Star Wars: L’ascesa di Skywalker Recensione | Star Wars è una saga che vive nei ricordi degli appassionati, nella mente di bambini oramai cresciuti, nell’eredità cinematografica tramandata di padre in figlio, nei VHS impolverati dei film ancora riposti nell’armadio. Poche pellicole al mondo hanno un’importanza del genere, non tanto e non solo per l’enorme piano che si è costruito negli anni, ma anche per la vasta schiera di fruitori che piano piano è riuscito ad attrarre, con sincerità e qualche stratagemma furbo e figlio del mercato. Nel lontano 1977 George Lucas creava un mito intramontabile che con il passare del tempo si è evoluto, è cambiato notevolmente, ci ha emozionato, fatto arrabbiare, deluso, ma sempre di Guerre Stellari stiamo parlando. Per quanto la recente trilogia, iniziata da Abrams nel 2015, ha fatto parecchio discutere e ha diviso i fan, lo spirito del brand è rimasto bene o male lo stesso, sotto una patina di ammiccamenti e di commercialità , ma mantenendo comunque vivo l’interesse del proprio pubblico. Ma purtroppo, prima o poi sarebbe stato inevitabile porre la parola fine a tutto questo: non tanto all’universo in sé (composto oramai da un numero incredibile di titoli), ma alla storia cominciata nel deserto di Tatooine, quando un giovane si è trovato coinvolto in una battaglia più grande di lui che lo ha plasmato fino a farlo diventare un eroe. È difficile essere realmente pronti ad un momento del genere, ve lo assicuro, ma il titolo non vi abbandonerà mai, nemmeno per un secondo, e vi guiderà passo passo verso una conclusione epica e profonda allo stesso tempo. Grazie a Disney, possiamo parlarvi del tanto atteso Episodio IX e sinceramente, non vedevamo l’ora di farlo.
È giusto avvisarvi che non troverete nessun riferimento diretto o spoiler del lungometraggio, quindi potete tranquillamente navigare in galassie serene. Da dove cominciare? Ebbene, non è così semplice, anche perché saremmo bombardati da una marea infinita di informazioni ed elementi, tali da farvi sentire dei piccoli viaggiatori sulle spalle di giganti. Una storia quindi che forse è troppo densa di materiale narrativo (in taluni casi troppo caotico), ma che mantiene ben salda l’attenzione degli spettatori, che, a parte qualche momento di intermezzo, vivranno intensamente ogni singola sequenza. Vecchie glorie (e minacce), ma anche nuovi eroi: nella sceneggiatura del film c’è spazio per tutti, in un avventura corale che raggiunge dei picchi piuttosto inaspettati e corredata da dei colpi di scena brillanti e di impatto. Nonostante la solidità del copione, si nota una prima parte più sottotono rispetto alla seconda, decisamente più elettrica e carica, sia a livello di ritmo che di avvenimenti, in un crescendo che porta alla dolce e toccante scena conclusiva. E se ve lo state chiedendo: sì, piangerete, perché gli sceneggiatori (Chris Terrio e Abrams stesso) hanno toccato decisamente i tasti giusti, puntando su elementi dalla portata nostalgica e iconica.
La Forza è un motore inesauribile, una spinta vitale che allontana e divide al tempo stesso, che unisce, lega, ma che porta anche morte e distruzione.
Non possiamo dire di più, ma l’unica cosa che dovete sapere è che la Forza è il vero collante della narrazione: oltre ad essere chiaramente parte del contenuto vero e proprio della storia, è un motore inesauribile, una spinta vitale che allontana e divide al tempo stesso, che unisce, lega, ma che porta anche morte e distruzione. Una rappresentazione quindi non solo del perfetto bilanciamento tra il bene e il male (che da secoli si stanno scontrando nei pianeti più remoti di Guerre Stellari), ma anche un ottimo collegamento tra il vecchio e il nuovo, tra gli eroi oramai decaduti e i giovani guerrieri di adesso. La Forza parla ai personaggi, ma anche agli spettatori: è il simbolo stesso del brand, una concetto filosofico e religioso che se all’apparenza sembra banale, nasconde una profonda riflessione sull’animo umano, sulla fragilità , ma anche sull’importanza dell’equilibrio della natura, che non deve essere mai rotto. Sulla scia di questo discorso, tenete bene in considerazione ciò che ha detto Luke nell’opera precedente: La Forza non è prerogativa dei Jedi, ma di tutti gli esseri viventi. E proprio per questo motivo, ogni singolo abitante dell’universo ne entra in qualche modo in contatto, sia implicitamente che non, andando a seguire la propria strada o perdendosi nei meandri del lato oscuro.
