Hell Let Loose Recensione| In guerra e in amore tutto è permesso, dicono, ed è un’affermazione sorprendentemente vera secondo noi; potremmo rifletterci a lungo per quanto concerne l’amore, un concetto molto aleatorio e che si declina in modi magnificamente eterogenei, ma con la guerra è tutto più semplice. Possiamo guardare ad un alleato prezioso, in questo senso, la guerra è sempre stata documentata, anche quelle più indicibili ed immorali hanno ricevuto una cronaca (che sia giunta a noi o meno è un altro paio di maniche) fatta principalmente per chi la combatteva, così da dare una ragione ad ogni esito, ad ogni scontro, ad ogni mutevole piega del destino e delle sorti di battaglia. La Seconda Guerra Mondiale in questo senso è un vero e proprio gioiello di testimonianze, una concatenazione di eventi e persone collegate in modi sorprendenti, che ci fornisce una delle ricostruzioni più accurate di sempre. Il titolo che affrontiamo quest’oggi ci fa vivere da protagonisti proprio questa storia; stiamo parlando di Hell Let Loose, FPS multigiocatore sviluppato da Black Matter in seguito ad una vincente campagna Kickstarter ed edito da Team17. Cominciamo!
Un uomo e le sue idee
In Hell Let Loose calzeremo gli anfibi di un uomo qualunque alle prese con uno dei momenti più bassi e mortali della storia umana: la Seconda Guerra Mondiale. Fin dai suoi presupposti il titolo si mostra dotato di tutti i presupposti per offrire un’esperienza immersiva ed emozionante a tutti gli appassionati di storia e di guerra. Abbiamo la possibilità di unirci al conflitto al fianco di Asse o Alleati, e la cosa subito interessante, che risalterà agli occhi della maggior parte dei giocatori, è il grado di personalismo dell’esperienza. All’avvio di ogni partita ci troveremo faccia a faccia con il nostro alter ego, con il nostro soldato, che cambierà divisa in base alla nostra scelta. Per chi combattiamo? Qual è il nostro ruolo? Siamo un semplice fuciliere? Un uomo qualunque gettato in questo inferno? Oppure uno specialista? Un mitragliere, un carrista, un artigliere, un medico, un ufficiale, addirittura. Fin da questa prima scelta viene gettata una testa di ponte tale da farci immaginare quali sono i possibili sviluppi futuri di questo gioco.
Ma in Hell Let Loose il picco non è neanche questo, in quanto la scelta che segue è ancora più topica, ovvero quella di scegliere la nostra squadra. In una schermata con una mappa tattica del luogo del nostro dispiegamento inizia il vero approccio con il cuore dell’esperienza. La comunicazione è la chiave in un gioco multigiocatore in cui noi siamo uno qualunque, e la guerra, quella vera, è qualcosa che si combatte in gruppo. Se mai vi dovesse capitare di combatterne una, confortatevi sapendo che non sarete soli, ci sarà sempre qualche vostro commilitone con cui morire; ma tornando a noi, insomma, questo sarà il primo momento in cui incontreremo in chat vocale i nostri compagni di unità e potremo cominciare a pensare ad un piano. Il pensiero tattico e sociale è fondamentale in questa situazione e senza parlare con gli altri col mic o in chat vocale difficilmente ci troveremo bene durante la nostra esperienza.
Nel fragore della battaglia
Siamo adesso nel pieno dell’azione all’interno di una sessione di Hell Let Loose: cosa notiamo subito senza particolari sforzi? Sicuramente il livello di grandezza e dettaglio di ciascun campo di battaglia, un luogo di combattimento vero e proprio e ben pensato, sia che si tratti del fronte orientale che occidentale, sia che fossimo impegnati a difendere strenuamente Berlino, sia che fossimo l’Armata Rossa inviata a rompere l’assedio di San Pietroburgo. Ci troveremo dinnanzi sempre scenari credibili e totalmente esplorabili, ricchi di luoghi di interesse, strade, punti sensibili, trincee, edifici, postazioni fortificate e quant’altro, i luoghi dove la nostra storia di combattenti verrà scritta ed in cui saremo chiamati, assieme alla nostra unità, a fare la storia.
C’è poi il grado di dettaglio, un altro fiore all’occhiello di Hell Let Loose; le divise, le armi, i veicoli, l’ambiente… tutto è ben reso e in totale accordo con la storia… dalle pistole all’equipaggiamento, passando per i fucili, i carri armati, la tecnologia. Siamo in un’ambientazione fortemente accurata, uno dei cardini focali su cui si insisterà maggiormente per mantenere popolati i numerosi server di questo titolo, che per il momento sembra reggere più che bene durante le sue prime settimane. Ma cosa si fa, oltre a sparare? Presto detto, perché oltre al gioco di combattimento in sé, ci sono altri due livelli sorprendenti di metagioco nell’opera, uno di gestione delle risorse, ovvero carburante, proiettili, materiale e popolazione combattente, l’altro, quello di comando, in quanto fra i ruoli disponibili esiste anche quello del comandante dell’intero battaglione, che trasmetterà ordini personalmente attraverso il suo telefono dal posto di comando, un luogo tangibile dello scenario. Sarà lui stesso a comunicare con ciascun caposquadra e fornire ordini ed informazioni in tempo reale, ruolo che sarà molto appetibile a tutti gli amanti di wargames.
