Elite: Dangerous: la recensione di VMAG

Elite: Dangerous è un gioco a cui non avremmo dovuto giocare. David Braben, il suo creatore, aveva girato in lungo e in largo in tutto il globo pur di trovare un straccio di contratto di pubblicazione per coronare il suo sogno: creare il simulatore di volo spaziale che aveva sempre sognato, già venti anni prima, quando su Amiga (e altri) aveva portato Elite, il primo capitolo di questa serie. Nessuno, ma proprio nessuno ha voluto credere alle parole di speranza, alle promesse e ai pitch di Braben, che infine ha dovuto rivolgersi a tutti noi, videogiocatori navigati e nostalgici, per convincerci a finanziare con una donazione su Kickstarter la concretizzazione del suo sogno. E ci è riuscito eccome. La piattaforma di crowdfounding è stata spesso il luogo dove la vendetta di creatori ignorati dalle grandi aziende si è consumata, molte volte con un successo esplosivo.

Questa è la prima stazione spaziale che vedrete (nel tutorial). Si, è bellissima.
Questa è la prima stazione spaziale che vedrete (nel tutorial). Si, è bellissima.

Elite: Dangerous alla fine si è fatto, e alla maniera in cui Braben voleva, mica si è dovuto adattare: simulatore vero, difficile da imparare e duro nella punizione a chi vuole fare le cose in fretta e con superficialità, ambientato in una galassia ispirata alla nostra, di dimensioni molto simili. L’anno scorso è sbarcato su PC con 500 mila copie vendute ad Aprile 2015 e arriva ora in esclusiva temporanea anche su Xbox One, pronta a portarci nell’infinito spazio con un gamepad alla mano. Le problematiche di portare un titolo del genere su console possono essere molteplici per tanti fattori, soprattutto per via dei controlli che nei simulatori non sono mai pochi, ed Elite non fa eccezione, ma questa volta dobbiamo ricrederci e fare i complimenti al team di sviluppo che ha trovato ottime soluzioni per ovviare alla situazione. Anche sul lato tecnico siamo stupiti: era chiaro fin da subito che la qualità di un PC di ultima generazione non sarebbero stati raggiunti, eppure la qualità grafica di Elite resta molto elevata e regala anche sulla One scenari mozzafiato. Seguiamo i ritmi del gioco stesso, e vediamo con calma tutti i dettagli di questa versione.

Forse anche voi farete la stessa faccia che ho fatto io al primo salto nell'iperspazio.
Forse anche voi farete la stessa faccia che ho fatto io al primo salto nell’iperspazio.

Viaggiare nello spazio può anche affascinare tanti giocatori ma Elite non è un gioco per tutti, anzi, è per pochissimi. E’ un cerchio che si restringe: deve piacervi il volo spaziale, deve piacervi il volo spaziale simulativo e deve piacervi il volo spaziale simulativo al ritmo imposto da Elite. Tenete conto che per governare la vostra nave e imparare le meccaniche di spostamento tra un pianeta e l’altro e tra gli obiettivi di una missione saranno necessarie circa 15 ore, che raddoppieranno facilmente per arrivare a ritenersi esperti. Il gioco vi viene incontro invitando a seguire il tutorial che comunque ritengo non sufficiente per imparare al meglio tutte le possibilità a disposizione; serviranno i video sul canale YouTube e il manuale di gioco (fatevi un’idea), e infine tanta pratica. Il rischio più alto nel passaggio a Xbox One poteva essere la trasposizione dei controlli da mouse e tastiera a joypad, ma è stato sventato grazie a intelligenti soluzioni da parte degli sviluppatori, che tramite semplici combinazioni di tasti, assimilabili in poche ore, permettono di usufruire di tutti gli aspetti con immediatezza. Non potrà mai essere pari a quella PC, di sicuro, ma per alcuni movimenti mi sono trovato anche meglio ad avere tutto disponibile nel palmo delle due mani. Una volta padroneggiate al meglio le tecniche di conduzione del velivolo e soprattutto quelle di combattimento potrete iniziare il vostro viaggio in una galassia praticamente sconfinata, forse il vero principale punto di forza del gioco: sono 400 miliardi le stelle che ne fanno parte, di cui 150 mila sono riproduzioni di controparti reali della Via Lattea mentre le altre sono generate proceduralmente ma sempre secondo veri dati astronomici. E’ un mondo di gioco persistente e ci si sente davvero piccoli in un universo del genere, ma anche potenti nel poterlo esplorare in tutta libertà, scoprendo e dando il nostro nome ai nuovi pianeti. Anche qui però vanno fatti i conti con i ritmi imposti dal gioco, davvero molto lenti poiché simulativi, visto che saranno necessarie anche decine di minuti tra uno spostamento e l’altro. I motivi per sopportarli saranno tanti e diversi grazie alle missioni che potremo intraprendere stazionando nelle basi orbitanti, da quelle puramente d’azione affidate dalle autorità o dai pirati spaziali in cerca di vendetta, fino a quelle decisamente meno movimentate come ad esempio il trasporto di materiali, insieme alla grande sistema economico di gioco, con un mercato di oggetti e materie prime profondo e dinamico.

