Cultist Simulator Recensione| Molto spesso si comincia una riflessione con una domanda, un dubbio. Un quesito presuppone una carenza che si ha il coraggio di ammettere, l’umiltà di riconoscere, e la volontà di colmare. Un atto piuttosto potente, ai nostri giorni, in cui tutto è condivisione, in cui tutto è, e deve essere, visibile. Un secolo breve, tanto breve e veloce come il progresso che ci ha portato in un’epoca in cui le informazioni sono a portata di mano, in cui apparentemente chiunque può arrivare in modo semplice ad ogni tipo di conoscenza. Una convinzione che va contro millenni di esperienza umana, in cui l’esistenza ha sempre presupposto delle sfide più grandi di una vita, degli sforzi collettivi di intere generazioni. Una ricerca anche esoterica, che trascende il mondano e che si scontra necessariamente con l’occulto.
Tante persone e organizzazioni hanno tentato e tutt’oggi cercano di penetrare la barriera di un’ipotetica conoscenza proibita, chi con la scienza, chi con la fede. Difficile dire chi abbia ragione, ma certe volte si dice che la verità sta nel mezzo. Quest’oggi affronteremo un videogioco singolare, sia per le tematiche che ci presenta, sia nel modo in cui lo fa. Stiamo parlando di Cultist Simulator, titolo sviluppato da Weather Factory, uscito diverso tempo fa su PC, ora in arrivo sulla console Nintendo Switch. Qualcosa di molto diverso dai soliti prodotti che vi presentiamo, ma chissà, forse sarà proprio questo ad attirare la vostra attenzione. Senza indugio, immergiamoci nel sottomondo esoterico dell’opera.
Cultist Simulator è proprio ciò che presuppone il titolo: un simulatore di setta. Si tratta di un tema molto interessante: le vicende del gioco si basano tutte sul nostro personaggio e sul suo percorso iniziatico che, in un modo o nell’altro, lo porterà a creare un ordine occulto basato sulla ricerca del misterico. Questa può essere affrontata in modi differenti: con la razionalità, con la passione o con la vitalità. In partita, all’inizio il nostro protagonista sarà un aspirante e avrà delle condizioni mondane differenti, dipendenti dal suo status e dalla sua eredità. L’esordio più comune è quello che vede il nostro protagonista come un barelliere all’interno di un ospedale psichiatrico, cosa che lo fa entrare a contatto con individui… peculiari. Le trame che vengono sperimentate sono sempre molto interessanti, con i loro richiami a tinte chiaramente lovecraftiane e ad una lore molto profonda e ricca di curiosi spunti di riflessione.
Come dice anche il testo introduttivo, all’inizio – e anche per il resto dell’esperienza – non saremo sempre sicuri di come comportarci in gioco, questo a causa della formula originale di gameplay che approfondiremo in seguito. Proprio questa può essere vista ambo come benedizione che come maledizione del titolo, in quanto, se non verrà afferrata ed apprezzata, difficilmente stimolerà il giocatore a proseguire. Ma cerchiamo di approfondire in maniera più elementare l’opera partendo dal visibile e muovendoci verso l’invisibile, un po’ come chiedono i precetti dell’esoterismo.
Cultist Simulator è un gioco principalmente testuale: durante tutta la nostra partita ci troveremo dinnanzi quasi sempre le medesime schermate. Da una visuale dall’alto scorgiamo un tavolo ricolmo di carte dai colori e dalle icone differenti, che come è logico avranno significati diversi a seconda delle loro caratteristiche. Tutto ciò che accade è scaturito dall’interazione di queste card e dagli elementi testuali che si palesano di volta in volta, dandoci informazioni sull’elemento che abbiamo selezionato, sul risultato del suo uso singolo o in combinazione con altri, oltre a dettare bene o male tutto ciò che accadrà al nostro leader spirituale. Generalmente, il gioco non ha un fine, sebbene il nostro personaggio sarà chiamato ad indagare la dimensione occulta servendosi di sette e approcci differenti. Si tratta di una formula ben pensata, in quanto lascia libertà al giocatore di sperimentare e di affrontare il viaggio come preferisce. In alto, possiamo vedere i quattro principali – ma non unici – valori da tenere d’occhio durante le partite.
Il cuore rappresenta la salute, la forza e la buona costituzione: è possibile allenare il proprio protagonista per dargli un fisico più robusto, cosa che aiuterà in fase di seduzione oppure ci permetterà di sopportare riti più tassanti fisicamente. Il valore seguente, raffigurato dall’occhio chiuso, rappresenta la passione, la fantasia, l’immaginazione; si tratta della capacità di ascoltare i propri sentimenti e la propria dimensione spirituale, e tra le altre abilità, permette di creare arte esoterica o immergersi maggiormente nel Manso. Infine, c’è la razionalità, che venendo coltivata offre la possibilità di ampliare le nostre conoscenze, ottenendo la possibilità di tradurre testi dal greco, dal latino, dall’aramaico o da altre lingue delle arti liberali. Chiudono la rassegna poi i denari, necessari per le spese, mondane o occulte che siano. Delle variabili molto semplici, dai significati intuitivi, che in un certo senso si sposano bene con tutte le qualità fisiche e mentali necessarie a questo genere di studi.