Sopravvivere per combattere un altro giorno
Nella sua fibra, Hell Let Loose è un gioco molto rigoroso ed impostato, ma non hardcore. Andremo adesso a riflettere in fatti nel suo meta e in alcune sue caratteristiche meccaniche pratiche che, vista l’audience così eterogenea alla quale l’opera si rivolge, potrebbe senza dubbio dividere in due gruppi polarizzati i suoi fruitori. Parliamo infatti di un prodotto in cui, superate le fasi di interfaccia diegetica a schermo a parte un contenuto indicatore dei nostri colpi e un’infografica sul nostro equipaggiamento non appare quasi nessun elemento di riferimento in HUD, lasciandoci il compito di orientarci e comprendere se abbiamo colpito il nemico con un UI piuttosto sfuggente ed evanescente, cosa che ci fa comprendere come l’enfasi sul realismo sia in certi frangenti esagerata. Questo però potrebbe attrarre coloro che puntano di più sull’immersione, dunque non è detto che sia una scelta perdente.
Proseguendo, ci sono due dati di fatto topici nell’elaborare quelle che potrebbero essere percepite come limitazioni o particolarismi di Hell Let Loose: in primis, l’assenza di simulazione balistica, facilmente individuabile adottando il ruolo di cecchino e provando a sparare tiri a volley o rimbalzo; una vera e propria occasione sprecata di rendere trasferibili in gioco le gesta leggendarie di alcuni dei cecchini più famosi e mortali della Seconda Guerra Mondiale, vissuti durante il conflitto in costante simbiosi con la loro arma arrivando a considerarla un’estensione di sé. Una perdita considerevole per un prodotto che al suo cuore è un FPS che punta sul realismo. Successivamente poi c’è la sopracitata assenza di riferimenti visivi di molti generi, che si costituisce come un vero elemento di difficoltà di ogni partita; pur abilitando un gioco di mimetismo e furtività, questo potrebbe far male specialmente scoraggiando i novizi che si approcciano all’opera.
La forza dell’amicizia
Hell Let Loose nella sua sostanza prospera quando diviene la scelta gaming di un gruppo di amici, persone che si conoscono già al di fuori dello schermo e che sono in grado di comunicare e di organizzarsi con maggior flessibilità. Come abbiamo già affermato, la comunicazione è la chiave del successo in un’opera come questa, ed infatti il titolo mette a disposizione una serie di canali vocali VOIP di diverso tipo, ci sono quelli dedicati esclusivamente al comando, come quello fra i caposquadra e l’ufficiale della battaglia, e poi quello di squadra, che permette di coordinare il proprio team. Infine c’è anche la possibilità di parlare con i giocatori con un sistema di prossimità, in questo senso si potrà comunicare anche con soldati di altre squadre o persino altri schieramenti.
Ma non sono solo papaveri rossi (!) a decorare un titolo rosa e fiori; come c’è da aspettarsi ci sono alcune criticità, alcune imperfezioni, perché il videogioco perfetto non è ancora stato creato (non ci sarebbe bisogno di crearne altri) e dunque c’è sempre spazio per il miglioramento. I ruoli di Hell Let Loose sono tutti più o meno bilanciati, ma manca la possibilità per i proprietari dei server di personalizzare il gameplay: perché non fare un server in cui si combatte con i soli carri armati? Oppure, una derivazione da Prima Guerra Mondiale in cui tutti sono semplici fanti che si preparano ad una carica di fanteria? Le possibilità sono numerose e il nostro augurio è che gli sviluppatori sappiano coglierle in modo vincente.
In conclusione, siamo rimasti positivamente colpiti dal lancio di Hell Let Loose, un titolo rinfrescante nonostante il setting visto e rivisto, sebbene mai vecchio e mai superato. Ci siamo trovati davanti un titolo da poco uscito dall’Early Access, con le idee già piuttosto chiare e con i numeri per configurarsi come un’opera solida e ben presidiata da un alto numero di giocatori. Con azione immersiva ed accurata e scenari ben fedeli ed interessanti, il gioco ha ancora del potenziale inesplorato sia dal punto di vista delle meccaniche che delle prospettive per il futuro, ma siamo certi che con il giusto impegno potrà toccare vette ancora maggiori.