Che la caccia per la Verità abbia finalmente Inizio!
Era il lontano 2013, quando per la prima volta, Microsoft e 343 Industries ci mostrarono il primo trailer di lancio di Halo 5: Guardians all’E3 di Los Angeles. Da quel momento in poi l’hype generato dal titolo di punta di casa Microsoft sarebbe, a nostra insaputa, cresciuto in maniera talmente esponenziale da farci attendere il 27 Ottobre 2015 come se fosse Natale. Dopo una buona campagna Marketing, la campagna virale da capogiro HUNTtheTRUTH, che ha letteralmente incollato agli schermi migliaia di fan ed una Mutiplayer Beta davvero soddisfacente, finalmente il giorno della Verità è giunto alle porte e scopriremo il mistero che si cela dietro la caccia all’uomo più iconico che il mondo videoludico abbia mai visto.
La campagna di Halo 5: Guardians genera molteplici quesiti, riesce a mettere in gioco una grande quantità di informazioni e colpi di scena, a volte però prevedibili.
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Spartan-II e Spartan-IV alla riscossa
Immediatamente dopo le vicende di Halo 4, con un Master Chief distrutto dalla perdita della sua ancella Cortana, il nostro protagonista viene riassegnato dall’UNSC (United Nation Space Command), per missioni di sicurezza e routine, al suo vecchio Team di Spartan-II. Una squadra unita, che in un certo qual modo rappresenta più una sorta di famiglia per John-117, il leggendario Blue Team. I problemi insorgono durante uno scontro a fuoco con un distaccamento di Covenant a bordo della nave UNSC Argent Moon, rintracciata alla deriva nello spazio, dopo esser svanita misteriosamente nel nulla. Durante un improvviso scontro contro un enorme Hunter, Chief perde i sensi ed ha una visione; visione che cambierà drasticamente le priorità della sua squadra, portandola a disobbedire ad un ordine diretto di rientro e conducendola, attraverso nuovi mondi, alla ricerca della fonte di quella visione. Si sa, il tradimento viene punito, a prescindere che tu sia un marine o Master Chief, ma nel secondo caso, la situazione si complica drasticamente. Questo atto di insubordinazione non passa inosservato sia nell’UNSC che nell’ONI (Office of Naval Intelligensce) che non tardano a sguinzagliare un team di Spartan-IV denominato FireTeam Osiris. Il team, capitanato da Jameson Locke, un uomo sicuro di sé ed in piena carriera militare, viene messo sulle tracce del Blue Team con l’obiettivo primario di rintracciare ed arrestare gli Spartan-II.
Halo 5: Guardians è il secondo titolo della trilogia denominata “Reclaimer Saga” e, come accadde in Halo 2, il titolo funge visibilmente da collegamento tra Halo 4 ed il titolo che concluderà la trilogia. Al contrario di quanto molti avrebbero pensato, purtroppo la star di questo titolo, non è il nostro famoso eroe Master Chief, bensì lo Spartan Locke ed il suo Fireteam; infatti le missioni giocabili con Chief ed il Blue Team sono solamente un paio. Di primo impatto la cosa non è stata molto apprezzata, vedere il protagonista della serie ricoprire un ruolo quasi marginale all’interno di un titolo che lo mette così al centro dei riflettori fa storcere il naso. Ponderando più accuratamente, si capisce la scelta del team di sviluppo che ha preferito utilizzare il suo protagonista in maniera diversa, non sacrificando la qualità della trama solamente per avere qualche missione giocabile in più con lui. Seguendo il procedimento delle vicende della campagna si evince questa teoria, capendo che un maggiore utilizzo del Blue Team avrebbe reso noiose e ripetitive molte sequenze.
Senza spoilerarvi nulla, nel suo insieme, la campagna di Halo 5: Guardians genera molteplici quesiti, riesce a mettere in gioco una grande quantità di informazioni e colpi di scena, a volte purtroppo anche prevedibili. La campagna inizia con entusiasmo, il giocatore vive determinati avvenimenti che lo spingono a voler procedere con curiosità , in attesa del colpo di scena, per scoprire la tanto attesa verità . Purtroppo nel mezzo, la campagna manca di verve, e l’utilizzo di alcune missioni social, in cui il giocatore dovrà indagare sulle tracce di Chief ponendo domande a degli NPC, contribuiscono a far un po’ scemare quella sensazione di brio iniziale. Ma non preoccupatevi dall’ottava missione fino alla fine, il titolo riassume finalmente un buon ritmo, ed il susseguirsi degli eventi apre la strada ad un bel cliffhanger che lascerà il giocatore con molte domande non risposte.
