In redazione siamo tutti tristi. Non tanto per l’estate tedesca, stagione adatissima allo snowboard, quanto per questo provato. Che non è un provato: la presentazione di Dying Light 2 si è tenuta a porte chiuse, una sola console nella stanza e un insider di Techland a giocarlo per tutti noi. Purtroppo, nessuno della redazione ha avuto il cuore di tramortire il tester per giocare di nascosto a un regalo che aspettiamo da 4 anni; il seguito di uno dei capitoli che hanno riscritto la storia dell’action-horror. Ecco quindi le nostre impressioni della prima mezz’ora di Dying Light 2!
Un punto chiave, da cui leggere tutto il background del titolo: fare meglio. Dying Light 2 appare da ogni punto di vista come la forma Super Sayan del primo capitolo, a partire dalla trama. Niente eroi dalla dubbia moralità, niente cittadini inermi da salvare: sono passati 15 anni da quei giorni, il mondo è finito, un nuovo medioevo uccide il panorama dietro le nostre finestre rinforzate. Aiden Caldwell vive in una città in cui i pochi sopravissuti all’epidemia sono comunque infetti, in piedi a combattere una battaglia già persa. Quando la speranza vi sta cercando per farvi fuori, cosa deciderete di fare? Ed ecco che le ramificazioni si moltiplicano e la sceneggiatura comincia a dividersi in una trama a base soggettiva, con scelte morali e azioni proposte al giocatore perfino nel rapporto con i vari NPC. Per capirci: finirete il gioco e sarete solo a metà. E sì, c’è il New Game Plus, dove manterrete livello e equipaggiamento dalla vostra partita precedente. Solo che adesso, rispetto al primo capitolo, cominciate ad ingrandire il gruppo della chat vocale: su Dying Light 2 la modalità coperativa è supportata fino a 4 giocatori. Solo l´host avrà la possibilità di scegliere le varie diramazioni della trama ma prevediamo già battaglie morali tra amici e parenti. Perché è più bello arrampicarsi in compagnia.
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Vorremmo parlarvi anche dei difetti, ma, anche perché spettatori di una demo, di grossi problemi neanche l’ombra
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Proprio da questo punto di vista, approfondiamo il discorso parkour: dimenticatevi le saltuarie legnosità del primo capitolo, quell’unica animazione freezata che riesce a rovinare, seppure per pochi istanti, la sospensione dell’incredulità. Le nuove fasi di Freerunning sono fluide, adrenaliniche, arricchite da una città molto più verticale dello scorso setting arabeggiante e arricchita da corde, scale, deltaplani, funi di tiro… una meraviglia. Ora c’è solo da prendere il tutto, farcirlo con zombie evoluti in decine di modi diversi, cospargere di animazioni brutali e dinamiche e mettere in forno. Tenere al caldo fino alla prossima primavera e sperare forte. Vorremmo parlarvi anche dei difetti, ma, anche perché spettatori di una demo, di grossi problemi neanche l’ombra. O almeno, erano nascosti bene. Unico dettaglio a sfavore, paradossalmente, è forse stata proprio l’estrema richezza dello scenario di gioco, in grado di disorientare lo stesso tester, al suo trentesimo gameplay: era talmente confuso dalle dinamiche a schermo che ha dovuto riavviare la demo. Ma abbiamo applaudito lo stesso.
Chiudiamo con l’amaro in bocca: mettere le mani sopra a quel controller sarebbe stata una bella esperienza, anche solo per scoprire il feeling di gioco e il nuovo sistema di rumble applicato. La primavera non è né vicina né lontana, così come il tempo dei verdetti: per il momento non sono programmate beta pubbliche, cosa che invece aiuterebbe non poco a testare l’impegno dei ragazzi di Techland. Ma tant’è: dita incrociate anche a questo giro, in un Gamescom che si sta rivelando ai massimi livelli!
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