Outriders Recensione della Campagna: la guerra non cambia mai

Versione PS5

Outriders Recensione della Campagna Versione PlayStation 5| Stiamo vedendo diversi titoli interessanti nelle ultime settimane, ora che pian piano la situazione con il Coronavirus comincia ad alleggerire la pressione e anche gli studi di sviluppo hanno imparato a conviverci. Potremmo avere opinioni diverse su questo tema, ma a nostro parere l’idea che l’aria stia cambiando è innegabile. Non potrebbe essere altrimenti dopotutto, nel mondo videoludico, con le sue innumerevoli sfaccettature e la sua continua fase di rigenerazione quanto tecnica tanto creativa.

Uno dei prodotti del momento infatti è proprio Outriders, titolo loot-shooter online con meccaniche GDR/FPS sviluppato dal team di People Can Fly in collaborazione con Square Enix, che ha goduto di un ottimo lancio, ma anche di problemi sul lato server. Essendo la componente online la più grossa fetta del titolo, non possiamo formulare un giudizio in questo senso senza “toccare con mano” l’esperienza multigiocatore che il titolo ha da offrire; ma quel che possiamo fare senza troppe difficoltà è raccontarvi la nostra esperienza sulla modalità giocatore singolo. Ecco dunque così giustificata questa recensione della Campagna giocatore singolo del titolo in esame: vi auguriamo senza indugi una buona lettura.

Outriders

Primi passi su Enoch

Un titolo senza dubbio interessante, Outriders; un retrogusto di freschezza in un mondo di FPS preconfezionati, che ci riporta la mente ai cari richiami delle vecchie glorie del passato. Una mistura originale di FPS e RPG, quella che gli stessi sviluppatori ci decantano e che in effetti è presente, sebbene non faccia gridare al miracolo. Siamo sul pianeta Enoch, un nome di chiara ispirazione bibblica.  Si tratta proprio di una vicenda post-apocalittica dai contorni esiziali, presentata forse con troppa fretta, cosa che non gli fa onore, ma vediamo di capirci di più.

La Terra del mondo di Outriders è stata distrutta senza possibilità di recupero dalla razza umana, influenzata dalla sua hybris tecnologica al punto tale da credersi onnipotente: una ascesa tecnica talmente veloce da svilupparsi a discapito del pianeta natale, che gli uomini saranno costretti ad abbandonare – il costo del peccato. Fin qui, si tratta di un tema canonico della fantascienza post-apocalittica, una vicenda che abbiamo già vissuto in molte salse in tantissimi capolavori tanto letterari che della filmografia, oltre che dello stesso videogioco. Ma l’elemento di pregio di questa storia è dato proprio da un lavoro notevole di worldbuilding e dal pianeta Enoch in sé, che dà l’impressione di essere stato immaginato con parecchia attenzione.

Due arche gemelle vennero infatti costruite, per affrontare il viaggio verso la terra promessa, ma soltanto una riuscì a superare la perigliosa traversata siderale: il nostro personaggio è uno dei fortunati superstiti e fa parte degli Outriders, l’avanguardia di esplorazione sacrificabile dell’organizzazione incaricata di colonizzare il pianeta di gioco. Proprio lui prenderà parte ad uno dei gruppi dispiegati sulla superficie, al comando del Tenente Maxwell, ma sembra che le lande non siano un paradiso, in quanto i nostri eroi verranno sorpresi da temibili fenomeni paranormali ai limiti della loro comprensione. Proprio così inzia il viaggio del nostro protagonista, risvegliato da un cripto-sonno durato più di un decennio e pronto a subire la sua trasformazione.

Outriders
Dopo aver creato il nostro personaggio ci troveremo all’interno di un menù pulito ma forse poco colorato, per dare inizio alla nostra partita.

