Anno 2002, casa Sony, alba della Playstation 2 Era: State of Emergency si apprestava a far breccia in un catalogo software ancora in cerca di mattatori e assicurava l’inferno. Mentre la stampa specializzata s’affrettava a definire i suoi artefici come gli inventori dei Civil War Simulator, i pre-order fioccavano e le cose si sarebbero fatte ancor più intriganti una volta giunta la prova del pad… Dopo i primi minuti di gioco, la Killer Application sembrava in effetti bella che servita e i suoi meriti non parevano limitarsi soltanto a quel migliaio di modelli animati intenti a scorrazzare per lo scenario.
Persisteva, in pratica, l’impressione che vi fosse dell’ordine nel caos della carneficina e di certo la possibilità di interagire liberamente con tutto e tutti non poteva che esaltarne l’impatto. Man mano che la devastazione si ripeteva, i primi dubbi cominciavano tuttavia a prender forma, fino a consolidarsi in un’ ingombrante presa di coscienza: eccezion fatta per l’efficienza del suo motore fisico e l’abbondanza dei meri numeri, State of Emergency non aveva purtroppo altro da offrire. Privo di una Main Story degna di questo nome, vessato da “quest” strutturalmente povere, il prodigio delle anteprime si sbriciolava sotto gli occhi del suo pubblico senza opporre resistenza e del clamore iniziale non restavano altro che sterili polemiche circa i suoi pretestuosi eccessi di ultra-violenza.
Dimenticato in fretta grazie al susseguente debutto del sommo GTA III, l’incidente “emergency” passava così di volata agli archivi, trascinando con sé tutte le ambizioni dei suoi artefici.A riparare, almeno in parte, al disastro ci avrebbe pensato un tardivo sequel apocrifo distribuito realizzato dal team DC Studios nel 2006, ma il treno per la Storia era ormai irrimediabilmente passato e State of Emergency l’aveva perso.
Clicca sulla copertina per leggere