Quello che però mi sarei veramente aspettato da 343 Industries, sarebbe stata una maggiore caratterizzazione dei personaggi messi in gioco. Dopo averci abituato ad una campagna come quella di Halo 4, che se pur non perfetta, riusciva a dare maggiore caratterizzazione a personaggi importanti come Master Chief e Cortana, sottolineando il loro stretto legame, questo titolo non ha lo stesso impatto emotivo. Durante la campagna è difficile inquadrare bene i membri del nuovo team Osiris. salvo Buck, personaggio già noto all’interno dell’universo Halo, che si conferma essere un soggetto molto brillante, con un certo egocentrismo, ed in minima parte Vale. Un personaggio come Tanaka, con un potenziale narrativo notevole, sembra invece lasciata a se stessa, utile solamente a far numero nel team cooperativo, e questo è un vero peccato. Per quanto riguarda il Blue Team, all’interno della lore, personaggi come gli Spartan-II non sono mai stati dei grandi chiacchieroni, ma mi sarebbe piaciuta una maggiore cura, se pur individuabile in alcuni frammenti, nei rapporti “familiari” tra Chief e la sua squadra, che i fan di lungo corso avrebbero certamente apprezzato.
Il gameplay ha subito un notevole e positivo restyling, riassumendo e centrando la denominazione Sandbox che si era persa negli anni e che aveva caratterizzato i titoli più iconici della saga. L’imponente grandezza degli ambienti di gioco da la possibilità al giocatore di approcciare in maniera sempre differente alla campagna, scegliendo strade e tattiche differenti a seconda della situazione postagli dinnanzi, optando se aggirare, ingaggiare frontalmente il nemico o utilizzare il proprio team come supporto per un attacco. L’introduzione delle abilità spartan sempre accessibili, come: lo sprint infinito, il pugno aereo, il pacchetto propulsione, la carica e la scivolata, incrementato notevolmente le capacità di approccio, attacco e difesa all’interno di Halo 5: Guardians rendendo molto variopinto il gameplay ad ogni ingaggio con l’avversario. L’inserimento della nuova funzione che dona la possibilità di impartire ordini al proprio Team, accresce ancor di più la varietà di approccio al gameplay. Il giocatore avrà infatti la possibilità di comandare ai membri della propria squadra degli ordini come, il raggiungere un punto specifico, attaccare un bersaglio prioritario, raccogliere un’arma e rianimarlo entro un breve periodo quando verrà abbattuto, per avere una maggiore supremazia contro la minaccia ostile da affrontare.
Avendo provato il gioco alla prima run a difficoltà Normale, questa nuova funzione si è rivelata pressoché inutile, non risultando i nemici, una vera e serie minaccia per l’avanzamento. Testando nuovamente il gioco, in modalità Leggendaria, la situazione è cambiata drasticamente e la collaborazione con il team si è rivelata una mossa sempre vincente, essendo la difficoltà notevolmente più impegnativa ed ogni nemico molto più ostico. 343 Industries con questo titolo punta molto sul fattore cooperazione all’interno della campagna e la rinata impronta sandbox contribuisce a far vivere un’esperienza molto divertente se giocata in party, possibilmente in quattro. Essendo però una prerogativa che ha sempre accompagnato Halo negli anni, la mancanza di una cooperazione locale in splitscreen si fa sentire, lasciando i giocatori più esperti e nostalgici con l’amaro in bocca.
Ed ecco a voi il fiore all’occhiello di Halo 5: Guardians
Tutti noi, purtroppo, ricordiamo ancora la rovinosa caduta subita con il matchmaking della Master Chief Collection che 343 dovette affrontare circa un anno fa. Dire che un ulteriore fallimento avrebbe definitivamente distrutto la reputazione del team di sviluppo, è dire poco. Con Halo 5: Guardians, possiamo asserire invece, se pur con qualche paura ancora in corpo ed una fiducia da riconquistare, che stavolta i ragazzi del team di sviluppo hanno colto nel segno e siamo certi del successo che avrà il comparto matchmaking. Se la campagna, nonostante i suoi difetti, vi ha lasciato soddisfatti, il vero asso nella manica di Halo 5: Guardians è proprio la sua sessione multiplayer.
Halo 5: Guardians sembra aver ritrovato la retta via, strizzando l’occhio allo stile dei vecchi Halo, ma mettendoci del nuovo e l’esperienza online è da definirsi semplicemente frenetica e terribilmente esaltante.
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Se già il multiplayer Arena è capace di farsi sentire, la nuova mastodontica modalità Warzone, vi farà saltare letteralmente i timpani!
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Con Halo 5: Guardians, le vostre aspettative verranno ben presto ripagate. La Campagna, che agli amanti della serie piacerà e genererà tanti quesiti da renderli paranoici, stenta un po’ a decollare in alcuni punti ma sa comunque tenere un buon grado di adrenalina a chi la vive, spingendolo a voler sapere come andranno a finire gli eventi nel capitolo finale della “Reclaimer Saga”. Il multiplayer, praticamente inattaccabile, ritrova finalmente quello smalto che noi tutti aspettavamo, non accontentandosi di riproporre le solite meccaniche di gioco, ma evolvendole, parola non casuale, per generare un matchmaking tra i più dinamici e divertenti mai concepiti dagli albori della serie e che ci fa sperare finalmente, nel ritorno di Halo negli E-Sports. Mettetevi comodi e godetevi il viaggio, per la quinta volta, la galassia, dovrà  esser salvata.