Man of Medan Recensione

Man of Medan Recensione | “Non tutto è sempre ciò che sembra”. Questa breve frase, utilizzata dal Curatore come consiglio e monito per i giocatori, non è piazzata all’inizio di questa recensione per caso. Sarà una descrizione piuttosto azzeccata dei vari aspetti, positivi e negativi, di quest’opera interattiva. Anche se, per essere corretti, bisogna apportare al detto una piccola modifica: “Non tutto è sempre come ce lo si aspetta”. Questo pezzo di storia di Supermassive Games, autori di The Dark Pictures Anthology – Man of Medan, inizia infatti nel 2015 con Until Dawn, un survival-horror uscito in esclusiva su PlayStation 4. Ciò che ha reso popolare questo titolo era l’ambientazione terrificante, il costante alone di mistero e pericolo e la capacità di segnare il destino dei protagonisti con le proprie scelte. Al contrario di molte altre opere del tempo, era possibile assistere alla morte improvvisa di un personaggio qualora si prendessero le decisioni sbagliate, il che rendeva il gameplay costantemente teso e imprevedibile. Moltissimi fan si sono quindi approcciati al prodotto convinti di rivivere le stesse emozioni offerte dall’altra realizzazione spaventosa degli sviluppatori e sperando di poter assistere ad una sua spettacolare evoluzione. Purtroppo, qua dobbiamo tornare al nostro motto: se sotto certi aspetti Supermassive Games ha visto un proprio miglioramento, altri non sono decisamente stati all’altezza delle aspettative. Il gioco è uscito il 30 agosto 2019 su Xbox One, PlayStation 4 e PC. Senza perdere altro tempo, andiamo a scoprire cosa si cela dietro ai misteri di questo primo capitolo di The Dark Pictures Anthology.

La narrazione di Man of Medan è basata sulla reale vicenda della SS Ourang Medan, una nave mercantile olandese coinvolta in un misterioso incidente. Secondo quanto riportato, due imbarcazioni americane ricevettero delle richieste di soccorso da parte dell’imbarcazione, seguite da inquietanti messaggi. Giunti sul posto, però, trovarono l’intero equipaggiato morto in circostanze poco chiare, tutti i cadaveri contrassegnati da una postura terrorizzata. Consigliamo di non andare a leggere ulteriori dettagli circa la storia del mezzo prima di giocare, in quanto molte delle informazioni contengono spoiler sui segreti e sul finale del titolo. Tornando a noi, la trama ruota intorno ad un gruppo di quattro ragazzi e un capitano che si dirigono al largo dell’oceano per cercare il relitto sommerso di un aeroplano. A seguito di un incidente e dell’incontro con una banda di ladri, i nostri protagonisti saranno costretti a salire a bordo di una gigantesca barca alla deriva. Intrappolati nell’imponente gabbia d’acciaio, dovranno fare i conti con una serie di avvenimenti inspiegabili e terrificanti, che metteranno a rischio la loro sopravvivenza. Il giocatore dovrà man mano prendere delle decisioni che cambieranno il corso degli eventi e, ovviamente, la conclusione del racconto. A seconda delle proprie scelte, i personaggi potranno sviluppare diversi caratteri, collaborare o litigare, svelare i misteri o cadere vittima della disperazione, vivere o morire.

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Alcune volte, non fare niente è la decisione corretta

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Le meccaniche di gameplay di Man of Medan sono poche e semplici. Ci sono innanzitutto le scelte, che si presentano di due tipi: le opzioni di dialogo e i percorsi alternativi. Le prime vi sono quando due o più figure parlano tra di loro, e permettono di decidere come la persona che stiamo controllando interverrà nella discussione. Questo tipo di selezione non ha quasi mai esiti immediati per la trama, ma serve invece a cambiare i tratti caratteriali dei protagonisti e le loro relazioni. Per esempio, preferire sempre l’opzione accorta a quella impulsiva rende il proprio personaggio cauto, facendo sì che di fronte al pericolo impieghi del tempo a ragionare piuttosto che seguire l’istinto. Ovviamente, per ogni situazione ci sono uno o più caratteristiche che si dimostrano utili e altri che invece sono di ostacolo. Lo stesso discorso vale anche per i rapporti: comportarsi e parlare in un certo modo può migliorare o peggiorare il legame tra due individui, cambiando il corso della storia. Le altre scelte che l’utente deve occasionalmente prendere, i percorsi alternativi, hanno generalmente effetto immediato. Si tratta di decisioni come scegliere che strada prendere per fuggire da un nemico, quale oggetto prendere prima di proseguire oppure quale azione effettuare in un determinato momento. Il secondo elemento di gameplay che accompagna il giocatore la maggior parte del tempo è l’esplorazione, durante la quale ci si muove attraverso un percorso prestabilito, con qualche piccola diramazione occasionale. Sebbene la propria destinazione sia fissa e immutabile, è possibile utilizzare questi momenti per cercare dei segreti o delle immagini, dei quali parleremo più approfonditamente più tardi. Infine, ci sono i quick time event. Non c’è molto da spiegare qui: premi il tasto giusto nell’istante corretto. Oltre a far svolgere azioni ai personaggi e testare i riflessi del giocatore, rappresentano anch’essi una scelta. Alcune volte, infatti, non fare niente è la decisione corretta.