Un viaggio ricco di azione

Una campagna dalla durata di circa trenta ore che ci guiderà attraverso la storia del pianeta Enoch e dei sopravvissuti che hanno trovato qui un rifugio fatto di luci e ombre. Potremmo dire che gli elementi per una grande trama ci sono tutti, eppure qualche pezzo finisce per perdersi per strada; come se la narrativa venisse sacrificata in favore di un gameplay concitato e ricco di azione. Questa cosa si percepisce in maggior entità specialmente nelle sequenze iniziali, ma finisce per trascinarsi per tutto il corso della campagna in sé. Raramente avremo momenti di calma per riflettere su quello che sta accadendo o per osservare il mondo di gioco da una differente prospettiva.

Un male comune nelle opere di questo tipo che si percepisce per bene durante tutta la sua durata: si ha quasi l’impressione che per realizzare la trama di Outriders si sia creato un collage dei momenti tipici delle opere di fantascienza. L’arrivo su un pianeta alieno ricolmi di speranze e curiosità, il momento di rottura in cui si rivela che non è tutto oro ciò che luccica, e infine, la crisi vera e propria con un’umanità che scopre che il paradiso dove ricominciare è in verità un inferno in cui dovrà lottare per sopravvivere. E in tutto questo ci sono elementi e situazioni di Outriders che non vengono spiegate per più della metà del gioco.

Stiamo parlando di domande come “Cosa è successo di preciso alla Terra?” o anche “Come si chiamano quelle grosse bestie a metà fra cani e canguri?”. Domande possibilmente anche non richieste dal giocatore medio che preferisce solamente sparare senza farsi domande, ma che un autoproclamato GDR-FPS dovrebbe dar risposta senza esitare, fornendo occasione al suo fruitore di godere del worldbuilding e della lore che sono gli elementi che più caratterizzano un gioco simile. Così, insomma, c’è l’idea che delle opportunità siano state sprecate, la possibilità di immergere i giocatori in un mondo alieno tutto da scoprire, oltre quella di raccontare una grande storia.

L’alba di una nuova era: gli Outriders sbarcano su Enoch.

Il mestiere dell’Outrider

Passando alle missioni di Outriders, possiamo affermare che ci troviamo ad un gameplay già visto, all’inizio specialmente gli incarichi del nostro protagonista saranno piuttosto lineari, e si baseranno ad esempio sul ritrovarsi con dei personaggi, “liberare” una certa zona dai nemici oppure a semplici sparatorie che saranno l’elemento portante della nostra esperienza. Nulla di particolarmente eclatante, ma quantomeno dal fronte delle ambientazioni la cosa andrà un po’ meglio.

Infatti, uno degli elementi notevoli dell’ambientazione di Outriders che si ripercuoterà per tutta la durata della Campagna – e anche oltre, online permettendo – sarà proprio la possibilità di esplorare uno dei lati meglio pensati di Enoch: la sua biodiversità. Passeremo per zone locustri a boschive, da lussureggianti a desertiche fino a veri e propri villaggi ed insediamenti; insomma, una certa varietà che è senza dubbio gradita in un contesto in cui alla fine della fiera faremo quasi sempre la stessa cosa: sparare! Segendo la tradizione dei pionieri di cui faceva parte il protagonista, arriveremo in una nuova zona, la esploreremo e avvieremo il filone di quell’area.

Un elemento da apprezzare senza dubbio è l’offerta generosa di missioni secondarie che puntano spesso sull’approfondire le vicende di un nostro compagno o di una certa area del pianeta, ma tutto sommato si tratta quasi sempre della stessa salsa. Gli scenari in sé non sono molto interattivi: non è possibile montare a bordo di furgoni, entrare in edifici o distruggere gli ostacoli. La maggior parte del tempo in Outriders la impiegheremo a cercare di capire il luogo migliore dove trovare copertura e la traiettoria migliore per l’uso delle nostre abilità.

Outriders
Un momento determinante, quello in cui siamo chiamati a scegliere la nostra classe.

