The Survivalist Recensione – Imprenditoria e primati

The Survivalist | Prima di continuare e leggere il paragrafo qui sotto, seguite queste istruzioni. Immaginate un qualunque film generico di sopravvivenza nella natura, che sia vero oppure frutto della vostra immaginazione. Ora, concentratevi e visualizzate nella vostra mente il più vago e superficiale dei trailer per una pellicola del genere – inquadrature di isole e foreste, animali selvaggi che si muovono nel fogliame, caverne buie e inquietanti, quello che volete. Adesso, fate finta che un narratore dalla voce calda e profonda reciti le prossime frasi in modo eccessivamente epico e duro:

Dopo un violento naufragio, Protagonista X si ritrova sperduto in un luogo deserto e sperduto. Rimasto solo, deve fare affidamento sulle proprie forze per superare le sfide che lo attendono. Fame. Notte. Predatori. Mostri. E un solo obiettivo: sopravvivere.

Adesso, arriva il tocco finale. Aggiungete 4 o 5 scimmie al suddetto trailer, impegnate in vari lavori tra cui edilizia e cucina. Immaginatele lamentarsi continuamente quando non hanno nulla da fare, e rimanere indifferenti a mescolare il brodo mentre voi venite assaltati da goblin predoni e cervi giganti assassini. Benvenuti in The Survivalist.

Creato da Team17, stesso sviluppatore dietro ai due titoli di The Escapist (e con cui condivide infatti molti aspetti), The Survivalist è naufragato nelle ultime ore su PC, Xbox One, PlayStation 4 e Nintendo Switch. Le premesse si possono intuire dall’elaborata e assolutamente non ironica introduzione alla recensione: siamo naufragati su un’isola e dobbiamo restare in vita nel frattempo che cerchiamo un modo per fuggire. Rimettiamo dunque piede nel variegato mondo dei giochi di sopravvivenza, già colonizzato da colossi come Minecraft o Terraria e ampiamente esplorato da diverse case di sviluppo nel corso del tempo. Cosa distingue, quindi, l’opera protagonista di oggi dalle numerose (e più famose) star? La risposta sono le scimmie (ouch, spoiler) ma prima di arrivare a parlare di primati, partiamo dal principio.

 

Dopo essere fuggiti di prigione (due volte), è ora di imparare a sopravvivere nella natura selvaggia.

 

Siamo dunque arenati su un’isola. Ottimo, più o meno, cosa si deve fare ora? Proprio come nei sopra citati pionieri del survival, i nostri scopi sono gli stessi di sempre: costruire un riparo, procurarci nutrimento, difenderci dagli attacchi dai famigerati predatori che infestano queste lande ed esplorare i dintorni alla raccolta di risorse. Il traguardo finale è fuggire, ma non sappiamo affatto come. Ecco dunque che, dopo una veloce introduzione ai comandi e un tutorial che ci porta ad apprendere le basi del gioco, siamo lasciati a naufragare in un mondo pieno di possibilità e purtroppo poche indicazioni chiare. The Survivalist si rifiuta infatti di indicarci la via o fissare un obiettivo, al contrario, con un sonorosissimo “Questo è tutto, arrangiati” lascia che siamo noi stessi a sperimentare con il sistema di gioco e decidere le prossime mosse. Decisamente ottimo per gli avvezzi al genere, con cui posso condividere l’odio profondo verso la linearità e i cosiddetti “binari narrativi”, ma al contempo perfido per i meno appassionati, che finiscono probabilmente travolti da questa libertà senza orizzonti e possono indubbiamente perdere la voglia di giocare. Anche considerando che i veri benefici delle varie componenti del gameplay, ovvero crafting e raccolta, si vedono solo a lungo andare e forniscono poca o nessuna soddisfazione nell’immediato.

The Survivalist

Poniamo ora che voi, il protagonista di questa storia, non vi scoraggiate e decidiate di affrontare la sfida a testa alta. Inizierete dunque a prendere familiarità con le basi della vita in The Survivalist: raccogliere e costruire. Tutto funziona secondo uno schema già visto e collaudato: prendi a botte l’ambiente circostante per ottenere risorse, combinale per creare utensili o mobilia, costruisci il tuo rifugio ben protetto e impara a gestire i problemi in maniera sempre più veloce ed efficace – fino a che smetteranno di essere problemi. Aggiungiamoci una spruzzata di gestione dell’inventario e un albero di crafting che ci spinge effettivamente a creare più oggetti possibili, e abbiamo uno schema di gameplay che non ci abbandona neanche un secondo. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, non c’è veramente mai un attimo in cui non abbiamo nulla da fare. Ogni azione genera un beneficio e una necessità, e quest’ultima dev’essere colmata da altre azioni che a loro volta ricominciano il ciclo daccapo. Se riusciamo dunque a fissarci un obiettivo in mente, sia esso costruire ogni strumento esistente o prepararsi per una spedizione, è il titolo stesso a trainarsi da solo e farci passare il tempo. Unendosi ad altri giocatori (è infatti possibile arrivare a un massimo di 3 amici) questo processo non si ferma, diventa solamente più efficiente, veloce e divertente.

 

Non c’è da annoiarsi in The Survivalist: se siete stanchi di costruire mura di paglia, perché non provate a combattere scheletri guerrieri?

