In Sound Mind Recensione Versione PC| Quando si parla di titoli horror nel mondo videoludico la mente dei giocatori viaggia tra i grandi pilastri storici di questo genere. Esempi come Silent Hill o Resident Evil sono due capisaldi molto noti e delle quali le saghe attraversano gli anni, le console e il pubblico più vario. Negli ultimi tempi abbiamo visto che per quel che riguarda il panorama dell’horror, la mente degli sviluppatori è stata sempre attiva e zelante. Basti pensare a giochi come The Medium, Outlast o la più nuova serie The Dark Pictures Anthology. Una branca di questa categoria in particolare, se ben gestita, sa essere molto più profonda e reale di tante altre: stiamo parlando dell’horror-psicologico. Spesso prendono ispirazione a grandi opere letterarie molto legate a questo concetto come quelle scritte da Stephen King o Howard Philips Lovecraft.
E di conseguenza vediamo spuntare sul mercato esemplari come Call of Cthulhu o la quadrilogia di Amnesia. Ecco, quest’oggi parliamo di un membro di questa “famiglia”. Il suo nome è In Sound Mind (che in italiano sarebbe “Nella Mente Sana”), un progetto ideato da We Create Stuff e editato da Modus Games. Si tratta del secondo gioco marchiato We Create Stuff che come studio si è fatto conoscere grazie al noto Nightmare House 2. Mantenendosi sulla stessa onda di quest’ultimo, We Create Stuff si è accinto a creare un opera che porta il giocatore in un viaggio nella psiche umana adornata da un pizzico di soprannaturale e horror. Ma bando alle ciance e diamo inizio alla nostra recensione, buona lettura!
Un viaggio tra la mente e la realtÃ
Per chi è affine con lo studio sentirà un aria familiare nel giocare a In Sound Mind. Per coloro che invece non hanno potuto provare tale esperienza: We Create Stuff decide ancora una volta di trascina dietro di se l’idea di trasportare il giocatore in un luogo sconosciuto con lo scopo di esplorarne l’ambiente e i misteri che lo avvolgono. La storia si incentra su Desmon Wales, uno psicologo della città di Milton Haven. Il tutto comincerà i uno scantinato di quello che si scoprirà essere un edificio dove risiede lo studio da lavoro di Desmon, ma ben presto ci renderemo conto che qualcosa non va. Cominciando dalla città stessa che si dimostrerà vittima di una inondazione; a seguire ci saranno molti dettagli all’interno dello stabile stesso quali barili tossici ripieni di una sostanza dal colore molto peculiare.
Si potrebbe persino dire che potrebbe essere un valido esempio de “Il colore venuto dallo spazio” ma in cisterna (citando il noto romanzo di H.P Lovecraft). Il nostro protagonista si ritroverà a ricomporre i pezzi del proprio lavoro con alcuni suoi pazienti, deceduti dopo le sedute fatte con lui. Infatti una voce fuori campo durante l’introduzione ce lo spiegherà , oltre a far pesare la cosa a Desmon stesso. In Sound Mind da qui mostrerà la sua parte soprannaturale e originale che ha saputo contraddistinguerlo. Noi e il nostro alter ego partiremo quindi per un viaggio che ci porterà attraverso delle dimensioni oniriche ridotte a cassette audio che raccolgono le registrazioni delle sedute fatte. Ogni cassetta corrisponderà a una persona, a una specifica problematica, a una propria paura e analogia di essa ed un level design unico.
L’obbiettivo è dunque ricostruire i pezzi dei pensieri e delle conversazioni dei pazienti, e la caratteristica interessante del titolo sta proprio in questa parte. Infatti nei livelli onirici dovremmo non solo affrontare o aggirare i mostri (risultato dei disturbi del paziente) ma dovremo ingegnarci con degli enigmi e nuove meccaniche che verranno inoltrate man mano che si procede. Il tutto sarà contornato da una visuale in prima persona e dal gameplay simili a Outlast, sebbene molto più “semplificate”. Le meccaniche dell’utilizzo degli oggetti e di movimento saranno estremamente semplici e facili da capire, senza troppe complicazioni o diramazioni. Infatti, similmente al gioco sopracitato, avremo una torcia dalla batteria che calerà man mano che la useremo e per ricaricarla troveremo in giro le pile. Questo insieme alle cure per la nostra salute, munizioni per le armi, eventuali collezionabili o consumabili e via dicendo.
Ci sarà data libera scelta sulla difficoltà sulla quale ci sottoporremo. Noi abbiamo vissuto In Sound Mind a difficoltà Normale e dobbiamo ammettere che non abbiamo avuto grosse difficoltà nel trovare oggetti a noi necessari. In effetti erano più le volte in cui avevamo le armi cariche rispetto le volte che le abbiamo usate. Ovviamente perché noi avevamo un approccio più stealth che diretto, ciò non cambia però che ci siamo ritrovati più volte molti oggetti che non potevamo prendere in quanto già pieni di essi. Non abbiamo la certezza che a difficoltà più elevate vi sarà una mancanza di questi consumabili e che di conseguenza saranno decisamente più richiesti; alla fin fine se saprete gestirvi bene ciò che avrete, supererete le impervie senza troppi problemi a qualunque difficoltà .
