West of Dead Recensione – Mezzanotte di fuoco

Versione PC

West of Dead Recensione PC | Ciò che ci aspetta dopo la morte non è dato saperlo, ma possiamo sbizzarrirci ad immaginare gli scenari più disparati. Anche i videogame, nel corso degli anni, hanno voluto dare una loro interpretazione, proponendoci delle alternative alquanto pittoresche. A questa schiera hanno voluto aggiungersi i ragazzi di Upstream Arcade, che con West of Dead rispondono a questa domanda esistenziale trasportandoci in una riproposizione in chiave macabra di un saloon. Il titolo si presenta come uno shooter a due levette con caratteristiche roguelite, ambientato in un oscuro Selvaggio West, dove la parola “oscuro” descrive perfettamente sia i toni cupi della storia che il mondo di gioco, dove il buio sarà un elemento portante di gameplay. Atteso su Steam e Xbox One per il 18 giugno e su Nintendo Switch per il 5 agosto, West of Dead è pubblicato da Raw Fury, sotto la cui etichetta sono uscite ultimamente alcune perle indie di grande valore. Prendete stivali e pistola, dunque, e preparatevi a delle risse da bar che farebbero impallidire le migliori pellicole western.

Senza troppe chiacchiere o spiegazioni, veniamo immediatamente catapultati nel mezzo dell’azione, fino a giungere in quello che sarà un luogo ricorrente nelle nostre sessioni: il saloon. Qui verremo accolti da un barman, figura importante che allieterà il nostro soggiorno in questo bizzarro e macabro luogo chiamato Purgatory. Ci troviamo in una parte non meglio precisata del Wyoming di fine ‘800 e le anime dei morti si risvegliano senza alcun ricordo, accettando semplicemente il loro destino e dirigendosi a “est” o ad “ovest”, che assumeranno un palese significato metaforico ma che all’inizio vengono solamente accennate di sfuggita. Noi ci troveremo nei panni di William Mason, un carismatico personaggio dall’aspetto tutt’altro che rassicurante, vestito da cowboy e caratterizzato da una testa scheletrica fiammeggiante che rimanderà subito a Ghost Rider. Nonostante la forte somiglianza, Mason non salterà in sella a una moto per farsi strada tra morte e stregonerie, ma sarà dotato di un vastissimo quanto letale arsenale. Come se ciò non bastasse a farci capire con chi avremo a che fare, la vera chicca di questo titolo è senza dubbio la presenza di Ron Perlman che presta la voce al nostro protagonista. L’attore, noto al pubblico per ruoli come Hellboy o la voce narrante di tutti i Fallout, risulta una scelta vincente che donerà alle sessioni di gioco un tono ancora più crudo e rude. Ogni linea di dialogo sarà una gioia per le orecchie e per l’atmosfera generale, che mai come adesso grida Selvaggio West da ogni pixel.

 

Un morto, un Predicatore e nessun ricordo.

 

La premessa di West of Dead è semplice, William Mason conosce a malapena la sua identità e ignora totalmente le circostanze della sua morte, ma sa che il suo destino è legato al Predicatore. Questa figura è nota per creare problemi alle anime dei morti che attraversano Purgatory, intralciando il loro cammino nel limbo; a noi il compito di trovarlo e tentare di rimettere insieme frammenti sconnessi della nostra memoria. Questa breve seppur intrigante premessa farà da sfondo ad un gameplay che si snoda attraverso dei veri e propri dungeon generati proceduralmente, ognuno con una diversa ambientazione e relativi segreti da svelare. Come ogni roguelite che si rispetti, anche qui le regole sono chiare: ogni sessione è in parte fine a sé stessa e la morte è permanente. È però presente un intermezzo tra ogni livello, dove potremo recuperare la salute persa e spendere i Peccati, un tipo di valuta ottenibile sconfiggendo i nemici, che ci permetterà di sbloccare permanentemente armi o equipaggiamento durante le nostre avventure. A tal proposito, l’assortimento di fronte al quale ci troveremo davanti è davvero immenso: fucili a pompa e a lungo raggio, pistole e oggetti di utility come granate o scudi dai più disparati effetti secondari. Tutto ciò, unito alla generazione procedurale dei dungeon, porta alle stelle il livello di rigiocabilità e rende unica ogni sessione.

