Lupin Recensione | Era il 1905 quando i lettori del periodico francese “Je Sais Tout” videro apparire per la prima volta il personaggio di Arsenio Lupin. Nato dalla penna di Maurice Leblanc, la storia del ladro gentiluomo ha riscosso un successo tale da essere ampliata con innumerevoli romanzi, racconti e opere teatrali, fino ad arrivare agli adattamenti sfruttando media più recenti come cinema e fumetti. Il più famoso è senza dubbio il manga Lupin III, ideato dal mangaka Monkey Punch e dal quale è poi nato l’omonimo anime che ha definitivamente consacrato il successo del personaggio. Però si sa, quando una storia passa di persona in persona, spesso ognuno tende ad aggiungere il proprio tocco personale, modificando qualche dettaglio qua e là a seconda dell’occasione e magari deviando su binari totalmente diversi. Si tratta di un processo fisiologico che nel caso di opere come questa tende a plasmare la storia in base al contesto storico e al pubblico che dovrà fruirne, ma è innegabile come un’ampia fetta di persone ad oggi conosca il personaggio di Lupin solo tramite le opere di Monkey Punch, la cui penna segue tratti ben diversi rispetto a quelli di Leblanc.
Ad oggi probabilmente sarebbero in pochi ad apprezzare un adattamento sul grande o piccolo schermo che vada a ricalcare per filo e per segno i romanzi originali, ma è proprio qui che entra in gioco Netflix. L’azienda statunitense compie una scelta doppiamente audace, decidendo di produrre una serie televisiva basata sulle opere dello scrittore francese rivisitate in chiave moderna. Le polemiche intorno al progetto non sono tardate ad arrivare, soprattutto sulla scelta del talentuoso Omar Sy come protagonista che deve fare i conti con un immaginario collettivo che non solo associa il nome di Lupin al volto del protagonista del manga, ma anche a della atmosfere spesso lontane dalla Francia. Un peso sulle spalle non indifferente per una serie prossima al debutto, non credete?
Ma andiamo con ordine e cominciamo con la trama. La storia è ambientata in Francia, principalmente a Parigi, e vede Omar Sy vestire i panni di Assane Diop, un abile ladro e truffatore che si ispira alle avventure di Arsenio Lupin per mettere in atto i suoi colpi. In realtà le vere intenzioni di Assane sono quelle di ottenere giustizia per il padre, accusato ingiustamente di un crimine circa 20 anni prima degli eventi narrati. Questa Parte 1 composta da cinque episodi sfrutta una narrazione alternata tra presente e passato, con numerosi flashback dell’adolescenza del protagonista e degli altri personaggi principali, approfondendo in particolare il legame con il padre Babakar e le vicende che hanno portato il personaggio di Omar Sy a scegliere Arsenio Lupin come modello.
Ben presto scopriremo infatti, che il nostro protagonista non è un semplice emulatore improvvisato delle gesta del ladro gentiluomo; poco prima di essere vittima della già citata ingiustizia, Babakar cede al figlio alcuni romanzi di Leblanc, che diverranno per Assane non solo l’unico legame rimasto con il padre, ma anche un luogo sicuro dove rifugiarsi durante la sua travagliata adolescenza.
Le premesse mettono subito in chiaro una cosa: Omar Sy non è Arsenio Lupin. Certo, Assane vive secondo lo stesso codice morale e utilizza spesso il nome del personaggio come pseudonimo, ma la serie di Netflix vuole raccontare prima di tutto la storia di un uomo tormentato dai fantasmi del passato, ma obbligato a fare i conti con le responsabilità del presente. Tra queste troviamo proprio la sua identità segreta, che più volte finirà per scontrarsi con quella reale, mettendo pesantemente a rischio le vite di amici e parenti.
Sebbene infatti la serie sia caratterizzata da toni vivaci tipici della commedia francese, i cinque episodi di questa Parte 1 si presentano come una progressiva discesa verso toni più cupi. Non fraintendete, non ci troviamo di fronte a vere e proprie tragedie, ma bisogna ricordare che Assane ha scelto il mestiere del ladro che, seppur “gentiluomo” e mosso da motivazioni più o meno condivisibili, lo pone in una rischiosa zona grigia tra legalità e illegalità.
Heist movie con toni da commedia e un pizzico di thriller.
Prima di approcciarvi a questo insolito adattamento è bene che sappiate una cosa, Lupin è una di quelle serie che punta tutto sulla prima impressione. Il primissimo episodio può essere infatti considerato come un piccolo heist movie, capace di ammaliare immediatamente lo spettatore. Assane è un abile trasformista e un sapiente stratega, ma quando veste i panni di Lupin non si può non riconoscere un certo carisma, tratto distintivo del personaggio fin dalla prima apparizione. Insomma, che siate lettori di Leblanc o fan dell’ultima ora grazie alla serie anime, Omar Sy riesce abilmente a sopportare la pesante eredità che si è trovato per le mani.
A proposito di questo “decrescendo verso toni più cupi” di cui parlavamo prima, il registro cambia immediatamente dal secondo episodio. Le presentazioni sono state fatte e ora lo spettatore sa di cosa è capace il nuovo ladro gentiluomo, quindi occorre esplorare altri aspetti e punti di vista. Lupin non è solo una storia, ma presenta una sottilissima e non invadente critica alla disparità sociale. Qualche frecciatina sparsa sull’etnia di Assane e del padre, fino a dipingere un preoccupante quadro sull’eccessivo potere delle ricche famiglie, capace di dar vita a degli uomini talmente spietati da decidere su vita e morte delle persone senza neanche degnarle di uno sguardo.
Quindi si può dire che Netflix abbia colpito nel segno con questo nuovo Lupin? Secondo noi di VMAG la risposta è più che affermativa. Sebbene il progetto fosse stato inizialmente avvolto da una bufera di polemiche e preoccupazioni, gli sceneggiatori e il cast sono riusciti a consegnarci un prodotto capace di guadagnarsi una sua identità nel mare di adattamenti dell’opera originale. Prendendo in considerazione chi ha amato l’adattamento manga o anime (che senza girarci troppo intorno, rappresenta la maggior parte del pubblico), questa serie può essere un’ottima opportunità per conoscere Arsenio Lupin da un’altra prospettiva. Qualora invece non aveste mai avuto modo di approcciarvi ad un suo racconto, Omar Sy con il suo Assane Diop vi aspettano comunque su Netflix a partire dall’8 gennaio.
Clicca sulla copertina per leggere