The Haunting of Bly Manor Recensione | I fantasmi. Ce li abbiamo presenti tutti? Quelle creature senza forma concreta che vagano per la notte e infestano case o luoghi di ogni tipo. Casper? No, Casper era un fantasmino buono. Ghostbusters? Nemmeno, troppo comico per questi standard. Ghost? Troppo dolce e smielato, ma sì potrebbe essere un buon punto di partenza. Vi dico io un nome: Hill House. Ve la ricordate? Quella casa di campagna gigantesca, dove un tempo ci abitava una famiglia felice, composta da una tenera madre, un buon padre e i loro cinque figlioletti. Il problema di quel posto è che era dimora di orrori e atti indicibili che si sono consumati all’interno e all’esterno delle sue mura. L’hanno maledetta, in pratica. E il suo cuore, la stanza più importante, restava l’unico luogo ancora sicuro dove ognuno poteva essere a suo agio. Perché, come ci insegna proprio la Signora Crain, una casa ha un cuore, dove si concentra la sua energia e dove accoglie la famiglia con più dolcezza rispetto al resto.
Ma quella della famiglia Crain non era una storia a lieto fine. Ci sono stati tradimenti, atti ignobili, morti di ogni tipo e tanto, troppo dolore. È stata una stagione drammatica basata sulla tragedia consumata in quella magione. Ma, forse, non tutti i prossimi capitoli della serie TV The Haunting saranno così. Se Hill House, quella splendida villa tra le montagne, vi aveva fatto tremare sotto le coperte dopo la visione di ogni singolo episodio, allora potreste essere davvero felici di scoprire che il 9 ottobre arriverà la seconda stagione, chiamata The Haunting of Bly Manor. Noi di VMAG abbiamo avuto il piacere di poter guardare in anteprima tutti gli episodi e siamo qui per parlarvene in una recensione senza spoiler. Siete pronti? Allora prendete giubbotto e cappello e iniziate ad aprire le porte. Pregate solamente che queste vi portino in un bel ricordo…
Partiamo dal principio facendo delle premesse. The Haunting of Bly Manor è completamente diversa da Hill House. Gioca molto di meno su jumpscare, che a lungo andare erano ripetitivi, ma sfrutta comunque il fattore dell’horror per creare mistero. Un mistero che però si basa di più sulle azioni e le parole dei personaggi piuttosto che sull’accidentalità. Qui nulla è lasciato al caso e tutto viene spiegato, in un modo anche più semplice rispetto a Hill House. Non abbiamo più lunghi flashback che potevano disorientarci. Ci sono comunque sempre due linee temporali, ma una viene spiegata solo alla fine e tutto il resto della storia si basa sul passato. In questo modo, il colpo finale che sentiamo emotivamente nell’ultimo episodio è ancora più accentuato e doloroso. Per certi versi Hill House era una vera e propria stagione basata sul trauma e sulla tragedia. Qualcosa che si rifà di più all’horror che siamo soliti vedere e conoscere. The Haunting of Bly Manor invece potrebbe stupire, in positivo ma anche in negativo. Non si tratta di una vera e propria storia di fantasmi. Sono presenti sì, ma la trama viene narrata e arricchita da varie storie d’amore davvero toccanti.
The Haunting of Bly Manor è completamente diversa da Hill House. Più che essere una storia di fantasmi è una storia d’amore.
Come è stato detto del regista stesso, Mike Flanagan, The Haunting of Bly Manor si basa su più racconti di genere Gothic Romance, non solo dell’omonima novella di Henry James, ma anche di altre dello stesso periodo. Questo particolare va sottolineato per non credere di andare a vedere una seconda stagione che ricalchi troppo la prima. Noi non lo abbiamo trovato come un difetto per Bly Manor, anzi. Siamo stati davvero colpiti dalla storia in sé e dai vari colpi di scena, alcuni più telefonati di altri, che ci hanno tenuto sulle spine fino alla fine. La narrazione subisce quasi un arresto durante gli ultimi 3 episodi aumentando le informazioni che ci serviranno per ricollegare tutto ciò che abbiamo già visto e ciò che vedremo. Paradossalmente però, questo legame con le puntate precedenti e questa spiegazione sottile delle linee temporali e dei ricordi non è minimamente paragonabile al metodo tramite cui ci veniva spiegato Hill House. A detta nostra, c’è stata un’evoluzione qui. Le spiegazioni sono molto meno confusionarie nonostante la narrazione sia più lenta in vari punti, forse anche a causa di un minutaggio parecchio abbondante per episodio. Quindi, il nostro consiglio rimane quello di guardare The Haunting of Bly Manor come se fosse una storia a sé, senza paragonarla troppo a Hill House.