Man of Medan
In ogni momento, è possibile vedere i tratti caratteriali del proprio personaggio e i suoi rapporti con gli altri protagonisti, oltre che ad esaminare i segreti e le immagini.

Uno degli aspetti più intriganti di Man of Medan, che rappresenta una bella evoluzione rispetto a Until Dawn, sono i collezionabili. Nel precedente titolo di Supermassive Games era possibile trovare durante il gioco degli oggetti, dei documenti e delle prove che venivano aggiunti al proprio inventario. Ovviamente, come in molte altre opere, rappresentano una sfida per i completisti, che spinge a iniziare multiple partite allo scopo di trovarli tutti e ottenere il relativo trofeo. Ma, oltre a questo, questi elementi avevano un’altra funzione: fornire informazioni. Collegando gli indizi trovati era possibile ricostruire gli eventi e svelare i misteri della trama. Questo aveva anche una ripercussione nel titolo, in quanto permetteva ai protagonisti di scoprire dettagli vitali e agire diversamente nelle situazioni di pericolo. In Man of Medan è presente lo stesso sistema, ma viene ampiamente sfruttato nella storia. Ci sono numerosi dialoghi extra che si sbloccano raccogliendo gli oggetti e le informazioni ricavate si aggiornano con il procedere del gioco e sono accessibili in qualunque momento. Grazie a questo, studiare gli avvenimenti del passato e utilizzarli per rintracciare i segreti della storia è un’operazione molto più semplice e soddisfacente. Le previsioni, invece, sono rimaste esattamente le stesse. Durante l’esplorazione è possibile incappare in alcuni quadri, che svelano ciascuno un possibile futuro. Durante l’introduzione, ci viene detto che possono essere un’utile guida per capire quali situazioni vogliamo che capitino e quali è meglio invece evitare. Purtroppo, così come in Until Dawn, queste previsioni sono molto criptiche e forniscono ben poco contesto a quanto mostrato, perciò non permettono affatto di capire quali decisioni è meglio prendere. Invece, sono un ottimo strumento per vedere se ci sono dei percorsi di trama che ancora non abbiamo esplorato, alimentando la voglia di esplorare il titolo.

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Il dover affrontare le situazioni di pericolo senza sapere come agirà il proprio partner e quali conseguenze avranno le decisioni di entrambi è probabilmente la miglior sensazione che Man of Medan può trasmettere

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Un altro elemento di novità di questo primo capitolo di The Dark Pictures Anthology è il comparto multigiocatore. Facendo sempre il paragone con Until Dawn, sono molti coloro che hanno vissuto la storia in gruppo, assegnando a ciascuno dei partecipanti un personaggio e sfidandosi per vedere chi sarebbe riuscito a sopravvivere e chi no. D’altronde, in un titolo dove ci sono molteplici protagonisti che possono influenzare in modi diversi il finale, è piuttosto divertente osservare come diversi individui, ognuno con il proprio carattere e la propria mentalità, interpretino il proprio alter-ego e quali decisioni prendano. Gli sviluppatori hanno infatti pensato di includere due modalità che consentono a più persone di giocare a Man of Medan: la Serata al Cinema e la Storia Condivisa. Nella prima, ci si siede sul divano con i propri amici, si inseriscono i propri nomi, si assegnano a ciascuno uno o più personaggi e si inizia. Il gioco segue gli stessi eventi della modalità singleplayer, ma indica a quale giocatore passare il controller ogni volta che un determinato protagonista deve muoversi e prendere delle decisioni. Alla fine di ogni atto viene mostrato una sorta di tabellone dei risultati, dove viene fornito a ciascuno un breve riepilogo e vengono assegnati dei riconoscimenti ai più (o meno) bravi. La Storia Condivisa, invece, è dove l’esperienza si fa davvero intrigante e coinvolgente. Per questa, sono necessari due giocatori, due console e due copie di Man of Medan. Entrambi i partecipanti vivono la trama contemporaneamente da punti di vista diversi, e le scelte di uno si riflettono immediatamente sull’altro. Il dover affrontare le situazioni di pericolo senza sapere come agirà il proprio partner e quali conseguenze avranno le decisioni di entrambi è probabilmente la miglior sensazione che il titolo può trasmettere.

