collocamento storico, infatti, è davvero ottimale, funzionale e studiato a puntino: ci troveremo a rivivere alcuni dei momenti più critici e caotici di questo spietato fantasy, ma da un punto di vista totalmente nuovo e diverso, capace tanto di incuriosire i più esperti della serie quanto di approcciare ottimamente i profani. Purtroppo, però, sembra proprio che i ragazzi della TellTale siano voluti essere esageratamente cauti in questa prima stagione, risultando fedeli alla licenza ma incapaci di regalarci quel fattore WOW necessario e vitale in qualsiasi avventura grafica che si rispetti e a cui loro stessi ci hanno assuefatto, e, se proprio vogliamo essere terra terra, non posso non chiedermi dove sia finito tutto quel crudo e bollente sesso a cui siamo abituati nella saga di Game of Thrones, praticamente del tutto assente in questa trasposizione.

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“Allora è vero quello che si dice dei boscaglioli…” non è esattamente questo il dialogo, ma l’espressione di Lady Elaena vale mille righe di testo.

Davvero interessante, invece, la realizzazione grafica: siamo tutti piuttosto abituati allo stile TellTale Games, ricco di linee pesanti, bordi spigolosi e una rappresentazione del vero volutamente alterata ma inverosimilmente efficace, cruda e di impatto, proprio come in The Walking DeadThe Wolf Among Us, eppure, in Game of Thrones, anche questo aspetto viene rivisto, tentando di avvicinarsi il più possibile ad una penna maggiormente realistica e in linea a quell’aspetto visivo a cui siamo abituati grazie alla serie TV. Il risultato può sicuramente essere conflittuale inizialmente, e devo dire che avrebbe anche funzionato magistralmente se non ci fossero stati volti noti della saga, ma incontrando proprio alcuni di questi personaggi come Tyrion Lannister, Margaery Tyrell, Daenerys Targaryen e molti altri, il risultato ottenuto è spesso goffo oltre che, in alcuni casi, ben lontano dall’essere soddisfacente, come per Jon Snow, le cui labbra sembrano essere pronte a salvare il belloccio corvo da qualsiasi possibile causa di annegamento.

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In Game of Thrones la TellTale tenta di avvicinarsi il più possibile ad una penna maggiormente realistica e in linea a quell’aspetto visivo a cui siamo abituati grazie alla serie TV, ma il risultato ottenuto con i volti troppo noti risulta spesso… conflittuale…

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Forse, in casi come questo, sarebbe stato meglio omettere la presenza di caratteri tanto noti, la cui trasposizione non può che sollevare un titubante sopracciglio a chiunque abbia visto anche solo poche puntate della serie televisiva, ma che, d’altra parte, testimoni alla mano, riesce a convincere egregiamente tutte quelle persone che, fino ad oggi, hanno allontanato testardamente il proprio telecomando.

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“Jon… le tue labbra…” “Be bie babbra bosa?” “N-Niente… niente…”

Una piccola delusione personale, invece, per il compartimento audio: se da una parte è assolutamente brillante nel doppiaggio, e non potrebbe essere altrimenti in un’avventura grafica che fa della trama, del dialogo e delle molteplici scelte di testo la sua forza principale, d’altro canto l’assenza di una credit song finale si fa sentire (eheh) e non poco, soprattutto per chi, come me, ha giocato o ricorda la quasi-perfezione raggiunta con Tales from the Borderlands, le cui musiche riescono istantaneamente a catapultare nel mood dell’episodio chiunque le ascolti con incredibile e travolgente efficacia.

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La ricostruzione della medesima opening della serie TV risulta essere indiscutibilmente ben fatta e funzionale, ma osservare i titoli di coda in religioso silenzio non può che dare un certo senso di trascuratezza

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In Game of Thrones assistiamo alla ricostruzione della medesima opening della serie TV, con le dovute modifiche e i doverosi cambi di location, che risulta essere indiscutibilmente ben fatta e funzionale, ma che crea un’inevitabile conflitto interiore quando, arrivati ai titoli di coda, osserviamo lo scorrere dei crediti nel più assoluto silenzio, obbligando a chiederci se sia colpa dello spinotto delle cuffie: niente paura ragazzi, il vostro audio funziona ancora, semplicemente dobbiamo accettare che l’unico episodio ad essere accompagnato da una propria soundtrack è il secondo, gli altri? Valar Morghulis amici miei…

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Asher is not impressed, please try again.