Questione di “classe”

Proprio le abilità e le quattro classi hanno un ruolo molto importante all’interno di Outriders, non soltanto perché possono fornirci potenti perk da attivare in combattimento, ma anche perché hanno degli effetti passivi che è possibile combinare e sperimentare in modi parecchio interessanti. Ci sono classi che si concentrano sulla corta distanza, come il Distruttore e il Mistificatore, rispettivamente trickster e avanguardia, per poi passare al Piromante, adattabile specialista evocatore e l’abile Tecnomante in grado di evitare il grosso del pericolo e di supportare i compagni.

Quattro classi ben distinte che offrono un po’ per tutti, oltre ad interessanti gadget e dispiegabili come torrette, trappole, barriere e protezioni che si riveleranno molto utili in molteplici situazioni. Alcune di queste si concentrano sull’evasione e sulla difesa, altre incentivano il combattimento con l’opportunità di ricaricare la salute e le munizioni in base ai danni effettuati: un’ottima dimostrazione di come, a partire da delle meccaniche semplici ed immediate come quelle di un FPS si possono ottenere buoni risultati di gameplay, che forse è l’aspetto “da GDR” meglio realizzato in Outriders.

Infatti, una delle parti più interessanti del titolo è proprio quella in cui siamo chiamati a bilanciare le abilità di classe con quelle dell’equipaggiamento e dell’arma, per lo più passive ma non mancano anche quelle attive. I giocatori più abili in questo senso potrebbero essere in grado di ottenere effetti devastanti, e combinare gli elementi a loro disposizione per fare a pezzi in modi spettacolari i loro nemici.

Outriders
La meccanica di livello del mondo è una scelta fuori dagli schemi per gestire la questione difficoltà di gioco, un elemento molto ben implementato dagli sviluppatori.

Non di solo loot vivrà l’uomo

Essendo che Outriders unisce il GDR con quello di azione, c’è da affrontare la tematica spinosa del looting e del grind; in questo senso possiamo dire che il gioco è generoso, in quanto non ci viene richiesto di affrontare molteplici volte i nemici per eseguire attività come farming o grinding. Non ci vuole un genio per comprendere che gli sviluppatori abbiano deciso di investire su una strategia differente, per invogliare il fruitore a potenziarsi, servendosi piuttosto di drop di potenza sempre crescente.

A questo punto, ci si potrebbe domandare: ma se diventiamo esponenzialmente più forti, che senso ha la difficoltà? E questo quesito viene sapientemente risolto dal team di People Can Fly Studos con la meccanica del livello del mondo. In soldoni, proseguendo nel gioco si sbloccano livelli aggiuntivi che è possibile attivare automaticamente e modificare in ogni momento: in ciascun livello cambiano il tasso di drop e di forza dei nemici, oltre ad altre variabili secondarie, insomma, nulla vieta di restare al primo o passare di botto all’ultimo.

In questo modo, l’opera ci offre la libertà di scegliere come vogliamo giocare, e la decisione di affrontare il gioco con una sfida maggiore viene ricompensata dalla possibilità di ottenere equipaggiamenti leggendari con danni o effetti maggiorati. Insomma, una mossa ben pensata che di sicuro si configura come un’ottima dimostrazione di pensiero laterale nel risolvere il problema.

Outriders è un titolo solido che ha tutte le carte in regola per conquistarsi una posizione granitica all’interno del parco ore a disposizione dei suoi videogiocatori. Gli interessati a ciò che ha da offrire avranno modo di sperimentare un’esperienza piacevole ma ancora “work in progress” specialmente per quanto riguarda la componente online e di endgame. Già adesso si intuiscono gli elementi di pregio di quello che sarà il gioco nel suo culmine, ma si evidenziano anche alcune delle criticità che si dovranno affrontare, come la necessità di offrire nuovi contenuti specialmente dal punto di vista del gameplay sfruttando le zone grigie della trama dell’opera. In ogni caso, senza dubbio siamo dinnanzi ad un ottimo prodotto che ci darà ancora modo di parlare di sé, di questo ne siamo sicuri.

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