Godzilla II – King of the Monsters Recensione, lunga vita al Re

È successo di nuovo: la terra trema, i vulcani eruttano e le città collassano su sé stesse. Dopo cinque anni dall’ultima apparizione qualcosa sta mettendo a soqquadro l’intero pianeta e forse il problema è ancora più grosso, visto che non è “un solo” qualcosa: GodzillaGhidorah, MothraRodan e compagni sono sul piede di guerra. E quando l’esercito non può nulla e lo scontro tra vecchi e nuovi fan è al culmine, la domanda è una sola: dopo i tanti dibatti sul primo film, il sequel diretto da Michael Dougherty avrà fatto tutti contenti? Scopriamolo insieme, una città devastata alla volta!

Dallo scorso capitolo, solo i dottori Vivienne GrahamIshiro Serizawa (il sempre affidabile Ken Watanabe) si rifanno vivi: gli esseri umani sembrano aver trovato un fragilissimo equilibrio con i giganti che abitano il pianeta, ma la tensione rimane alle stelle. L’agenzia extra-governativa Monarch controlla il sonno delle varie creature sparse per il globo, con la Graham e Serizawa impegnati a convincere i governi del mondo che vivere fianco a fianco con i mostri, piuttosto che provare a ucciderli, sia la scelta migliore. Ma c’è un terzo punto di vista, rappresentato dalla compagnia militare guidata dal colonnello Alan Jonah (anche qui, un ottimo Charles Dance): per lui l’essere umano è il virus, le creature titaniche la cura. E se a tutto questo aggiungiamo una famiglia in crisi, il quadro emotivo è completo: un padre in cerca di redenzione, una madre impegnata a studiare le mastodontiche creature e una figlia (Millie Bobby Brown, la Undici di Stranger Things) che vorrebbe solo la pace nel cuore dei genitori e sul pianeta. Ma per quanto il teatrino di emozioni balli e canti per distrarci, i protagonisti rimangono loro, i terrificanti kaijū. Come li abbiamo trovati dopo questi cinque anni?

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Godzilla II vi farà sentire in pericolo

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Il film di Dougherty prova in tutti i modi a farci affezionare al cast umano, sicuramente in maniera meno invasiva rispetto al primo capitolo, ma comunque la strada è quella: eppure glielo si perdona e a buon ragione. Se i film della Toho avevano, e hanno, un limite quello è proprio la credibilità visiva: dove sicuramente c’è cuore, le necessità economiche hanno da sempre dettato il passo, confine che invece Legendary Pictures e Warner Bros. stanno ampiamente superando. I Titani sono vivi, mastodontici, pericolosi: Godzilla II vi farà sentire in pericolo. La presenza dei mostri sullo schermo è opprimente, fa sentire lo spettatore minuscolo, inerme e con una voglia incredibile di nascondersi dietro il seggiolino del cinema. I continenti esplodono che è una bellezza, con una fotografia gestita al dettaglio per non lasciare neanche un paio di minuti di respiro ai fan: dalle vertigini d’alta quota alla pressione mortale delle profondità oceaniche, se cercate intrattenimento duro e crudo non rimarrete delusi. E c’è solo un’altra cosa da andare a valutare davvero in un film di Godzilla: il cuore. Non parliamo delle famigliole in crisi alle prese con responsabilità perennemente rimandate (spoiler: vincono le responsabilità) ma dell’anima dei kaijū. Godzilla II è “hardcore fan approved”?

Forse l’immagine più evocativa del film: il Male ha una forma, un nome e un’apertura alare.

Se c’è infatti un binomio indissolubile nei film di Godzilla è quello cuore-pensiero critico: col tempo la rappresentazione del kaijū come espressione della malvagità umana, con il dolore causato dalle bombe atomiche negli occhi, è purtroppo svanito. Qualche accenno sulla stessa linea di emotività si trova forse nello Shin Godzilla del 2016, questa volta con protagoniste le tragedie di Fukushima e Sendai, ma anche lì: estetica evocativa più che denuncia sociale. E anche a questo giro, le tematiche tanto a cuore dal creatore Tomoyuki Tanaka si toccano, i protagonisti litigano e discutono, ma alla fine quel colosso alto trenta piani che spara raggi gamma è un gran bravo ragazzo, non è colpa nostra, non ci pensiamo più. Come ci insegna The Walking Dead, i veri “cattivi” sono gli umani stessi ma in Godzilla II importa e non: il target alla fin fine è un altro e lo centra in pieno. È un film crudo, colossale, a tratti horror: un ottimo film d’intrattenimento e come tale, forse, ha un solo difetto.

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Il film di Dougherty convince la parte di noi che più aveva bisogno di mostri e devastazione: la pancia

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Difetto perché nel cast troviamo stelle del livello di Dance, della Hawkins: stiamo parlando di gente che è stata candidata agli Oscar. Eppure tra minutaggio a schermo ed effettivo supporto alla narrazione, li vediamo scivolare in buchi di trama più o meno significativi lasciandoci con una lieve sensazione di amaro in bocca. Non tanto perché potevano essere sfruttati meglio, o quasi: il vero interrogativo è perché Legendary e Warner continuino a impegnarsi così tanto a nobilitare il loro universo con attori di fama mondiale e trame “adulte”, quando il vero motivo per cui si va al cinema a vedere un film di Godzilla, è proprio Godzilla (e mostruosa compagnia danzante). Rispetto al primo film, lo spazio dedicato alle creature è sicuramente maggiore e di migliore impatto, ma il dubbio resta lì, volatile, viene velocemente soffiato via al terzo scontro tra mostroni. Alla resa dei conti: si, Godzilla II convince la parte di noi che più aveva bisogno di mostri e devastazione, e stiamo parlando della pancia. Sopratutto con il film di fine millennio scorso che ancora popola i nostri incubi peggiori. Poco importa della trama e delle svolte socio-politiche goffamente arrangiate: lo spettacolo è da tutt’altra parte ed è sicuramente di alto livello. Attenzione a schermi e monitor sparsi qua e là per la pellicola: l’easter egg è dietro l’angolo, in particolare uno grosso, molto. Il 2020 è ormai alle porte, e con lui Godzilla vs. Kong.