Chiunque abbia giocato qualche recente titolo della TellTale Games non avrà assolutamente bisogno di alcuna spiegazione per riuscire a destreggiarsi in questa nuova licenza che, come siamo ormai abituati, risulta essere perfettamente intuitiva e di rapido padroneggiamento anche a tutte quelle persone che si avvicinano per la prima volta ad un’esperienza di questo genere: i quick time event saranno il nostro migliore amico, guidandoci nei variopinti e sanguinolenti scontri con il giusto comando da premere per riuscire nell’azione, davvero difficili da fallire già dal primo tentativo, e semplicemente impossibili per chiunque da sbagliare al secondo. Indiscutibilmente, in quest’ultimo titolo, la sensazione trasmessa dall’estrema facilità degli scontri non è del tutto positiva, ma viene compensata da un’inverosimile aumento delle scelte multiple, capaci di guidare la storia ed essere, a tutti gli effetti, vero ed unico timone portante dell’intero gioco: la formula è sempre la stessa, pochi secondi di tempo per sentenziare, volenti o nolenti, il destino tanto nostro quanto di chi ci circonda, e ricordate, vi trovate all’interno dell’universo di Martin, quindi non affezionatevi troppo a qualcuno in particolare!

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La sensazione trasmessa dall’estrema facilità degli scontri non è del tutto positiva, ma viene compensata da un’inverosimile aumento dei bivi decisionali, capaci di guidare la storia ed essere, a tutti gli effetti, vero ed unico timone portante dell’intero gioco

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In questo capitolo, più che in molti altri, si riesce effettivamente a sentire il peso delle decisioni, degli obblighi, dell’istinto e della sopravvivenza, e questo è sicuramente il più grande punto a favore che possiamo sottolineare: una buona avventura grafica che si rispetti deve riuscire ad immergere il giocatore nella propria ambientazione, oltre che riuscire, o quantomeno ad illuderlo, di poter avere pieno controllo sugli avvenimenti, e Game of Thrones in questo riesce alla perfezione, sacrificando la sua parte d’azione (maggiormente marcata in The Walking DeadThe Wolf Among Us) ed esplorazione (di cui Tales from the Borderlands si fa capitano), per dare un più enorme carico di responsabilità con dialoghi spesso incessanti e bivi decisionali che potrebbero far titubare lo spirito del più insensibile uomo sulla Terra.

Una manciata di secondi, questo è tutto ciò che avrete a disposizione per decidere le sorti di un destino più grande di voi.
Una manciata di secondi, questo è tutto ciò che avrete a disposizione per decidere le sorti di un destino più grande di voi.

In conclusione questa prima stagione di Game of Thrones: A TellTale Games Series sembra mancare di quel pizzico di qualcosa in più per riuscire a convincere del tutto. Un’ambientazione studiata a puntino, una trama intrigante per alcuni versi ma più tediosa per altri, uno stile grafico particolare e un’indiscutibile impatto decisionale superiore a quello presente in qualsiasi altro titolo visto fin’ora dalla doppia T, seppur a discapito di altri aspetti altrettanto importanti, rendono questo gioco un’esperienza sicuramente apprezzabile tanto per i fan della saga quanto per quelli del genere, ma che non riesce a nascondere quel certo timore nell’osare, nello spingersi oltre, nel trasmettere una sensazione di genuino stupore e di morboso attaccamento che invece in un The Walking DeadTales from the Borderlands sembrano assediarci lo stomaco fin dalle primissime battute.

Indiscutibilmente il prodotto in questione è valido e capace di donare non poche soddisfazioni, ma ciò che ci auguriamo è che con la seconda season, attualmente in lavorazione, il team di sviluppo riesca a trovare il modo di superare quello scoglio che non ha permesso a Game of Thrones di brillare quanto i suoi fratelli di pixel. Le potenzialità ci sono, la formula non si smentisce mai e la licenza in questione è stata ben compresa e adattata. La ricetta è pronta all’uso, tutto ciò che resta da fare è stravolgerla, scuoterla e violentarla con cruda prepotenza per regalarci quel sano, appagante ed inimitabile sussulto di esaltazione che solo un’agguerrita TellTale pronta a tutto riesce a darci.

 

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