Dal punto di vista tecnico, niente da eccepire: la regia di J.J. Abrams (Star Trek, Super 8) è da manuale, riuscendo non solo a valorizzare tutti i vari personaggi presenti (e saranno molti, fidatevi) e gli spettacolari combattimenti, ma anche concentrandosi sui luoghi dell’azione, vari e variopinti, emblemi delle due fazioni (Jedi e Sith) in campo che si danno i battaglia a suon di spade laser e poteri al di fuori dell’immaginazione. Il filmaker, inoltre, propone situazioni sempre diverse l’una dall’altra, passando dalla velocità e frenesia dei duelli ad attimi di pacata riflessione (e anche di sano humor). Il comparto sonoro (come nel caso degli altri capitoli del franchise) è di ottima fattura, grazie al maestoso John Williams che continua a regalarci emozioni in formato orchestrale e che ripropone alcuni dei temi classici della saga, riuscendo sempre ad inserirli nelle scene giuste con una perizia e una maestria incredibile. Il cast, già per la maggior parte collaudato in precedenza, si conferma talentuoso con un occhio di riguardo verso Adam Driver (Kylo Ren) e Daisy Ridley (Rey), che ci regalano delle interpretazioni intense e sentite. Dopo tutta questa analisi, vi starete giustamente chiedendo se il finale è degno di questo nome, no?
Soltanto una cosa rimarrà per sempre nei nostri ricordi e che sarà lo spunto per i lungometraggi successivi: La Forza stessa, che sarà con noi, sempre.
C’è da dire che molte delle domande lasciate in sospeso avranno una risposta (nonostante qualcosina rimarrà insoluto) e tutti i fili si riuniranno sapientemente: e non mi riferisco solamente alle nuove storyline dei due Episodi precedenti, ma anche a delle questioni decisamente più antiche. Una conclusione, quindi, che riesce al tempo stesso ad accontentare i vecchi appassionati della saga, ma anche i nuovi affezionati, che sono stati battezzati solamente con Il risveglio della Forza. Quando vi accorgerete che è stata realmente posta la parola “fine” all’interno dell’opera, non ve ne renderete conto e tra un occhio lucido e l’altro, noterete che ben poco è stato posto come partenza per il futuro. L’avvenire è quindi incerto per il franchise e, sinceramente, va bene così visto che era necessario chiudere delle porte e non aprirne altre, almeno non nell’immediato. Tiriamo quindi le somme di questo tanto atteso (e sofferto) lungometraggio, che ha saputo sorprenderci in più aspetti.
Star Wars: L’ascesa di Skywalker, a scapito di qualche lacuna dal punto di vista narrativo, rappresenta una degna conclusione alla tragica ed epica epopea della famiglia Skywalker. Il pubblico si troverà di fronte ad una storia talmente tanto pregna di avvenimenti, da avere la sensazione di vivere più di un lungometraggio ed in effetti sarà così, visto che è un concentrato del franchise stesso. Archi dei personaggi che si concludono, qualche piccola sorpresa e sequenze struggenti e malinconiche vanno ad impreziosire un comparto estetico e tecnico di ottimo livello che non scende mai di qualità , puntando sempre più in alto. E così una parte cospicua del brand si è conclusa: si sono susseguiti eroi, pianeti, antagonisti e combattimenti. Soltanto una cosa rimarrà per sempre nei nostri ricordi e che sarà lo spunto per i lungometraggi successivi: La Forza stessa, che sarà con noi, sempre.
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