Recensione Lost in Random Xbox Series X| Vi siete mai chiesti come sarebbero le nostre vite se ogni cosa venisse decisa esclusivamente dal caso? Immaginate di svegliarvi la mattina, preparare la colazione e tirare un dado. Per vostra sfortuna esce uno e il vostro piatto cade a terra. Ora immaginatevi di fare la stessa cosa prima di uscire di casa, o prima di andare al lavoro, o addirittura mentre state semplicemente camminando. Alla lunga la cosa diventa esasperante, specie se a tirare il dado non siete voi. Adesso immaginate la stessa cosa in scala più grande, immaginate un tiro che possa decidere le sorti del vostro futuro. Improvvisamente la situazione passa da esasperante a terrificante.
Questo è esattamente quello che succede alla nostra Even nel fiabesco mondo di Alea; separatasi dalla sorella Odd a causa di un lancio di dado, ella intraprende un pericoloso viaggio per riportarla a casa, e per farlo è disposta a tutto. Non importa che sia il volere del destino o una macchinazione della regina, Even non si fermerà davanti a nulla pur di raggiungere Odd. Benvenuti nella nostra recensione di Lost in Random.
Ambientazioni degne di un certo regista
Partiamo subito col dire che il titolo irradia personalità in ogni suo aspetto. Sotto il punto di vista artistico il progetto ci ha ricordato molto lo stile di Tim Burton, e questo già di per sé è un punto a favore. Qui tuttavia non si parla semplicemente dello stile visivo ma anche dell’atmosfera che si riesce a percepire giocando a Lost in Random. I personaggi poi sono un caso a parte, già dalla seconda città visitabile si può capire quanto siano ben caratterizzati. Avanti, a chi può non piacere Ocadnis, il lato oscuro del sindaco di Borgodoppio che parla in rime scadenti?
Nel regno di Alea ogni cosa, che sia l’umore del popolo o l’esito di una guerra, viene decisa tramite il lancio di un dado nero. Ovviamente vige un certo monopolio sul potere di questa creatura (si, i dadi sono vivi). Indovinate chi può mai avere il controllo dell’”unico” dado del regno? E come avete fatto a capire che è proprio la regina? Si, come avrete potuto intuire vige una salubre e libera democrazia, così libera che la benevola sovrana ha ben pensato di dichiarare il possesso di dadi un crimine contro Alea. Ora, chi si sente in vena di violare la legge?
Ma proprio Even, la nostra protagonista. Nativa di Primagoria, ella viene separata dalla sorella maggiore Odd quando quest’ultima viene scelta dal dado nero per vivere a Sest’Incanto, la città in cui la regina vive e a cui tutti ambiscono. Dopo aver vissuto per un anno rassegnata all’idea di non vedere mai più Odd, Even riceve la visita di un fantasma che, senza dire una parola, la guida verso l’inizio della sua avventura. Non ci dilungheremo troppo a parlare della trama del titolo, quella la dovrete scoprire per conto vostro. Concludiamo dunque dicendo che in breve tempo la nostra protagonista incontra quello che diventerà il suo dado personale, Dicey. Le forze combinate dei due sono l’unica ancora di salvezza per Odd.
Come abbiamo già detto Lost in Random è praticamente una fiaba interattiva, e come tale deve ovviamente avere un narratore. Questi non solo riesce a non spezzare il ritmo di gioco, ma risulta sempre una presenza gradita nelle occasioni in cui si palesa. Secondo l’idea che ci siamo fatti nel corso delle nostre svariate ore di gioco, possiamo affermare che il lato artistico è il punto forte di Lost in Random, con la sua estetica creativa e riconoscibile che non mancherà di strapparci un sorriso ripensando ai tempi andati.
Un videogioco da tavolo
Il sistema di gioco è un altro punto caratteristico dell’opera. Lost in Random basa i combattimenti sulla fusione tra delle classiche meccaniche action e la costruzione di mazzi di carte, la sensazione che si ha durante l’avventura è quella di giocare ad un effettivo gioco da tavolo. Even, la nostra protagonista, ha la possibilità di equipaggiare 15 cards da utilizzare in battaglia, le quali hanno i più svariati effetti. Tramite queste ci curiamo, otteniamo vari buff e materializziamo addirittura delle armi da utilizzare in battaglia. Per poter utilizzare il nostro deck è necessario raccogliere dei cristalli azzurri generati in combattimento. Questi si creano principalmente in due modi: attaccando i nemici con la fionda in punti specifici del loro corpo oppure schivando al momento giusto. Raccogliere questi cristalli permette di pescare fino a un massimo di 5 carte dal mazzo.
