Il nuovo film ispirato all’antieroe rosso, Hellboy, è uscito nelle sale di tutto il mondo dall’11 aprile di quest’anno e noi di VMAG lo abbiamo visionato e analizzato per voi nella nostra recensione. La nuova pellicola, chiamata semplicemente Hellboy, è la terza trasposizione cinematografica ispirata al personaggio dei fumetti creato da Mike Mignola. È il primo capitolo di una nuova serie cinematografica nata con l’intenzione di rilanciare il personaggio già apparso in due film precedenti, Hellboy (2004) e Hellboy: The Golden Army (2008), entrambi diretti dall’illustre Guillermo del Toro.
Questo nuovo reboot è stato diretto da Neil Marshall e vede David Harbour nei panni di Hellboy, Milla Jovovich in quelli della perfida e vendicativa Regina di sangue Nimue, e Ian McShane impersonare Trevor Bruttenholm, il padre adottivo del protagonista nonché direttore del BPRD, un dipartimento sulla difesa e lo studio del paranormale. Questo nuovo film parte con premesse sbagliate e, sfortunatamente, prosegue peggio. Iniziamo dalla trama: giunto sulla Terra ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, quando i nazisti prossimi alla sconfitta si sono rivolti al mago Rasputin per evocare forze infernali, l’apparizione di Hellboy è destinata a portare la fine del mondo. Non la pensa però così il suo padre adottivo, il Professor Broom, alias Trevor Bruttenholm, che l’ha educato per fare di lui il principale agente del BPRD, l’organizzazione di ricerca e difesa contro le minacce soprannaturali. Eppure i presagi si accumulano, e la potentissima strega Nimue, tradita da Artù secoli prima, è ora assetata di vendetta ed è prossima a tornare per fare di Hellboy il Re di un mondo invaso dai demoni. La pellicola sembra essere un po’ confusionaria, e la narrazione ne risente. I personaggi non sono caratterizzati come dovrebbero, anche perché gli attori sono coperti da tonnellate di trucco che vanno a coprire le espressioni facciali degli attori: si tratta della base della recitazione, e ne risente lo stesso Harbour in primis.Â
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La storia in sé per sé potrebbe risultare anche interessante, ma il modo in cui viene rappresentata la priva di qualsiasi curiosità e stupore.
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Gli eventi rappresentati a schermo vengono portati avanti dalla squadra che seguiremo per la maggior parte della durata della pellicola: oltre al demone protagonista, troviamo anche Alice Monaghan (Sasha Lane), una ragazza introdotta in maniera un po’ brusca nella storia, dotata di poteri ultraterreni che le consentono di parlare ed evocare i morti, e Ben Daimio (Daniel Die Kim) un giovane agente del BPRD che all’interno della trama va a sostituire il fantastico e nettamente superiore Abraham “Abe” Sapien, interpretato da Doug Jones nelle due pellicole precedenti. Tutti questi personaggi denotano una mancanza di caratterizzazione, facendo solo compagnia al protagonista e riuscendo a scucire qualche risata forzata tra una discutibile gag e l’altra. La storia in sé per sé potrebbe risultare anche interessante, ma il modo in cui viene rappresentata la priva di qualsiasi curiosità e stupore: più di una volta ci è sembrato di assistere all’episodio pilota di una serie TV di qualità non eccelsa più che a un film vero e proprio.
Ma non tutto è perduto: possiamo dire senza ombra di dubbio che oltre ai molti fattori negativi che affliggono l’ultima fatica di Neil Marshall, gli effetti speciali e le atmosfere trasmesse allo spettatore si fanno valere. Un ottimo lavoro è stato svolto nel campo dell’atmosfera, e si percepisce l’impegno compiuto nel tentativo di comunicare un senso di orrore e disgusto nei cuori e nelle menti del pubblico in sala. Fattore trainato egregiamente da elementi quali lo stupefacente design e conseguente resa a schermo di diversi personaggi, uno su tutti la strega Baba Yaga. Se dovessimo fare un parallelismo estetico nel mondo dei videogiochi non possiamo che citare Bloodborne, sviluppato da FromSoftware: gli amanti del titolo troveranno alcuni elementi all’interno della pellicola. Attenzione però a non confondere l’aspetto artistico con quello degli effetti in computer grafica che, in più momenti durante la visione, sono risultati estremamente scarni e talvolta imbarazzanti. Sfortunatamente, ad eccezione di atmosfere e costumi, tutto il resto non si distingue in maniera positiva.
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Per la colonna sonora è stato fatto un buon lavoro, non eccelso, ma comunque buono.
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Sul piano dei pro e contro la bilancia non può che gravare tutto il suo peso sul piatto dei difetti. Una produzione afflitta da cosi tanti problemi, sia a livello di regia che di sceneggiatura, molto difficilmente riuscirà nell’intento di rilanciare il franchise cinematografico dell’antieroe infernale dei fumetti. Passando alla colonna sonora è stato fatto un buon lavoro, non eccelso, ma comunque buono. Non troverete nessun brano memorabile, ma solamente discreti arrangiamenti che accompagnano le varie scene d’azione con toni rock e metal.