Vi dirò la verità, la sincera verità… oggigiorno è facile rimuginare su ciò che è stato o siamo stati in passato. Questa calma apparente, non fa altro che stordirci con i ricordi di un tempo che non si potrà mai più ripetere. Forse. Inizia a formarsi il vuoto intorno a noi e le poche memorie rimaste sono sempre più rarefatte, difficili da distinguere. Ci ostiniamo a non dimenticare. L’impresa sembra più ardua che mai, ma non possiamo rendercene conto. Armati di sogni e speranze, continuiamo a voltarci e a guardare indietro e, sebbene faccia male, è più facile che affrontare il presente o dedicarsi al futuro. Le ore continuano a scorrere e quel piccolo frammento di un ricordo, che tanto ci consolava, sta svanendo. D’un tratto arriva l’oscurità dal nostro inconscio, che ci divora insieme ai rimpianti. Tutto è svanito nel dimenticatoio o quasi. È rimasta ancora una ferita aperta. Questa, a differenza degli altri pensieri, non sarà violata dalla forbice del tempo, che inesorabile, sta trascinando con sé ogni cosa. La donna che ha inferto tale ferita è eterna, come l’amore che persuade lo sfortunato Jay Gatsby, colui che si nutre di fandonie e artefatti.
L’affascinante quanto misterioso J. Gatsby ne sa qualcosa sulla speranza. Eroe di guerra, le sue onorificenze non fanno altro che da carburante alla sua leggendaria nomina o meglio, nomine. A discapito del suo successo infatti, i più hanno preso l’abitudine di riempirsi la bocca con storielle cospirazioniste per il puro gusto di pronunciare il nome Gatsby. Nessuno però conosce realmente quest’uomo. A dire il vero, nessuno lo ha mai visto ed è proprio questo ciò che lo rende speciale. Una persona che riesce a proiettare la sua grandezza e la sua fama in giro per Manhattan, senza nemmeno mostrare la sua identità. Un genio. O un mago del marketing. O ancora un fantasma. Nessuno può saperlo davvero, tranne il suo fortunato vicino: il rispettabile Nick Carraway. Stregato dalle voci popolari, il giovane broker inizia ad interessarsi alla vita dell’uomo che gli vive affianco, rimanendo inizialmente in secondo piano. Sapeva che le persone mentivano e lui voleva conoscere davvero quell’anima, che trasformava New York in un’elegante signora degli anni ‘20 alla ricerca della mondanità. Non passerà molto tempo prima che i due stringano una valorosa amicizia, che sboccerà in un rapporto di intese e affinità. Nick diventerà presto un privilegiato spettatore di una delle storie d’amore più complesse e affascinanti di sempre. Il Grande Gatsby è pronto a tutto. Metterebbe a rischio la sua stessa vita per riconquistare l’incantevole Daisy Buchanan. L’amore che prova nei suoi confronti non è minimamente paragonabile alle stravaganti feste che danno sfogo ai suoi malesseri e dubbi esistenziali.
Le fantasiose storie su J. Gatsby fanno di lui una leggenda.
Il sentimento è ben più grande. Così aulico e puro da trovare un significato sulle estasianti note della canzone “Young and Beautiful” di Lana del Rey. E così trascorreremo il nostro tempo ad immaginare un finale migliore per quella coppia apparentemente impeccabile. Ma stavolta Jay non riuscirà a raggiungere la perfezione. Né con il suo carisma, né con la sua ricchezza. Le fiabesche vicende di un amore possibile quanto irraggiungibile, troveranno riposo proprio nel momento in cui ci si apprestava ad alzarsi e ad andarsene con il cuore in pace. D’altronde si sa, la troppa sicurezza presto può farci commettere degli errori o peggio, potrebbe alterare la percezione che abbiamo della realtà. In quest’opera firmata Baz Luhrmann, risaltano l’eleganza di Tobey Maguire e Leonardo DiCaprio. Amici nel privato da giovanissimi, la loro complicità assume una veste tutta nuova all’interno di una delle opere più stravaganti e pittoresche dello scorso decennio. Ed è proprio grazie a questo film che il pubblico (in parte), è riuscito ad apprezzare definitivamente l’artisticità di Maguire. Al suo fianco, il “sempre giovane” DiCaprio, capace di far suo ogni singolo ruolo che gli viene affidato. Sebbene mi è solito ricordare la tormentata storia di Gatsby con un sorriso, che maschera gioie e dolori, la critica si è trovata di fronte ad un vero e proprio spartiacque. Ciò ha portato a pareri discordanti e a recensioni più o meno nella norma. Nonostante ciò, il regista è riuscito a portarsi a casa diversi premi, tra cui due Oscar: Migliore Scenografia e Migliori Costumi.
