The Persistence Recensione – Preparatevi ad essere ristampati, spesso

Versione Xbox One

The Persistence Recensione Xbox One | Una nave spaziale si blocca durante il proprio tragitto. La rotta principale, un pianeta da colonizzare, sembra essere irraggiungibile al momento. La causa? Un gigantesco buco nero, terribilmente vicino, sembra essere il motivo principale. The Persistence ci spiega immediatamente che saremo noi a dover risolvere questo “piccolo” problema. Dovremo addentrarci nella stazione per scoprire da dove provengano alcuni malfunzionamenti. E, come ogni videogioco sci-fi che si rispetti, anche qui c’è una componente horror, altrimenti sarebbe troppo noioso dover fare tutto questo lavoro senza qualche jumpscare a farci compagnia. Ma attenzione, a differenza di altri titoli ormai conosciuti come veri pionieri di questi due generi, come il classico Dead Space, qui abbiamo un nuovo elemento che raramente si è visto fondersi con horror e sci-fi. Infatti, il nuovo lavoro di Firesprite Games è un roguelike. Anche la spiegazione, che serve a contestualizzare questa scelta, riesce a stupire per la propria semplicità e adeguatezza. Uscito nel 2018 per PlayStation VR, The Persistence è finalmente pronto per approdare anche sulle altre piattaforme. Sarà disponibile in digitale dal 21 maggio ed in versione fisica quest’estate su PlayStation 4, PC, Nintendo Switch e Xbox One. Noi abbiamo avuto la possibilità di giocarlo sulla console di casa Microsoft e siamo qui per darvi il nostro responso.

Partiamo immediatamente col dire che sì, la storia di The Persistence può sembrare la classica trama di un film horror sci-fi, anche non troppo originale. Ma c’è un piccolo dettaglio che gli amanti del genere potrebbero davvero apprezzare. L’implementazione di elementi roguelike è stata spiegata grazie ad un evento naturale che viene tutt’oggi studiato ed ammirato: il buco nero. Qui, oltre ad aver fermato la nostra nave spaziale, ha anche giocato con le stanze ed i corridoi. Perciò, quando ci addentreremo in uno dei quattro Ponti, sarà una nuova avventura a causa proprio di questo cambio di mappatura. La nave si modifica ogni volta che moriremo. E, dulcis in fundo, ci saranno dei mostri a farci compagnia.

 

Dovremo morire parecchio per poter procedere durante le nostre perlustrazioni.

 

La navicella spaziale Persistence avrebbe dovuto portare a termine il proprio viaggio prima di accendere la stampante biologica che avrebbe legato i ricordi, dati e coscienza di ogni membro dell’equipaggio con un corpo. A causa di questa fermata obbligatoria vicino al buco nero, alcune persone sono state stampate, ma hanno mutato forma diventando delle vere e proprie minacce nei nostri confronti. Infondo, noi siamo gli unici ad avere una coscienza ed un corpo umano ed il nostro unico compito sarebbe quello di riaggiustare la nave. Ma, capirete da voi che per farlo ci dovremo addentrare nei corridoi e, quindi, incontrare questi esseri mostruosi e pericolosi. Proprio perché anche noi veniamo creati dalla stampante biologica, ad ogni nostra morte torneremo nel pannello principale e potremo anche potenziarci con ciò che abbiamo raccolto durante la vita precedente.

Il compito principale della nostra protagonista è quello di rimettere in sesto la stazione e di ripartire. Dovendo fronteggiare le peggiori avversità che le si potrebbero parare davanti, sarà munita sempre di un’arma (il magico Raccoglitore Cell. St.). Questa piccola pistola ha dei fili che si attaccano alla schiena o alla nuca del malcapitato e risucchiano le Cellule Staminali dal suo corpo, uccidendolo. Queste saranno essenziali per aumentare i nostri parametri. Inoltre, anche i Fabchip ed i Gettoni, che troveremo in giro, permetteranno l’acquisto di altri tipi di potenziamenti, sia per la nostra armatura che per le armi. Essendo un roguelike l’unica cosa che resterà con noi, dopo ogni morte, sarà proprio il nostro avanzamento di livello e nient’altro.

 

I potenziamenti principali si sbloccano tramite le Cellule Staminali, recuperabili con dei colpi inferti alla schiena dei nostri nemici.