Il punto di forza maggiore di Cultist Simulator è una lore profonda e ben articolata, forse l’elemento di maggior pregio dell’intera esperienza. Il Manso, la Casa, il Bosco, i vari Aspetti che sono la riflessione materiale di entità immateriali, un vero e proprio pantheon videoludico con un forte background iniziatico che inevitabilmente attirerà chi è attratto da questo genere di tematiche, e che finirà per catturare l’esclusiva attenzione dei giocatori predisposti. Allo stesso modo, però, chi si avvicina al titolo aspettandosi un gioco con maggior attenzione al gameplay finirà per disincantarsi. L’opera non è particolarmente indulgente, e una volta fatto il passo più lungo della gamba finiremo per essere puniti dalla meccanica di permadeath: tutto ciò che avremo scoperto e costruito con il nostro personaggio finirà per svanire, e ricominceremo ancora da una situazione differente. In ogni caso, la rigiocabilità è di sicuro garantita, visto il gran numero di finali e possibilità di azione. Ad esempio, se il nostro avo si fosse arricchito, finiremmo per giocare come il suo ricco erede, avendo l’opzione di seguire i passi del nostro genitore, o di adottare un approccio esoterico totalmente differente. Ovviamente, il caso potrebbe avere altri piani, mandandoci in rovina.
Non è un gioco per tutti: le tematiche e il modo in cui vengono trasportate al cospetto del giocatore hanno una sola possibilità di convincerlo o meno.
Approcciandosi a Cultist Simulator senza pregiudizi, una cosa che molto probabilmente salterà presto all’occhio sarà la particolare atmosfera al suo interno. Tracce musicali atmosferiche, intrise di punte mistiche e misteriche, che ci guideranno nel nostro viaggio verso la conoscenza proibita. Tanti i pericoli che si celano dietro ad ogni angolo, quando ci addentreremo negli abissi di questo sapere. Esploreremo luoghi fisici e spirituali differenti, ciascuno con sfide diverse, parleremo con chi la penserà come noi e con chi tenterà di fermarci, come il Suppression Bureau, l’organizzazione a mo’ di inquisizione incaricata di tenere l’occulto ai margini della società. Ma al tempo stesso, non mancherà la possibilità di reclutare adepti, seguaci e mercenari, e di macchiarci di crimini ignobili. Davvero notevole, come un gioco relativamente semplice dia luogo ad artefatti e situazioni molto stimolanti dal punto di vista narrativo. Un pregio non indifferente del titolo, che finisce per alzare di molto l’asticella della sua qualità.
Proprio qui ritorna il monito espresso all’avvio di Cultist Simulator; l’invito ad esplorare, a rischiare. Ricordate? Un consiglio interessante, senza dubbio, che riflette forse in senso stretto la dottrina di game design dell’autore, tale Alexis Kennedy, noto per altri titoli con meccaniche e stile simile come Sunless Sea. Egli ritiene che il fine ultimo dell’attività ludica debba essere una festiva esplorazione di meccaniche ed effetti differenti, ed infondo, è proprio questo il brillante significato del gioco. Le partite si faranno sempre più complesse, man mano che proseguono; arriveremo a dover gestire contemporaneamente e rapidamente eventi differenti, come il reclutamento, la ricerca e l’esecuzione di riti particolari.
Il nostro personaggio potrebbe perdere il lavoro, ammalarsi, cadere nel tunnel della dipendenza dall’oppio o della depressione, o soccombere a sinistri appetiti. Allo stesso modo, il Bureau sarà sempre col fiato sul collo, specialmente quando ci inoltreremo oltre certe soglie del sottobosco esoterico. Se agiremo in certi modi, finiremo per guadagnarci dei rivali, che agiranno in maniera uguale e contraria alle nostre azioni mandando avanti le loro indagini. Una meccanica ben pensata ed interessante, che ci incentiverà a mettere fuori gioco i nostri rivali in modi sempre diversi. Potremmo assumere un energumeno, un assassino, o perché no, se sappiamo come fare, potremmo mandare un demone a sterminarlo. Divertente, no?
Si potrebbe parlare molto di Cultist Simulator, ma alla fine forse la cosa più importante da cogliere del suo significato non sono forse le declinazioni misteriche, ma più che altro, la sua capacità di raccontarci una storia di cui saremo gli inconsapevoli protagonisti. C’è sempre qualcosa da apprezzare in titoli apparentemente di nicchia, e specialmente, in quelli che ci offrono modi nuovi di veicolare una storia. Di sicuro una scommessa, quella di presentarci un simulatore basato sulle carte, ma che alla fine ha dato ottimi risultati, visto il successo su PC e questo port su Switch, che seppur con comandi leggermente differenti funziona egregiamente fatte salve alcune minuzie come la dimensione dei testi. Il gioco è disponibile sul Nintendo eShop e su Steam. Grazie della vostra lettura, alla prossima; restate sempre vigili nella vostra ricerca.