Un horror-psicologico…poco horror
In Sound Mind si propone come horror psicologico, anche se per noi non è una definizione totalmente corretta. Sia chiaro, non è intesa come cosa negativa anzi, è la sua visione di orrore che ci è particolarmente piaciuta. Si può dire che prenda una smagliatura diversa dal tipico horror a cui siamo abituati. Non mancherà di certo l’ansia, quella è un tassello presente sin dai primi istanti del gioco e aumenterà sempre di più che si procede. Quella sensazione del “chi va la?” o quella paura nel sapere che prima o poi partirà un jumpscare a farci saltare dalla sedia vi è particolarmente sempre. Questo però senza ottenere un vero jumpscare. I mostri che annidano gli ambienti non hanno una forma effettivamente descrivibile, il che li rende più inquietanti. Inquietanti quanto poco propensi a eliminarci. Infatti una delle pecche di questo gioco è l’IA dei nemici.
Essi saranno li intorno e ci metteranno la giusta paura addosso. Ma non sarà impossibile batterli o comunque evitarli. In effetti basterà avere un po’ di corsa alla mano e saranno tranquillamente schivabili tutti, pure passandoci davanti. Ovviamente questo li allerterà ma basterà poco per levarseli di torno. Infatti ci è capitato più volte che correndo dentro un edificio o dietro una qualsiasi porta, i demoni decidessero di lasciar stare la nostra fuga. Questo purtroppo fa perdere quell’effettivo terrore che si ha nei loro confronti. Oltretutto, non saranno neanche completamente immortali. Basteranno pochi colpi di pistola ben assestati, oppure usufruire dei sempre validi barili esplosivi, e vi solleverete dalla loro presenza in un battibaleno. Dobbiamo anche confermare che più di una volta entrare in edificio durante un inseguimento aveva come risultato la sparizione completa dei mostri.
Questo probabilmente è dovuto a un bug tranquillamente correggibile con una patch, ma ciò ci ha comunque fatto perdere quella sensazione di paura. Eliminare, oppure no, i nostri avversari non richiederà un unica via, ma potremmo sbizzarrirci con tutti gli oggetti che otterremo. Questo è dovuto anche alla varietà di nemici che potremo affrontare. Ora però parliamoci chiaro. Certo, non si può dire che alcune cose all’interno del titolo non ci abbiano preso alla sprovvista facendoci “sudare freddo”, ma alla fine dei conti non è il vero traguardo che questa gioco vuole instaurare nei giocatori. Della parola horror-psicologico, la seconda è una perfetta descrizione degli avvenimenti che andremo a vivere insieme al protagonista.
Si tratta di guardare oltre all’orrore creato da una creatura deforme o da uno spavento all’improvviso, bensì al riflettere su come la mente sia tuttora un lato nascosto della natura umana. In essa si possono trovare meraviglie ma anche orrori di ogni sorta. Giochi come Psychonauts si basano proprio sulla psiche della persona, e In Sound Mind è uno di questi. Esso è capace di creare quelle sensazioni di empatia nei confronti delle persone che stiamo esaminando. E in questo ci riesce molto bene. E per far ciò, We Create Stuff ha scelto la strada di un coinvolgimento decisamente più originale e diretto al giocatore.
In Sound Mind gioca sui colori e le musiche
Gli sviluppatori si sono impegnati su entrambi i fronti dell’ambientazione e del sonoro. Sul secondo c’è ben poco da dire. La colonna sonora è stata create da niente di meno che The Living Tombstone, il famoso gruppo musicale diventato famoso grazie al suo singolo su Five Nights at Freddy’s. La qualità si sente tutta, altalenando musiche calme e a volte malinconiche, ai silenzi più inquietanti e suoni paurosi che ci accompagneranno per tutta l’avventura. Sulla parte delle ambientazioni vogliamo soffermarci di più, in quanto ci ha colpito l’impegno e la genialità messa in essi. Ciò che salta all’occhio, oltre alla presenza di ambienti aperti e chiusi in egual misura, è che ogni cassetta o livello ha un suo specifico set di colori associati. E non solo nei livelli, basti prendere l’esempio fatto prima sul colore del liquido tossico dei barili.
Il team ha lavorato molto nel cercare di creare l’atmosfera giusta con una scala cromatica legata ad ogni paziente. Dove l’occhio fa la sua parte, qua è anche monito di attenzione e paura. Infatti, una volta individuato il colore legato alla persona, sapremo benissimo se essa avrà intenzioni nocive o meno. Ma ciò si correla anche ai luoghi della storia; dai colori boschivi e mimetici visti nella mente di un veterano di guerra, a quelli più caldi e focosi legati alla rabbia intrinseca in uno dei pazienti. Tutti colori che mettono in allerta il giocatore e allo stesso tempo rappresentano una guida verso la salvezza. Sebbene essi non seguano per filo e per segno quelle teorie fatte da Carl Gustav Jung sui colori legati alle emozioni, sanno essere del giusto impatto sia visivo che emotivo.
In conclusione, In Sound Mind è un ottimo indie psicologico dalle venature di un mistery più che horror. Però bisogna dire che per come è gestito, con accorgimenti del genere e idee originali nel gameplay, chiunque ami una declinazione diversa del tipico horror dovrebbe dargli assolutamente fiducia. Sia chiaro, non è un fulmine a ciel sereno ne suo campo, ma nemmeno non è degno di non essere giocato. Non è la tipica storia con i classici mostri dai quali scappare; è un viaggio riflessivo sulla mente e sulla psiche frantumata della gente che porta a comprendere le persone che andiamo a “esaminare”. Ciò porta conseguentemente a provare affetto, pietà e in generale empatia verso di loro, creando in noi una sorta di volontà nel tentare di aiutarle anche nei meandri più oscuri dell’inconscio umano. Si può dire che si vive un qualcosa che ricorda molto i romanzi di introspettivi come quelli di Fëdor Dostoevskij, perciò quello che si propone al giocatore è qualcosa di molto più profondo e radicato. Un po’ come la paura stessa.Â