Kainga Seeds of Civilization Provato| È sempre più incredibile vedere come la scena indie continua a crescere e a innovare il panorama videoludico. L’offerta di titoli meritevoli continua a salire e ogni giorno se ne vedono delle nuove, con idee geniali e stravaganti ma anche con proposte qualitativamente di scarso livello.
Oggi noi di VMAG vogliamo andare ad analizzare un titolo che arriva da un “one man team”, cioè un progetto nato e cresciuto dagli sforzi di un unico sviluppatore, il game designer Erik Rempen. Il suo lavoro è stato prodotto da Green Man Gaming Publishing si chiama Kainga Seeds of Civilization, un videogioco di costruzione di villaggi che fa della sfida e dell’imprevedibilità i suoi punti di forza, sarà riuscito il creatore di quest’opera a far stare la sua creatura nel lato buono del mercato indie? Scopriamolo insieme.
La nascita di una nuova civiltà
Kainga Seeds of Civilization è un titolo che basa l’intera esperienza sulla sopravvivenza e lo sviluppo di un villaggio. Le mappe sulla quale andremo a lasciare la nostra impronta sono calcolate proceduralmente, donando ogni volta un’esperienza diversa a seconda anche del fattore aleatorio e al nostro grado di adattamento alle varie situazioni che si andranno a generare casualmente.
Durante le nostre partite vestiamo i panni del Thinker, il leader di una nascente civiltà, che ha il compito di prendere le decisioni più importanti per il benessere e la crescita del territorio e dei cittadini, nominati Brave. Essi ovviamente costituiscono, come in una qualsiasi città fin dai tempi antichi, la forza lavoro che andrà a costruire, coltivare, allevare e nei casi peggiori anche a combattere per il bene della società. Dalla nostra abbiamo vari strumenti per far progredire il nostro villaggio e raggiungere l’obiettivo finale che ci farà vincere la partita.
Per arrivare fino in fondo a ogni sessione, che di solito durano massimo 1 ora, bisogna completare delle missioni che variano a seconda della mappa che andremo a scegliere. Principalmente per vincere bisognerà istituire un festival, i cui requisiti sono la costruzione di alcuni edifici speciali, che possono essere realizzati solo dopo aver fatto crescere in numero la popolazione della città. Detto così il gioco sembra abbastanza semplice, ma vi possiamo assicurare che non è affatto così.
Kainga Seeds of Civilization non fa mistero di essere impegnativo e frustrante; infatti, gli stessi editori lo etichettano come un titolo roguelite, quindi con la generazione casuale dei livelli, la morte permanente e una difficoltà media abbastanza alta, senza possibilità di abbassarla.
Perdi, riprova, vinci!
La nostra esperienza con Kainga Seeds of Civilization è stata prima di tutto appagante. Le meccaniche di gioco si sposano molto bene tra di loro, creando un circolo di morte, crescita, morte e infine vittoria (tenendo fuori dal cerchio la parola morte per altre 7/8 volte almeno).
Imparare a prendere le decisioni giuste è stato sempre più semplice, basandosi appunto sulle varie situazioni sfavorevoli che ci sono capitate durante le nostre partite abbiamo potuto apprendere le meccaniche di gioco e a essere più efficaci possibili nel prendere la giusta strada verso la vittoria. Nei panni del Thinker abbiamo capito, dopo una decina di partite finite tutte con una morte diversa, segno della varietà di questo meccanismo di retry, come fare ad arrivare fino in fondo.
Principalmente è stato importante, prima di tutto, la scelta del giusto terreno per fondare il nostro villaggio (come avviene in Civilization); la zona giusta comprende una buona varietà di risorse primarie, suddivise tra grano, bamboo, argilla e legno, che vanno utilizzate per le costruzioni e per la coltivazione ad esempio del mais, fondamentale per la crescita del popolo.
Nella nostra esperienza ci siamo trovati varie volte a corto di risorse e questo pian piano ci ha portato in una situazione di default in cui ci siamo ritrovati a perdere per non esser riusciti a far evolvere la nostra civiltà, rimanendo scoperti agli attacchi dei nemici.
Com’è potuto accadere?
La crescita del villaggio viene spesso interrotta da diversi fattori, che possono andare dalla richiesta di tributi da parte delle vicine popolazioni, dall’attacco da parte degli stessi o di qualche strana creatura, o ancora per via delle intemperie. In una run ci è capitato di aver perso perché il Thinker è annegato in un lago dopo esser stato spinto al suo interno da parte di una folata di vento.