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Il mercato dei materiali è uno dei punti focali del gameplay, e bisognerà monitorarlo da sistema in sistema per trarne vantaggio.

Sono la veste grafica e la colonna sonora a dare un tocco di classe all’intero titolo. Dalle le navi pilotabili, alle le stazioni orbitanti, ai pianeti e le stelle, tutto gode di magnifiche texture e una grande quantità di poligoni. Alcuni scenari vi lasceranno a bocca aperta e momenti come scontri con navi di grandi dimensioni e avvicinamenti alle stazioni dove rifornirsi sono davvero memorabili, impreziositi dagli effetti speciali di luci e proiettili. Su Xbox non possiamo pretendere gli stessi picchi raggiunti dalla versione PC, dove gli appassionati che si sono già spinti oltre il limite con mod grafiche avanzate (e pesantissime) ma non possiamo lamentarci, il tutto resta splendido da vedere su un televisore da tanti pollici. Ottimo anche il comparto audio, con musiche molto evocative, probabilmente ispirate alla tradizione dei film di fantascienza, con note lunghe e intense e alti cori. Unito ai lunghi viaggi solitari con la sola compagnia delle luci della strumentazione e qualche stella in lontananza, l’esperienza è emozionante. Se siete appassionati di tali film o fantascienza insomma, questa è la vostra mecca.

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Sono la veste grafica e la colonna sonora a dare un tocco di classe all’intero titolo.

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Il grande involucro descritto fin’ora nasconde però all’interno delle meccaniche di gioco molteplici problemi. Quasi come se fossero annunciati dalla tipologia di gioco, sapete fin da subito di dover fare i conti con ritmi da simulatore vero, e sarà facile spazientirsi durante i lunghi tempi di volo da una destinazione all’altra, oppure nella semplice regolazione della velocità dopo un viaggio nell’iperspazio per fermarsi nei pressi dell’obiettivo, che anche dopo aver acquisito molta esperienza potrebbe richiedere molti tentativi. Va bene che sia stupendo da guardare ed ascoltare, ma in alcuni casi si trasforma in un’attività contemplativa, con pochissime interazioni richieste e molto tempo speso ad aspettare di raggiungere il punto prefissato, oppure in impieghi come l’estrazione di materie prime. A volte è difficile capire dove sia il gioco vero e proprio. Sapete di dover avere tanta pazienza insomma, e se siete interessati al titolo probabilmente lo avete già messo in preventivo, ma andando in profondità emergono problemi nelle meccaniche su cui è difficile soprassedere, che risiedono nell’equilibrio delle strutture delle missioni. Molte volte gli portare a compimento una missione complicata e difficile (e di sicuro lunga) restituisce pagamenti infimi rispetto ai prezzi di acquisto della strumentazione, per non parlare delle navi, costosissime. In altre invece è facile accumulare valuta grazie a difetti nell’intelligenza artificiale: ad esempio mi è capitato che un fuorilegge con una buona taglia attacchi intere schiere di navi delle autorità, e sono bastati pochi colpi per distruggerlo e portare a casa il bottino. Altri problemi risiedono nel multiplayer, ancora povero di contenuti e che speriamo venga rimpolpato più avanti, ma resta un’ottima mossa l’introduzione del PvP chiamata Close Quarter Combat, con tanto di tornei, adatta a quei giocatori interessati solamente al combattimento e non hanno voglia di sorbirsi ore di viaggi o di commercio.

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E’ il sogno realizzato da un designer visionario che spesso non scende a compromessi con il giocatore

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Nonostante il CqC, Elite resta un simulatore adatto solamente ai veri appassionati. E’ il sogno realizzato da un designer visionario che spesso non scende a compromessi con il giocatore ed ha una curva di apprendimento alta. Attenzione, non siamo di fronte ad un Flight Simulator dello spazio ma risulta in molti casi un’esperienza unicamente contemplativa e in altri è praticamente un non-gioco. Farà la felicità di tutti i gamer che fin da bambini hanno sognato di mettersi alla guida di un’astronave e hanno una passione per la fantascienza con una certa misura di plausibilità, o chi vuole misurarsi in un gioco di pazienza, esperienza e in alcuni casi calcolo. Se fate parte di questa categoria e i problemi nel multiplayer verranno risolti con i futuri aggiornamenti potreste questo è il titolo che terrà compagnia a voi e i vostri amici per i prossimi anni. Per tutti gli altri, meglio passare oltre.