Il primo aprile 2008 i fan di The Legend of Zelda erano stati ingannati da un sedicente teaser trailer che ne promuoveva un’eventuale trasposizione cinematografica, questo febbraio la storia si è ripetuta e sono girate false voci di un possibile telefilm finanziato da Netflix. Il polverone sollevatosi, tuttavia, è ancora ben sospeso in aria e la Nintendo, che ha deciso di allargare la sua influenza anche fuori dai limiti dettati dalle consolle, inizia a soppesare le opportunità del mercato; non sorprende, quindi, vedere Shigeru Miyamoto e Takashi Tezuka – le due menti dietro i più grandi successi Nintendo – coinvolti in un’intervista nella quale l’inviata di MTV li tartassa indagando sui futuri progetti per il grande e piccolo schermo. La Rete, che campa di sensazionalismo e vacue provocazioni, ha subito colto al balzo l’occasione di scatenare putiferio evidenziando la dichiarazione di Tezuka che, stanco di vedere sempre gli stessi attori a lavoro, ha ammesso gradirebbe poter selezionare una ragazza con tratti mascolini per dare una svolta inedita al ruolo di Link.
I detrattori si stanno già scannando ferocemente, dimenticandosi che la saga di The Legend of Zelda non sia insolita a queste ambiguità (basti pensare a Sheik che si traveste/tramuta, cambiando sessualità), che i due programmatori stiano evidentemente improvvisando un discorso tutt’altro che concreto e, soprattutto, che in passato il mondo intero abbia accettato senza battere ciglio un quarantenne stempiato che gioca a far Pinocchio travestendo sua moglie da fata turchina. Ben più interessante, semmai, è la titubanza nel parlare di lungometraggi. Dopo il terribile flop del film Super Mario Bros. la Nintendo ha sempre fatto un forte ostracismo a Hollywood, ma le parole di Miyamoto gettano il seme della speranza. “Un lungometraggio? È assolutamente un segreto!“, dice l’autore incrociando le dita a diniego e evitando di rispondere, “Non posso fare nessun commento ora, ma vedremo.” Giudicando dal linguaggio verbale e non, quest’ultimo argomento pare aver toccato delle corde sensibili e non mi stupirei nello scoprire prossimamente che qualcosa bolle in pentola, anche fosse solo un film “di nicchia” come è capitato per Phoenix Wright.