Devil’s Hunt Recensione

Devil’s Hunt Recensione | La bellezza di un romanzo risiede nella capacità dello scrittore di riuscire a creare un mondo, dei personaggi e una storia che rimangano impressi nel lettore. Una mano creativa e talentuosa è in grado di farci vivere un viaggio fantastico che prende vita nella nostra mente. Tuttavia, quando le parole su carta vengono trasformate in un’opera interattiva qual è il videogioco, questa magia può essere incredibilmente rafforzata o, purtroppo, soffocata. Quando si prende in mano il controller e si puntano gli occhi sullo schermo si è in grado di volare nell’universo creato dall’autore in maniera più diretta, con l’ausilio di grafiche, colonne sonore e interazioni che portano l’esperienza su un altro livello. Questa evoluzione è stata tentata dal polacco Paweł Leśniak, autore della serie di romanzi Equilibrium, che ha fondato uno studio di sviluppo, Layopi Games, e ha guidato la creazione di Devil’s Hunt, un titolo action-adventure ispirato ai suoi libri. Il progetto, che segue le orme del celebre Devil May Cry e nasce da una grande ambizione, finisce con l’essere purtroppo fallimentare. Al di là del budget, che chiaramente non era adeguato allo scopo, i pilastri che dovrebbero sorreggere questo titolo non ce la fanno a sorreggere il peso delle sue stesse premesse e cedono uno sull’altro, con un risultato alquanto disastroso.

Partiamo dalla trama, uno dei punti in cui Devil’s Hunt dovrebbe eccellere vista la sua origine. La storia è semplice, lineare e priva di molte strutture aggiuntive che vediamo nei titoli moderni. Il protagonista, Desmond, è il ricco figlio di un grande imprenditore, che vive in una stupenda casa, esce con una bellissima donna e possiede un discreto talento nella lotta. Molti la considererebbero una vita perfetta, ma il nostro ragazzone, come del tutto prevedibile in questi racconti, non avrà il futuro felice che sogna. Dopo una violenta serie di brutti eventi, tra cui un litigio con il padre e il tradimento da parte della futura moglie con il suo migliore amico, Desmond decide di abbandonare tutto e commettere un atto terribile. Il risultato delle sue azioni non è quello sperato: l’uomo si sveglia all’Inferno, di fronte a Lucifero e all’incarnazione della Morte. Il re dei peccatori decide di concedere la possibilità al protagonista di tornare sulla Terra, alla condizione di stringere un patto e diventare suo servitore. In breve tempo, Desmond diventa il Distruttore e Salvatore, un individuo che con i propri poteri deciderà l’esito dello scontro tra le forze demoniache e l’esercito sacro. Questa trama, ovviamente, è presa a piene mani da Equilibrium, ma non riesce neppure con i suoi enormi sforzi a dare le stesse sensazioni che darebbe la lettura dei romanzi.

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Lo svolgimento del gioco segue questo schema: guarda una cutscene, percorri un sentiero lineare, prendi a pugni qualche cattivone, ripeti.

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Il gameplay di Devil’s Hunt è pensato per essere semplice, diretto e veloce, ma a causa della sua struttura e delle sue meccaniche finisce con il diventare in brevissimo tempo ripetitivo, banale e poco interessante. Lo svolgimento del gioco segue questo schema: guarda una cutscene, percorri un sentiero lineare, prendi a pugni qualche cattivone, ripeti. C’è una totale assenza di esplorazione e le mappe, seppur artisticamente intriganti, non offrono nulla di memorabile o divertente. L’unica cosa che il personaggio è in grado di fare è camminare oppure usare il tasto di interazione per compiere determinate azioni, come arrampicarsi o sfondare una porta. Il combattimento è l’unico elemento di questo gioco che offre un minimo di personalizzazione, dando la possibilità al giocatore di scegliere quali poteri attivare e quali abilità assegnare ai propri slot di utilizzo. Desmond è in grado di sfruttare diversi poteri derivanti da tre radici, sacra, demoniaca e del vuoto, ma per quanto ci sia varietà tra di essi questa non viene in alcun modo sfruttata nel gameplay. Sia che si decida di lanciare proiettili celesti o di attaccare con potenti esplosioni di fuoco, l’impatto del proprio arsenale sui nemici sarà esattamente lo stesso. Gli avversari che si incontrano sono pochi, ripetuti all’esasperazione e con caratteristiche troppo poco diverse dagli altri esemplari. Per tutto il corso dell’avventura, salvo qualche rara eccezione, si sentirà davvero poco la necessità di modificare i propri poteri o di sbloccare nuovi rami dello skill tree, dato che anche alcuni boss possono tranquillamente essere abbattuti a pugni e schivate senza troppa difficoltà.