Questa imprevedibilità rende il gioco da una parte molto interessante, ma dall’altra anche esageratamente punitivo; tante volte infatti abbiamo perso dopo esser stati attaccati da popolazioni vicine con cui non avevamo nemmeno avuto un primo incontro, come se tutto fosse lasciato un po’ troppo alla casualità. Una miglioria di cui necessita il titolo potrebbe essere un sistema diplomatico più complesso che andrebbe a rafforzare di molto il gameplay e l’immersività nei panni del Thinker.
Molte volte infatti non c’è la percezione di star guidando il proprio popolo attraverso il capo del villaggio, ma come se fossimo una specie di Dio che controlla i Brave dall’alto. Infatti, il Thinker non ha molte funzioni all’interno del gioco, se non una, quella di scoprire nuove tecnologie per costruire nuovi edifici e strutture di raccolta. Questa possibilità avviene in modo un po’ scialbo, andando in giro per la mappa a cercare dei puntini luminosi su cui bisogna passare qualche istante per sbloccare e selezionare una nuova serie di abilità.
Una meccanica abbastanza innovativa e piacevole è quella relativa all’addomesticamento delle creature selvagge, che sono spesso enormi, feroci e anche abbastanza strane a livello di design. Prendere il controllo di queste bestie è sicuramente appagante anche se all’atto pratico non è per niente necessario averle dalla propria parte per vincere la partita, anche se sicuramente può aiutare.
Arte incompresa
Un appunto va fatto sicuramente sul lato artistico del gioco, punto forte di molte produzioni indipendenti. Qui forse il titolo trova la sua parte più debole, in quanto le mappe non sono mai molto belle da vedere, così come i villaggi e i mostri. Di certo però il peggio lo troviamo con i disegni dei personaggi, sebbene l’ambiente presenti una visione tridimensionale il Thinker e i Brave hanno un design 2d veramente pessimo.
Sicuramente questa scelta è forzata dal fatto che ci troviamo davanti ad un titolo sviluppato da una sola persona, però sicuramente si poteva fare molto meglio. Quello che si percepisce è che la povertà dei disegni sia una scelta ricercata da parte del creatore che dovrebbe dare anche un valore artistico aggiuntivo, ma questo non succede minimamente a nostro parere, lasciandoci veramente interdetti di fronte a tale soluzione.
Per il resto non ci sentiamo comunque di demonizzare troppo il lavoro fatto da Rempen in quanto gestire le varie aree relative al design di un videogioco sono più larghe di quello che si può immaginare. Per ultima bisogna menzionare l’audio, le musiche sono gradevoli e non inquinano troppo l’esperienza, però a livello di praticità, come ad esempio per i gong che ci avvisano del pericolo va fatto qualche aggiustamento in quanto molte volte veniamo avvisati troppo in anticipo e altre volte in ritardo.
Per concludere possiamo dire che Kainga Seeds of Civilization è un titolo che ha un grande potenziale, anche se sembri che manchi un gameplay più profondo e complesso, che è sicuramente uno dei punti di forza di questo genere di titoli. Secondo noi l’opera dovrebbe puntare a svilupparsi maggiormente nella parte gestionale e di city-builder accantonando un po’ il fattore aleatorio che rende troppo imprevedibili e punitive le sessioni di gioco. Sicuramente è una bella idea quella di voler creare un videogioco basato sia sulla creazione di una civiltà e sulla sopravvivenza della stessa nel breve periodo però tutto andrebbe regolato meglio, per evitare che il giocatore si senta troppo frustrato da ciò che avviene inesorabilmente durante la partita. La figura del Thinker potrebbe essere la chiave di volta per evolvere questo titolo ad un livello maggiore, attraverso una personalizzazione maggiore del capo villaggio e dell’inclusione di un sistema diplomatico un po’ più profondo, l’opera potrebbe puntare a diventare un vero must-have nelle produzioni indipendenti. Per il momento non ci resta che attendere le prossime tappe della roadmap del gioco, che è già definita, ma che sembra introdurrà soprattutto delle nuove aree, che quindi non dovrebbero andare a modificare il gameplay. Nell’insieme, comunque, Kainga Seeds of Civilization è un indie da tenere d’occhio, in grado da regalare momenti di divertimento e di impegnare mentalmente il giocatore, quindi se queste prospettive vi intrigano vi invitiamo ad acquistarlo su Steam in early access per supportare il suo creatore nel lungo viaggio che lo accompagnerà verso la versione finale del gioco.
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