 

Passiamo adesso al gameplay, vero fulcro di questo tipo di titoli. Dove la trama fa solo da contorno, almeno le meccaniche di gioco dovrebbero garantirci un certo livello di gratificazione. Sfortunatamente, in The Persistence ci sentiremo spesso frustrati. Come già anticipato: è quasi un obbligo morire. Quindi, preparatevi a ricominciare daccapo molto spesso. Questo elemento non è dovuto dal fatto che sia difficile procedere, anzi, è tutto molto semplice. Infatti, sin dal tutorial capiremo immediatamente che l’unico modo per battere questi esseri abominevoli è attaccarli da dietro. Ci sono due motivi principali: primo, recupererete molte Cellule Staminali; secondo, non perderete troppa salute. Perché sì, con tre colpi andrete a terra e dovrete essere di nuovo stampati. Per questo motivo suggeriamo immediatamente di prediligere i potenziamenti della parte stealth e, quindi, sfruttarli per aggirare i mostri.

Come già detto, il titolo ci costringe a morire. E più lo faremo, più potenziamenti riusciremo a sbloccare. Non è neanche troppo difficile capire i comandi e, quindi, colpire i nemici da dietro. Infatti, ci sentiamo di sottolineare quanto l’IA non faccia il proprio dovere. Soprattutto quando si sbloccheranno i potenziamenti per la Silenziosità, i mostri non ci vedranno nemmeno quando staremo loro davanti, permettendoci di vincere molto facilmente. Altro grande problema, oltre all’IA poco responsiva, è l’utilizzo delle armi. Avremo modo di trovare, durante le nostre avventure, molti oggetti utili per sconfiggere le creature. Ma, anche qui, ci sentiremo sempre più appagati nel compiere una parata ed attaccare i nostri avversari da dietro, per recuperare le Cellule Staminali che altrimenti perderemo nella colluttazione.

 

Le stanze sono quasi sempre le stesse, andando ad intaccare molto l’identità del titolo.

 

Oltre a queste varie problematiche, ce n’è una di fondo che va analizzata e commentata. The Persistence è un titolo originale grazie all’implementazione del genere roguelike. Ma, quando è proprio questo elemento a vacillare, ci si trova di fronte ad un problema di identità. Questo perché, dopo qualche morte, ci accorgeremo che le stanze sono quasi sempre le stesse e che solo andando avanti, negli altri Ponti, ci sarà una lieve differenza con le precedenti. Un vero peccato, se si pensa quanto questo elemento avrebbe potuto giocare sull’angoscia e sulla confusione del giocatore e, quindi, alimentarne la paura grazie anche all’elemento horror.

Essendo un FPS, The Persistence gioca molto su ciò che riusciamo a vedere e ciò che il nostro campo visivo non riesce a percepire. Il mirino che possediamo ci permette di mirare alcuni oggetti e di raccoglierli senza l’ausilio di un pulsante, qualcosa che per una versione VR funziona, ma qui ruba tempo prezioso e crea una confusione iniziale. Ci sono, inoltre, degli escamotage per trovare i nemici presenti nella stanza dove siamo appena entrati: abbiamo, infatti, una barra della Materia Oscura, l’energia che ci permette di proteggerci tramite uno scudo, di analizzare la zona circostante o di teletrasportarci. E, soprattutto quando siamo abbracciati dalle tenebre, questi accessori fanno davvero la differenza.

 

I rumori inquietanti prodotti dalla nave vi faranno sempre restare all’erta, anche quando avrete smesso di spaventarvi per i nemici che vi attaccheranno.

 

Nonostante le premesse davvero allettanti, The Persistence non riesce a garantire quella tensione che lo avrebbe reso un horror a tutti gli effetti. Questo perché, sebbene ci siano delle parti un po’ più intriganti, agevolate da un sound design che fa il suo dovere, non si sente quasi mai il brivido lungo la schiena. L’elemento principale dove il titolo si poggiava maggiormente nel 2018 è proprio ciò che ora manca: il VR. Essendo un tipo di esperienza molto più passiva rispetto a prima, non ci si sente mai troppo in pericolo o davvero minacciati dall’oscurità e dalle creature che potrebbe celare. Ma, dove non arriva il comparto visivo, ci pensa quello auditivo. Infatti, ciò che inquieta maggiormente sono proprio i rumori che, soprattutto se muniti di cuffie, sentirete durante le vostre perlustrazioni. Un ottimo lavoro che, dove altri elementi falliscono, riesce a dare l’idea di star giocando ancora ad un titolo horror.

Possiamo quindi dire che, sebbene le premesse fossero ottime per questa versione per console e PC, The Persistence resta un titolo ideato per VR e ne soffre la mancanza. Senza il visore, molti aspetti che lo avevano reso originale ed innovativo si perdono, facendolo sembrare il classico titolo horror sci-fi. Questo anche perché l’aggiunta del genere roguelike si perde man mano che si muore durante la campagna, diventando ripetitivo. Ma ciò non si trasforma solo in un elemento negativo. Infatti, resta comunque altamente rigiocabile e, per chi lo saprà apprezzare nonostante i vari difetti, anche godibile.