Man of Medan
Nella Storia Condivisa, entrambi i giocatori non hanno idea di cosa sta succedendo all’altro e l’intera esperienza è avvolta dal dubbio e dall’incertezza.

Purtroppo, ora che abbiamo parlato degli aspetti positivi di Man of Medan, dobbiamo ricordare ai lettori il motto che abbiamo scelto per questa recensione: “Non tutto è sempre come ce lo si aspetta”. Dove può fallire un titolo che è così riuscito a perfezionare e migliorare i propri tratti caratteristici? Purtroppo, la storia dei nostri sfortunati ragazzi alle prese con i misteri della nave fantasma cade proprio in uno dei suoi pilastri fondamentali: la scrittura. La dinamica degli eventi della trama è confusa e affrettata, arrivando in certi percorsi ad essere del tutto forzata. Le azioni intraprese dai personaggi e le loro interazioni spesso sembrano innaturali e incomprensibili, e danno al giocatore un senso di disordine che accompagna la maggior parte dell’esperienza. Alcuni dialoghi, soprattutto nell’eventualità che uno o più protagonisti muoiano, risultano insensati e mancano di umanità, come se a parlare fossero due robot che tentano di imitare il nostro linguaggio. Questo va accostato ad espressioni facciali e movimenti del corpo frequentemente legnosi, che non trasmettono correttamente ciò che prova la persona che sta parlando. Risulta infatti molto difficile, anche nelle fasi avanzate, immedesimarsi nei personaggi e affezionarcisi, tanto che la perdita di qualcuno risulta essere più una frustrazione da completista che un vero rammarico emotivo. In un titolo del genere, la mancanza di una scrittura di livello adeguato si fa sentire pesantemente, e purtroppo a subirne i danni è l’opera stessa.

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Una volta svelato il mistero di Man of Medan, però, questo castello di carte dal fascino misterioso inizia lentamente a crollare

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Per un gioco dove il destino dei protagonisti è nelle mani del giocatore, è necessario avere un avversario che imponga un costante senso di paura e pericolo, non troppo punitivo ma nemmeno troppo gentile. The Dark Pictures Anthology – Man of Medan, invece, trova forti tentennamenti anche in quello che è il “nemico” della sua trama. Da un lato, si tratta di un’idea molto interessante e ben contestualizzata quando si gioca la primissima partita, ma soprattutto estremamente efficace nella modalità Storia Condivisa. Una volta svelato il mistero, però, questo castello di carte dal fascino misterioso inizia lentamente a crollare. Ci si accorge infatti con relativa facilità che ben poche scelte sono rilevanti e pure prendendo sempre le decisioni più strane è davvero complicato entrare in uno dei percorsi alternativi. La mia ricerca al trofeo ‘Nessun superstite!’ ha difatti richiesto ricominciare almeno tre volte, in quanto alcuni personaggi continuavano a salvarsi nelle maniere più improbabili nonostante tentassi costantemente di gettarli tra le fauci della morte. Il problema del “mostro” di Man of Medan è proprio questo: non aggiunge alla storia un sufficiente livello di pericolo da punire le scelte errate, ma allo stesso tempo può causare la perdita di un protagonista in maniera improvvisa e non legata alle proprie decisioni. Per fortuna, come già accennato, questo discorso è molto meno valido nella modalità Storia Condivisa, dove la struttura di gioco va invece ad esaltare il misterioso avversario, creando situazioni davvero elettrizzanti.

Man of Medan
Il Curatore, un misterioso individuo super partes, interviene occasionalmente a giudicare i progressi del giocatore e a fornire degli indizi sugli eventi futuri.

Per concludere, andiamo a parlare dell’ambientazione. L’atmosfera che Supermassive Games è riuscita a creare intorno alla vicenda della SS Ourang Medan è molto accattivante e possiede un fascino che riesce a tenere incollato il giocatore in diverse fasi della trama. I corridoi bui, sporchi e abbandonati della nave fantasma sono il luogo ideale per nascondere piccoli segreti e alcune illusioni, che durante l’esplorazione contribuiscono a tenere il fiato sul collo. Si ha sempre la sensazione di aver notato qualcosa di fuori posto o di non aver del tutto chiara la situazione, due fattori veramente efficaci nel montare la tensione. Quando poi queste percezioni si manifestano in veri pericoli, dei quali però non si comprende appieno la natura, si creano situazioni veramente coinvolgenti dove la mente continua a correre da un pensiero all’altro per trovare una via di fuga. Se state però cercando una vera avventura horror, non siete nel posto giusto. Man of Medan fa un uso continuo e a tratti eccessivo di jumpscares per cercare di spaventare il giocatore, mentre il resto del tempo ha piuttosto i tratti di un thriller. Se quindi si può prendere l’occasionale coccolone per un rumore forte o l’improvvisa apparizione di una creatura, si percepisce raramente quel senso di angoscia e terrore tipico del genere horror.