Una volta eseguita la pescata arriva il momento di lanciare Dicey, il nostro capace compagno. In base al risultato del tiro otteniamo un determinato quantitativo di punti, questi sono fondamentali per giocare le carte. Facciamo un esempio per campire meglio come funziona: Even tira Dicey e ottiene un 2 come risultato. Se nella mano abbiamo delle card con costo pari o inferiore possiamo giocarle, altrimenti ci tocca aspettare la prossima mano. Non c’è un limite di carte utilizzabili, teoricamente con la giusta combinazione è possibile utilizzare tutta la mano. Se già state tremando all’idea di dover diventare campioni olimpionici di lettura veloce per poter leggerle in battaglia non preoccupatevi, durante il maneggiamento della mano il tempo si ferma fino a quando non attacchiamo o non interrompiamo noi il processo.
Purtroppo essendo un sistema completamente casuale non è possibile avere un effettivo controllo della situazione in combattimento. Ci è capitato spesso di rimanere senza nulla di utile in mano e di vagare in giro per l’arena in battaglia in attesa che qualche punto debole si rivelasse sul nemico. Un piccolo difetto che si fa sentire, man mano che l’enfasi dell’opera viene concentrata su questa meccanica risolutiva di diverse situazioni.
Le lacune del sistema di combattimento
In linea di massima l’idea alla base del sistema di combattimento è molto interessante, tuttavia alla lunga può risultare stucchevole. Chiariamoci, menare robot con un maglio dalla testa a forma di D20 è sicuramente entusiasmante, tuttavia i nostri movimenti risultano alquanto legnosi e il moveset delle armi non è molto esteso. All’inizio questo problema non si nota molto, ma dopo un paio d’ore di gioco diventa particolarmente evidente.
Questa non è l’unica pecca riguardo l’argomento, gli scontri in generale difatti presentano un altro difetto. A livello pratico essi sono tutti una specie di piccola arena funzionante ad orde: ad un certo punto la zona si chiude e i nemici iniziano ad arrivare. Eliminata la prima ondata arriva la seconda, poi la terza e così via, fino a quando non rimane più nessuno. Se si unisce la ripetitività che al lungo andare emerge durante le battaglie al problema precedentemente elencato risulta chiaro quali siano le lacune degli scontri.
Sebbene gran parte dei combattimenti risentano dei problemi citati, sono presenti alcune sequenze di gioco che da sole riescono a tamponare, quantomeno in parte, il problema. Ad un certo punto delle nostre avventure capiterà di fronte a noi una sorta di tabellone. Avete presente i giochi da tavolo con le pedine, no? Questo tabellone è un’arena con delle regole speciali: il nostro obiettivo è quello di far progredire la pedina bianca fino alla fine del percorso tramite il lancio del nostro dado, il tutto facendo attenzione alle ondate di nemici e ai vari ostacoli presenti sulle caselle.
Un’altra cosa che aggiunge quel tocco di variabilità necessaria al progetto è la quantità di carte disponibili. I poteri e le armi che possiamo ottenere sono un numero non indifferente, la costruzione di un mazzo perfetto per il nostro stile di gioco ci ha sinceramente tenuto occupati per un bel po’ di tempo. Abbiamo trovato queste idee un modo gradito di aggiungere un po’ di variabilità all’azione, che però continua comunque ad ingranare in maniera non eccelsa a causa della stucchevolezza già citata.
Prima di concludere desideriamo spendere qualche parola sulle performance del titolo, come di consueto. Per tutta la durata della nostra esperienza Lost in Random ha egregiamente mantenuto gli standard comunicati per la console, non abbiamo registrato alcun problema di sorta e il gioco gira alla perfezione.
Lost in Random è un titolo la cui personalità riesce perfettamente a risaltare. Il lato artistico, a detta nostra il vero punto di forza dell’esperienza, richiama molto l’estetica dei lavori di Tim Burton, tuttavia riesce ad amalgamarsi alla perfezione con il mondo fiabesco progettato da Zoink Games, il ché dona al gioco un carattere del tutto unico. L’idea di base del sistema di combattimento, incentrata sulla casualità dei tiri di dado e delle carte, è molto originale e interessante. Il suddetto tuttavia soffre di alcune lacune, prima fra tutte la stucchevolezza che a lungo andare viene percepita. I problemi degli scontri in ogni caso vengono risolti, seppur in parte, da alcune brillanti scelte di gameplay. Il titolo si comporta egregiamente a livello di performance su Xbox Series X. In conclusione ci sentiamo di consigliare l’acquisto di Lost in Random a tutti coloro che gradiscono gli action adventure, ma anche a tutti i giocatori che apprezzano titoli story-driven dal design particolarmente originale.
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