 

Quantità non è sempre sinonimo di qualità.

 

Ciò che infatti è importante sottolineare, è che il West of Dead fa di questa affermazione il suo mantra e non sempre porta ad ottimi risultati. Come già anticipato, il mondo di gioco sarà dominato dal buio che renderà il nemico molto difficile da individuare e vi impedirà di agganciarvi ad esso con il sistema di mira. Certo, potreste sempre tentare di mirare manualmente, ma è una procedura che richiede una precisione millimetrica e l’indicatore di direzione, a tratti impreciso, non vi faciliterà il compito. Ed è qui che entra in gioco la meccanica della luce: ogni stanza avrà una serie di lanterne che, oltre ad illuminare la zona, stordiranno i nemici nel loro raggio d’azione. Non pensate però che una semplice fonte luminosa possa garantirvi la vittoria, poiché queste saranno in primis difficili da raggiungere e in secundis dall’effetto di durata davvero breve. Fin dall’inizio del gioco, sarà evidente come i nostri avversari non siano degli ottimi strateghi e non abbondino in furbizia, mostrando delle evidenti lacune nell’intelligenza artificiale. Spesso ci troveremo infatti, di fronte a nemici che proveranno a spararci contro anche attraverso le pareti, attivati semplicemente dalla nostra entrata nel loro campo d’azione, neanche quello visivo. Ed è qui che il discorso sulla discrepanza tra qualità e quantità si fa preponderante, mettendoci davanti a folte schiere di nemici che ci sovrasteranno in numero, più che in abilità.

West of Dead

Sebbene le folte schiere di banditi, wendigo o qualsiasi altra creatura soprannaturale di turno soffrano dei problemi appena elencati, il grado di sfida non ne risente eccessivamente. Verso i livelli più avanzati del gioco, capiterà sempre più frequentemente di essere costretti ad un approccio più cauto, e la meccanica della capriola, unita alla presenza di coperture, si riveleranno essenziali da padroneggiare. La prima vi permette di schivare i proiettili in arrivo, producendo anche una spettacolare animazione rallentata se usata al momento giusto, mentre la seconda vi conferirà un riparo sicuro dall’inferno di pallottole che vi si scatenerà intorno, ma bloccando temporaneamente la ricarica delle armi. Spesso sarà essenziale combinarle entrambe per poter eseguire movimenti più efficaci e, perché no, anche più scenografici. A poco serviranno però le nostre sole capacità poiché, in linea con i canoni del genere, ogni sessione di West of Dead necessiterà di una non indifferente dose di grinding. E nel caso in cui si decidesse di correre e sparare all’impazzata ignorando questo aspetto, il gioco non mancherà di ricordarcelo con dei nemici in grado di ucciderci in un solo colpo. Esiste, infatti, un sistema di progressione temporaneo delle statistiche di Salute, Danni e Abilità, i cui punti potranno essere spesi a nostra discrezione.

West of Dead

Dulcis in fundo, lo stile artistico adottato da Upstream Arcade è quello di un particolare cel-shading che fa del nero il suo colore predominante, ben sposandosi e anzi, integrandosi perfettamente nel gameplay. Inoltre il design delle creature e dei nemici si colloca nel mezzo tra il bizzarro e l’inquietante, restituendo un’immersione quasi totale in questo truce e Selvaggio West. Se poi non bastasse la cavernosa voce di Ron Perlman per spingervi ad entrare a Purgatory, anche il resto del comparto sonoro saprà regalarvi delle emozioni, spaziando da tracce degne di un duello sotto il sole cocente di mezzogiorno, ad un sound design pienamente all’altezza delle aspettative. Tirando le somme, West of Dead punta al cuore degli appassionati del genere roguelite, svecchiandosi però della inflazionata pixel-art che domina il panorama odierno del genere e mostrando che non serve essere Red Dead Redemption 2 per portare avanti una degna rappresentazione del western.