Nevermind: il videogame che gioca col tuo cuore

La Nintendo è da sempre nota per gli accessori relativamente poco longevi delle sue consolle e per il non saper accettare le occasionali sconfitte dei suddetti ammennicoli. Se il 3DS ha redento la tecnologia che aveva infangato il Virtual Boy, ciò non è capitato per il Wii Vitality Sensor che, se non fosse morto sul nascere, era pronto a definirsi rivoluzionario pur essendo tremendamente simile al Bio Sensor del Nintendo64. L’idea di un sensore cardiaco attaccato con una molla al polpastrello non è certo accattivante, ma col tempo altri si sono cimentati in soluzioni più creative per estendere l’esperienza del giocare al di fuori delle tradizionali barriere e i ragazzi di Flying Mollusk hanno ulteriormente affinato questa ricerca d’avanguardia con il loro Nevermind.

Nevermind nasce dalla mente della giovane Erin Reynolds che, sin dai tempi del college aveva dimostrato di voler puntare alla creazione di un biofeedback positivo abbinato a un’esperienza horror che solo alcuni giochi survival permettono di provare. L’idea di base è il dimostrare come l’utilizzo dei videogame, tanto criticato da alcuni media, possa dimostrarsi positivo se non addirittura utile per migliorare la propria salute psicologica e sociale. “Un [gioco] che mi ha ispirato è Dance Dance Revolution,” ammette la programmatrice approfondendo la genesi della sua intuizione, “mi piace molto e mi ha insegnato che l’esercizio può anche essere divertente“. Da fisico a mentale, dal ritmo alla paura, la sostanza vorrebbe rimanere invariata proponendo un vero campo d’addestramento capace di fortificare chi decide di sottoporsi all’esperienza.

Erin lavorava alla Disney, poi ha deciso di dedicarsi all'horror e ai disturbi mentali.
Erin lavorava alla Disney, poi ha deciso di dedicarsi all’horror e ai disturbi mentali. Cosi, tanto per dire.

Grazie a un qualsiasi sensore cardiaco (dall’orologio da corsa alla videocamera RealSense) Nevermind è in grado di percepire lo stress patito dall’utenza e, in base ai dati ottenuti, di aggiustare il tenore dell’azione. In maniera non dissimile a quanto visto in Psychonauts, il “neuroprober” protagonista andrà a sondare le menti di individui sofferenti diversi traumi psicologici; sarà compito del giocatore mantenere l’autocontrollo in modo che il personaggio non venga sopraffatto e annichilito dal terrore. Il gioco, che uscirà prossimamente per Mac e PC, non si spaccia certo per una soluzione medica ai problemi umani, ma molti che lo hanno provato dicono di averne tratto giovamento e l’USC (University of Southern California) sta effettuando i primi test clinici per vagliare la possibilità di tradurre il sistema in modo che possa essere di sostegno alle varie terapie psichiatriche. Ora c’è da chiedersi se Nevermind non sia una mezza bufala come Brain Training che, nonostante millantasse di mantenere allenate le meningi, si è rivelato inutile e divertente quanto la Settimana Enigmistica.