Nell’immaginario collettivo gli asiatici sono visti come individui in grado di primeggiare in qualunque videogioco presente, passato e futuro. I più disattenti però, ignorano forse che proprio in uno dei più importanti paesi dell’Asia, la Cina, fino a poco tempo fa e per circa 15 anni vi è stato il divieto tassativo di vendere console di produzione estera. In parole povere, ciò significava per la Cina, niente Wii U, niente PlayStation 4 e niente Xbox One… e niente retrogame con console uscite da più di un decennio a questa parte !
Dopo una prima apertura che aveva però permesso la commercializzazione della console Microsoft a partire dal 29 settembre 2014 e la PlayStation 4 dal 20 marzo 2015, esclusivamente nella zona del mercato libero di Shanghai, il Ministero della Cultura cinese ha compiuto recentemente un ulteriore passo verso la liberalizzazione di questo genere di prodotti.
Le console non saranno infatti più relegate in una singola e piccola zona, ma potranno essere vendute su tutto il territorio nazionale. Secondo gli analisti questo mercato potrebbe fruttare ben 22,2 miliardi di dollari, un margine di guadagno che per ora Microsoft e Sony hanno potuto ammirare, in Cina, solo da molto, molto lontano. Le vendite delle console da settembre e marzo sono state infatti molto deludenti, complici le normative allora vigenti, un mercato in cui domina il PC gaming, i costi di vendita troppo alti e un offerta di titoli pensati per il pubblico cinese molto povera.
Questo cambiamento potrebbe però cambiare le carte in tavola, non solo per la nazione asiatica ma anche su scala mondiale, spingendo un numero maggiore di investitori cinesi a gettarsi nel mondo delle console o gli sviluppatori a produrre un nuovo genere di contenuti pensato per il nascente mercato.
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