Partendo dai due fattori che sono stati premiati con l’ambita statuetta, risulterebbe curioso non essere travolti dalle usanze e dai costumi dell’epoca. New York è bellissima e lo è ancora di più sotto le vesti dei ruggenti anni ‘20. L’industrializzazione sta modificando, da cima a fondo, la città e il contrasto tra ricchezza e povertà è più rilevante che mai. Dalla sua dimora, che si trova a Long Island, fino ad arrivare nel cuore pulsante della Grande Mela, Jay dovrà prima passare attraverso un insediamento di operai che si nutrono di fumo e carbone. Sono loro gli artefici di tale ricchezza, le costruzioni, le linee ferroviarie e tutto ciò che viene utilizzato dalla borghesia, è opera loro. Ma questo non conta e a dire il vero, non conta nemmeno oggi. Intanto, da lontano si inizia ad intravedere il prematuro quanto pittoresco skyline newyorkese, complice di misfatti e perdizione, accompagnati da un Jazz improvvisato, che amplifica quell’effimero benessere di cui l’uomo ha tanto bisogno. Lo stile non manca. Come le bellissime donne dell’epoca che sfilano con abiti unici, sotto gli occhi di chi quel capo non potrà mai permetterselo. E no, nemmeno se si trova nella terra simbolo del riscatto e del nuovo inizio. L’America non è mai stata così tanto selettiva. Eppure questa discriminazione sociale viene accecata dalle abbaglianti luci del divertimento e del peccato. O da quella lucina verde in lontananza, che non fa dormire Il Grande Malinconico Gatsby.
La ruggente New York degli anni ’20 è stupenda.
Questo raggio colorato porta con sé tanto dolore quanto desiderio. E se è vero che la speranza rende immortali, vorrà dire che Jay è stato molto sfortunato. Non è mai stato così solo. Nemmeno quando tutti si divertivano sulle sue spalle. Nemmeno quando le feste terminavano e si ritrovava con un mucchio di governanti a ripulire i segni della frenesia di parassiti alla ricerca di divertimento. Accanto alla sua salma ritroviamo un Nick a pezzi. L’unico uomo che è riuscito ad apprezzarlo davvero, esclusivamente per la sua anima celeste quanto ingenua. Evidentemente, costruire un impero per una donna che nemmeno si è degnata di spedire un mazzo di fiori non è stata la mossa giusta. D’un tratto, tutti si sono dimenticati dell’eccentrico miliardario della costa Est. D’un tratto, un uomo innocente è morto con l’appellativo da assassino e codardo. Sola, nella sua vuota e angosciante dimora, possiamo ammirare la salma di chi non ha mai smesso di sognare, né di credere in una favola d’amore. Il Grande Gatsby è una pellicola che fa riflettere e non poco. Cosa conta realmente nella vita? Non è poi così breve per sprecarla a rincorrere un passato che ormai non ci appartiene più? Probabilmente è così. O ancora, sappiamo davvero con chi ci rapportiamo ogni giorno? La fama e il successo trascinano con loro fardelli che non possiamo nemmeno immaginare. Non tutti riescono a sopportare un tale carico e, a quanto pare, nemmeno il Re dell’effimero. E si, è di Jay che si sta parlando. Un uomo talmente sicuro di sé stesso da perdere il senno. Colui che per anni è stato alla larga dalle sue stesse creazioni, è finito per sprofondarci dentro.