Valorant Closed Beta Anteprima: la rivoluzione degli Esports?

Riot Games, ancora una volta, ha pensato di dare una scossa al mercato videoludico come solo lei sa fare. Non a caso, il suo nuovo FPS tattico, Valorant, ha raggiunto la quota di 1,4 milioni di spettatori medi su Twitch, semplicemente per un drop. Noi di VMAG abbiamo avuto il piacere di testare in prima persona la versione di prova del titolo che ha come obiettivo quello di rivoluzionare i canoni degli shooter, ovviamente in ambito Esports. Sarà davvero così? Beh, indubbiamente il marketing che è stato utilizzato per il caro “Project A” ha fatto centro, come abbiamo detto in precedenza riferendoci alla sua stragrande diffusione. Non accade tutti i giorni vedere un quarto degli utenti della piattaforma in streaming collegati allo stesso momento, su un’unica opera, per poterne ricavare l’agognata chiave d’accesso, distribuita randomicamente. Ma ora basta con le chiacchiere introduttive ed entriamo nel vivo dei combattimenti dello sparatutto, dove daremo le nostre impressioni e descriveremo ciò che abbiamo potuto osservare in questi primi giorni di match al cardiopalma.

RUSH B

Sebbene Valorant abbia provato ad avere una propria identità, è innegabile quanto si sia ispirato ai più noti FPS competitivi in circolazione, specialmente la serie di Counter Strike. Infatti, sono presenti molte meccaniche di gioco, seppur leggermente dissimili, che riportano ciò che offre l’opera di Valve: i movimenti dei personaggi (salvo alcune abilità), gli spray delle armi ed anche le stesse metodologie di approccio ed ingaggio sono invariate. Sicuramente, i pro di Global Offensive non troveranno alcuna difficoltà ad imparare anche questo titolo, anzi, saranno addirittura facilitati, dato che il gunplay è più user friendly a ciò a cui sono abituati. Nonostante tutto, crediamo sia azzeccata la scelta di ridurre all’osso l’arsenale a disposizione, con circa due armi per classi di media. In questa maniera, anche i novizi avranno delle opportunità in più per apprendere il loro funzionamento. Attualmente, non possiamo far altro che affermare che Riot Games non ha apportato alcuna vera e propria innovazione nel suo titolo, bensì ha studiato e sviluppato una sua versione di un agglomerato di giochi di successo. Lo stile grafico, è apprezzabile e godibile, ma gli effetti delle varie granate e accecanti rendono il tutto alquanto confusionario e, a tratti, addirittura fastidioso, dando l’idea di essere davanti ad una produzione di un team che non è agli standard di Riot.

Gli Agenti: genialità e incoerenza

Arriviamo, finalmente, alla parte che contraddistingue di più Valorant: gli Agenti. I personaggi giocabili sono attualmente dieci, ed ognuno di essi ha una funzionalità utile ai fini del team, insomma, non c’è un vero e proprio eroe peggiore dell’altro. Tuttavia, esistono certamente alcuni combattenti che hanno una marcia in più, grazie alle loro abilità che fanno sicuramente la differenza e, a tratti, rompono la stessa ideologia del titolo. La presenza di skill che permettono doppie chance e resurrezione, fanno sì che l’elemento tattico di cui gli sviluppatori si erano tanto vantati diventi pieno di falle: aggredire i propri avversari, nella speranza di ucciderne almeno uno, mentre si ha una possibilità di rinascita e, di conseguenza, nessun rischio strategico, rende diverse sezioni di gioco prive di senso, visto che mancano del loro elemento fondamentale. In breve, abbiamo apprezzato la scelta di suddivisione in diverse classi e, addirittura, roster, ma la loro attuazione va rivisitata, altrimenti ci si ritrova in incoerenze di game design piuttosto significative

Ma allora, com’è questo Valorant?

Valorant è sicuramente un videogioco Esports che sta facendo e farà la differenza nel settore. Innegabilmente, però, non è assolutamente il gioco rivoluzionario che la community si aspettava, non a caso attualmente c’è una scissione di opinioni piuttosto contrastanti. L’idea di prendere ispirazione dai grandi del passato ha dato i suoi frutti, ma alcune fattezze necessitano di piccole rivisitazioni, di cui c’è abbastanza da discutere. Ricordiamo che questa è ancora una beta chiusa, per cui ci sono tutti i presupposti per migliorare l’attuale stato delle partite, che tutto sommato rappresentano un’ottima esperienza di gioco. Non siamo davanti ad un’evoluzione del genere, però, Valorant è bello. Ancora una volta, Riot Games ha fatto centro, sia nel marketing che nel prodotto che ha creato, tuttavia, sta al team di sviluppo limare le varie imprecisioni, rendendolo davvero eccezionale.

Noi di VMAG ringraziamo Riot Games per averci concesso l’accesso alla beta del loro nuovo titolo, inoltre speriamo che vengano ascoltati i pareri degli esperti in modo da garantire un’esperienza ludica e, soprattutto, competitiva eccelsa. In sintesi, Valorant non è la genesi di una rivoluzione degli sparatutto in prima persona, ma di certo dimostra di avere stile da vendere e, più di tutti, un gameplay valido che può offrire tanto.