Dopo queste lunghe premesse, è arrivato il momento di raccontarvi a grandi linee la trama di The Haunting of Bly Manor. Non siamo più in America, bensì a Londra nel 1987. Bly è una piccola cittadina a 3 ore di auto dalla metropoli inglese, un posto dove “la gente nasce qui e muore qui… una specie di pozzo gravitazionale”. Anche se questa descrizione non le dona fiducia, la città è conosciuta per aver dato il proprio nome al maniero più grande e importante del XVII secolo. Da qui appunto il nome Bly Manor. Questa villa gigantesca, che posa le proprie fondamenta su un umido terreno lacustre, è creata da mattoni ben allineati, statue di altre epoche, giardini meravigliosamente curati e folti boschi laterali. Un posto da sogno, direbbe chiunque. La nostra protagonista, Dani Clayton, è un’insegnante che sta cercando lavoro nella grande città londinese. Dopo vari tentativi, ormai stanca, riesce ad avere un colloquio con Henry Wingrave, un grande avvocato e uomo d’affari che necessita di un’istitutrice.
The Haunting of Bly Manor ha dei tratti horror che si basano maggiormente su colonna sonora e doti attoriali del cast.
Dopo un colloquio alquanto strano, dove la tensione è tangibile, passano a qualcosa di più ufficioso all’interno di un pub dove, dopo qualche drink, Dani viene assunta. Bly Manor è un posto stupendo dove far crescere i propri figli e rilassarsi senza alcun pensiero, un vero sogno per la nostra istitutrice. Lei si dovrà prendere cura di due bambini orfani, Flora e Miles, ma non sarà sola all’interno del maniero. Ad occuparsi della tenuta c’è anche la servitù, composta dalla giardiniera Jamie, dal cuoco Owen e dalla splendida governante Hannah. All’inizio sembra tutto andare per il verso giusto, ma poi iniziano ad accadere fatti inspiegabili. I tranelli e gli scherzi dei bambini, strane tracce sul pavimento che appaiono solo di notte, ombre dalle fattezze umane e impossibili avvistamenti. Oltre ciò, anche l’istitutrice stessa sta scappando dal proprio passato e dal senso di colpa. E sembra proprio che la casa attiri queste paure e questi fantasmi intrappolandoli per sempre lì con sé. Dani riuscirà a non perdersi nei meandri di Bly Manor o verrà risucchiata anche lei?
A livello tecnico The Haunting of Bly Manor eguaglia, se non supera, Hill House. Avendo lo stesso regista, direttore e scrittore, le inquadrature e le scelte di posizione della camera si somigliano e fanno il loro dovere anche qui. Come sempre, c’è una ricercata simmetria in alcune sequenze o un gioco di ombre, luci e colori quando alcune zone del maniero sono infestate. Si passa da scene calde di flashback, con tinte più docili e tenui, per poi passare a gelide notti perennemente illuminate da una luna strana e inquisitoria. Le ambientazioni godono di una cura nei dettagli non indifferente. Essendo abituati ad alcune zone della casa di Hill House, ancora in via di restauro e pulizia, il disordine ben curato, scusate il paradosso, lo conosciamo bene. Per questo motivo, creare invece un ambiente più pulito ma comunque ricco di particolari non è stato un lavoro facile. Bly Manor è bellissima e, nel corso delle puntate, ne scopriremo ogni angolo che già ci viene anticipato con una casa delle bambole nel primo episodio. Ogni luogo ha dei segreti da nascondere e starà a noi percepire anche i più lievi messaggi che poi avranno un loro seguito ed una spiegazione nelle fasi finali. Quindi, il nostro consiglio è di aguzzare la vista e di aprire le orecchie, i muri ancora non parlano e non sono impossessati, ma qualche parola di troppo la potrebbe dire anche un personaggio.
The Haunting of Bly Manor racconta l’amore in un modo così toccante ma anche realistico che non potrete fare a meno di ritrovarvi in una delle tante storie.