 

Se però il processo di raccolta e costruzione regge bene, c’è da chiedersi se lo stesso discorso valga per gli obiettivi ultimi. D’accordo, abbiamo creato un rifugio e abbiamo un bell’arsenale di strumenti, cosa si fa ora? The Survivalist propone due principali intrattenimenti: mappe del tesoro e dungeon. Le prime sono piuttosto intuibili, indicano un punto della mappa in cui è nascosto un tesoro con oggetti rari e risorse preziose. I secondi sono, invece, uno degli aspetti più interessanti dell’opera. Ciascun sotterraneo offre sfide di vario tipo, che richiedono una discreta preparazione e una buona dose di intuito per essere completati. Proprio come le mappe, la loro conquista offre succosi premi e la possibilità di procurarsi attrezzature speciali altrimenti inaccessibili. Nascondono talvolta anche piccoli segreti che, seppur di poco impatto, aiutano ad arricchire il nostro mondo desolato con dettagli e svaghi.

Fin qui, però, vi sembrerà tutto molto simile ad altri giochi survival. Il vostro dubbio, purtroppo, è fondato: la principale pecca di The Survivalist è appunto la mancanza di originalità. Tutti gli elementi fin’ora discussi si intrecciano una rete di gameplay che, per quanto solida e tutto sommato divertente, non si distanzia abbastanza dai colleghi di genere. Per la maggiore, è tutto un “già visto” che certo può soddisfare i più affezionati alla formula, ma offrire ben poca innovazione a chi cerca un’esperienza analoga ma nuova, differente. È molto più facile apprezzare la grafica, un’eccezionale composizione 2D colorata e dettagliata che contraddistingue lo stile artistico di Team17, nonché un fiore all’occhiello di quest’opera che soddisfa pienamente. Un vero peccato dunque che non riesca effettivamente ad abbracciare sufficienti nuove idee da risult- aspetta, è una scimmia quella?

 

Il mondo 2D di The Survivalist offre molte più soddisfazioni del suo gameplay – almeno a breve termine.

 

E proprio quanto tutto sembrava perduto, signori e signore, arrivano le scimmie. Vera novità di The Survivalist, questi teneri primati appaiono semi-casualmente sulla mappa e, in cambio di un’offerta di pace, si offriranno di aiutarci a svolgere le mansioni quotidiane. Così come il nostro avatar, possiamo personalizzare (in maniera molto limitata) le scimmiette, così come dare loro ordini e osservarle fare il lavoro al posto nostro. È possibile, infatti, istruire questi animaletti mostrando loro una certa azione, come costruire un oggetto o raccogliere le risorse da terra, e loro inizieranno a svolgere automaticamente la suddetta azione finché non gli ordineremo di fermarsi. Si tratta di un sistema ostico da padroneggiare all’inizio, specie quando le attività sono poche e limitate, ma con un minimo di ingegno è possibile sprigionare il massimo potenziale delle scimmie e trasformare la nostra casa in un’industria della sopravvivenza. Ne bastano quattro per creare una vera e propria catena di montaggio che preleva risorse dall’ambiente, prende quelle necessarie a fabbricare uno strumento, lo crea e lo deposita in uno specifico forziere. Avreste mai immaginato di basare la vostra impresa sull’ingaggio di primati? Io no, ma è stupendo poter esplorare questa possibilità.

Non tutto è oro ciò che luccica, sfortunatamente. Sebbene estremamente utili quando sfruttare nel giusto modo, le scimmie sono l’ennesimo muro di confusione ed esplorazione di meccaniche da sormontare. The Survivalist ci offre infatti poche indicazioni sul loro esatto funzionamento, lasciandoci con l’onere di provare e ripetere finché non avremo ottimizzato le loro mansioni. Al tempo stesso, così come il crafting, il loro vero potenziale emerge solo quando ne possederemo una bella quantità e saremo forniti di strumenti più avanzati, rendendo la loro presenza più un peso che un beneficio all’inizio del viaggio. Le scimmiette tendono per l’appunto a perdersi e vagare senza meta, lamentarsi continuamente quando non hanno lavoro da fare, ignorare i nemici anche se questi le stanno fracassando di botte, e altri piccoli tratti comportamentali che ovviamente si traducono in più fastidi per noi. Certo, è possibile addestrare uno di questi animaletti a combattere e usarlo come guardia del corpo, ma bisogna fare attenzione che non si metta a rincorrere un coniglio e sparisca nei meandri dell’isola. Insomma, questo sistema ha i suoi lati positivi e negativi. Quantomeno, è originale e pieno di sorprese.

 

Cinque scimmiette saltavano sul letto. Una saltò il turno di lavoro e si perse nel tempio maledetto.

 

Qual è dunque il risultato al botteghino della nuova avventura selvaggia e scimmiesca? Beh, tiepido è il termine giusto. Sebbene il gameplay sia solido e sappia come donare diverse ore di svago agli appassionati (specie con i primati), l’assenza di un reale obiettivo e la tediosità delle prime fasi di gioco possono sicuramente scoraggiare chi si intende meno del genere. È un’opera che per brillare richiede impegno, anche nel portare a termine attività noiose e ripetitive, tutto per culminare nell’esplorazione di dungeon entusiasmanti e nella costruzione di una più che efficiente officina di sopravvivenza manovrata da scimmiette. Da premiare è la grafica, deliziosa e dettagliata, purtroppo contrastata da un comparto audio che non riesce proprio a distinguersi in nulla se non per la carenza di tracce ed effetti suoni accattivanti. Se siete indecisi sul voler affrontare quest’esperienza, procuratevi qualche amico con cui condividerla: il multiplayer è decisamente più esaltante del viaggio in solitaria, anche se il survival non è il vostro genere preferito.

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