Devil's Hunt
Desmond ha a disposizione tre diversi poteri, ai quali è possibile assegnare fino a tre abilità da combattimento con diverse caratteristiche.

Ad accompagnare questa struttura già di per sé poco interessante è una narrazione che fa fatica a trovare il giusto equilibrio. Alcune scene sono eccessivamente lunghe e condite da dialoghi senza scopo e senza carattere, mentre altre tentanto di mostrare un evento chiave della storia in un tempo così stretto che a malapena si riesce a capire cosa sta succedendo. Devil’s Hunt concede al giocatore un riassunto scritto della trama che, al posto di schiarire le idee, fornisce un’ulteriore conferma della confusione generale in cui è avvolta l’opera. I personaggi hanno di solito poco carattere e sono introdotti senza un contesto sufficientemente elaborato, tanto che spesso si contraddicono da soli in brevi lassi di tempo. In generale, si ha sempre la sensazione di star assistendo ad un film di bassa lega, in cui si perde tanto tempo a rielaborare concetti già chiari e la maggior parte degli eventi sembrano sconnessi e privi di un significato. Persino gli apici della storia sono smorzati da dialoghi spenti, spiegazioni affrettate e background già annebbiati fin dall’inizio. Si riesce tuttavia a intravedere la grande ambizione dell’autore e del team nello studio, in quanto la costruzione dell’ambientazione e di alcune sequenze sembra chiaramente intesa per un fine più grande di quanto mostrato a schermo.

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Devil’s Hunt concede al giocatore un riassunto scritto della trama che, al posto di schiarire le idee, fornisce un’ulteriore conferma della confusione generale in cui è avvolta l’opera.

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A contornare questo già disastroso connubio tra gameplay blando e narrazione carente ci sono delle pessime prestazioni a livello tecnico. Le animazioni del protagonista in combattimento, le hitbox degli avversari e i movimenti lungo la mappa sono grezzi e mostrano evidenti mancanze di rifinitura. Molto spesso si assiste a pesanti cali di fps e ritardi negli input dovuti alla necessità del gioco di sopportare il caricamento non ottimale di asset. Questo è soprattutto constatabile nelle cutscene, dove frequentemente si notano rallentamenti, audio non sincronizzati (o totalmente assenti) e modelli troppo approssimati o arretrati, che rendono i personaggi poco vivi e naturali. Sono anche assenti la maggior parte dei settaggi fondamentali per la grafica e le prestazioni, che avrebbero potuto migliorare l’esperienza su PC. Devil’s Hunt avrebbe decisamente goduto di un periodo di sviluppo più lungo dedicato a sistemare e correggere tutte queste problematiche, anche se a dirla tutta difficilmente avrebbe potuto salvare questo titolo già minato da tutto quanto discusso sopra.

Devil's Hunt
L’aspetto dei luoghi, persino di quelli che appaiono solo qualche minuto, è sicuramente il pregio più grande di Devil’s Hunt.

Concludiamo però discutendo di quelli che sono i meriti di Devil’s Hunt e di Layopi Games, perché pure questo gioco sostanzialmente fallimentare possiede del potenziale. Le ambientazioni create per narrare la storia di Devil’s Hunt sono molte e ricche di cura, spesso quasi esagerata per il breve scopo che coprono alcune di esse. In generale, l’impatto artistico è evidente e dona un po’ di unicità e carattere ai diversi luoghi, che spesso presentano dettagli e aggiunte molto gradevoli. Seppur altalenanti, le diverse mosse sbloccabili e i poteri concessi dai tre alberi di abilità hanno una buona varietà e sono divertenti da usare e combinare. Introdotte in una struttura con differenti tipi di nemici avrebbero trasformato i combattimenti in una ricerca al proprio stile di gioco, permettendo a tutti di sperimentare e costruire un’arsenale adatto ad ogni situazione. Infine, come già accennato, la storia riesce a creare dei momenti intriganti e possiede una base solida, sulla quale si sarebbe potuta costruire un’opera più rifinita in grado di far trasparire bene la guerra tra Cielo e Inferi e lo sfortunato ruolo di Desmond come fattore chiave dello scontro. Il risultato finale, considerando il piccolo budget a disposizione, poteva essere decisamente peggiore.

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