The Haunting of Bly Manor si basa maggiormente sul mistero e su una forma di amore che ne tocca alcune varianti, senza finire nel banale con le classiche coppie smielate. Anche qui la tragedia è presente, proprio come vuole il Gothic Romance. Per questo motivo, gli amori che si consumano in Bly Manor sono sì romanzati, ma anche maledettamente plausibili. Non c’è il classico colpo di fulmine a lieto fine. Ogni azione ha delle conseguenze e “non tutto è oro se luccica”. E la parte più straziante è quella di scoprire che le nostre paure e i nostri sospetti erano fondati. Non esiste qui l’amore cieco e passionale che vince persino il più egoista ed egocentrico degli uomini. L’indole umana gioca un ruolo fondamentale in questa stagione e le varie decisioni avranno un peso del futuro prossimo dei residenti. Avremo quindi una coppia più affiatata ma che si ritrova a vivere di menzogne, un’altra più innamorata ma che potrebbe spegnersi prima di tutto il resto, un’altra nata da un tradimento, e così via. La parte interessante risiede proprio del dualismo di The Haunting of Bly Manor che fa del “noi” la parola chiave per scoprire la verità. Un’unione, una coppia, non importa da chi venga formata.
Se ricordate il pattern di American Horror Story, capirete immediatamente cosa sta succedendo quando inizia The Haunting of Bly Manor. Qui ritroviamo parecchi membri del cast precedente che però non hanno lo stesso ruolo e nome. Victoria Pedretti in Hill House interpretava la povera Nell, e aveva avuto pochi momenti per splendere. In Bly Manor, invece, diventa la protagonista indiscussa dell’intera stagione, nei panni della giovane Dani. Lei, nonostante le varie storie che ci vengono offerte durante la visione, è il filo conduttore che le accomuna tutte. Hill House aveva la peculiarità di lasciare la camera in una determinata posizione, utilizzare lo zoom molto lentamente, e far recitare all’attore un vero e proprio monologo toccante. Anche in The Haunting of Bly Manor accade la stessa cosa. Anche perché parte degli attori torna, come Henry Thomas nelle vesti di Wingrave, un avvocato solitario e alcolizzato; o come Oliver Jackson-Cohen nel ruolo di un uomo innamorato ma anche tremendamente egoista. E per chi avesse apprezzato davvero molto Carla Gugino nella prima stagione, tranquilli, avrà il suo momento per splendere – sfortunatamente solo nelle fasi finali.
The Haunting of Bly Manor possiede un cast davvero variegato e perfettamente amalgamato. Qualcosa che non si vede spesso.
Oltre loro, ormai protagonisti indiscussi di ben due stagioni di fila, vorremmo anche segnalare delle new entry davvero promettenti, come i giovani Benjamin Evan Ainsworth e Amelie Smith, entrambi perfettamente inquietanti e toccanti in determinati momenti. Passiamo poi a elogiare un’altra bravissima attrice, ovvero T’Nia Miller nei panni di Hannah Grose, la governante. Lei ha un episodio tutto per sé e lo sfrutta al massimo per farci emozionare, garantendo una delle storyline più emozionanti e drammatiche dell’intera serie TV. Gli ultimi due sono Amelia Eve nel ruolo di Jamie, la giardiniera, e il bellissimo cuoco Owen, interpretato da Rahul Kohli, meno presenti ma comunque capaci di mantenere il mood di The Haunting of Bly Manor su livelli davvero alti.
In conclusione sì, abbiamo davvero apprezzato tutto di The Haunting of Bly Manor. Se non fosse per alcuni cliché ormai troppo vecchi dell’horror e qualche colpo di scena fin troppo pilotato, tutto il resto funziona magnificamente, dall’interpretazione dei personaggi, alla fotografia e narrazione, fino a toccare il comparto sonoro. Vorremmo anche sottolineare che la stagione può essere vista in lingua originale con alcuni attori che esagerano l’accento londinese, aggravando il tono in modo quasi teatrale, oppure optare per una visione completamente in italiano dove faticherete a trovare problemi. Entrambe sono di ottima qualità, quindi a voi la scelta. Non ci resta che attendere con ansia e trepidazione una terza stagione di The Haunting e sperare che questa sia ancora più diversa dalle prime due.