Nel 2017 arrivava negli scafali delle fumetterie Record of Ragnarock, un manga creato da Azychika, Shinya Umemura e Takumi Fukui, il quale ha alla base della trama un torneo di combattimenti che vede scontrarsi 13 tra gli umani più noti nella storia e 13 divinità; il risultato finale deciderà le sorti dell’umanità, il giudizio divino o la sopravvivenza di essa.
Col successo ottenuto, nel 2021 Netflix annuncia l’adattamento animato del fumetto. Questo mese, oltre all’arrivo di molte serie tv attese, è stato pubblicato anche un trailer per l’attesa seconda stagione dello show televisivo. Il fatto di rappresentare le divinità in un contesto di “battaglia” ha avuto delle ripercussioni a livello sociale (specialmente quando uscì la prima stagione).
A portare avanti la controversia sono stati gli indù per via della rappresentazione erronea di Lord Shiva. Netflix allora decise di rimuovere l’anime in India, ma con la nuova stagione in arrivo la controversia è tornata a farsi sentire. Ora gli indù stanno esortando la piattaforma a riconsiderare la trasmissione di Record of Ragnarok II, poiché banalizza Lord Shiva.
Lo statista indù Rajan Zed, in una dichiarazione in Nevada (USA), ha affermato che Lord Shiva doveva essere adorato nei templi e nei santuari domestici e non essere gettato liberamente o trascinato in giro inutilmente nelle serie TV anime per avidità mercantile. Zed ha affermato che gli indù erano per la libertà di espressione artistica e di parola tanto quanto chiunque altro, se non di più. Ma la fede è qualcosa di sacro e i tentativi di banalizzarla mostrano insensibilità nei confronti dei sentimenti degli aderenti.
Zed, che è presidente della Società universale dell’induismo, ha indicato che gli dei e le dee indù erano considerati tali e le compagnie di intrattenimento sono invitate a creare progetti su/intorno a loro mostrando la loro vera rappresentazione, come menzionato nelle scritture indù. Reimmaginare in modo inappropriato divinità, concetti, scritture, simboli, icone indù e ridefinire l’induismo per scopi commerciali o di altro genere non andava bene.
Oltre a ferire i sentimenti dei devoti, qualsiasi rappresentazione ingannevole ha creato confusione tra i non indù sull’induismo. Il trattamento insensibile delle tradizioni di fede a volte portava al saccheggio di serie dottrine spirituali e simboli venerati. Zed ha inoltre affermato che gli indù hanno accolto favorevolmente il mondo dello spettacolo per immergersi nell’induismo, ma prendendolo sul serio e rispettosamente e non per aver rimodellato concetti e simboli dell’induismo per programmi personali.
I tentativi di distorcere gli dei e le dee indù disdegnano le antiche tradizioni indù. Ha infine detto che lui o altri studiosi indù sarebbero lieti di aiutare se l’industria avesse bisogno di assistenza per esplorare l’induismo. Questa era la religione più antica e la terza più grande del mondo con circa 1,2 miliardi di aderenti e un ricco pensiero filosofico e non dovrebbe essere preso alla leggera.
Nessuna fede, più grande o più piccola, dovrebbe essere maltrattata, ha osservato Rajan Zed. Come procederà Netflix di fronte alle suddette affermazioni? Non ci resta che attendere futuri aggiornamenti al riguardo, perciò restate sintonizzati!
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