Come avrete sentito da qualche parte, è uscito Avengers 2, intitolato nel mondo reale Age of Ultron, nella testa di tanti “il mio sogno erotico sui supereroi” e nella mia “ok, ma se ora non arriva Wolverine tutto questo non ha senso”. Il nuovo cinecomic Marvel/Disney era uno dei film per cui – secondo molti, anzi moltissimi, a giudicare dagli incassi del primo giorno – valesse la pena aspettare il 2015. Prima che la maledizione dei Templari si abbatta su di me, faccio la dovuta premessa: amo i film sui supereroi. Ed è per questo che ritengo sia giusto sfatare il mito per cui chiunque parli male degli Avengers ha il karma difettato.
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Il fatto è che dal punto di vista strutturale il film è praticamente identico a ciò cui la Marvel ci ha abituati negli ultimi anni. C’è tutto il distillato: c’è l’esatta struttura di X-Men, con la Lotta Epica nell’ultima parte, ci sono le carrellate spettacolari, e un cast di attori belli e bravi che fanno esattamente ciò che viene detto loro. E infine ci siamo noi che siamo obbligati a vederlo per il motivo per cui si va a vedere i film sui supereroi, e cioè per vedere cose e case che esplodono e gente piuttosto figa in calzamaglia.
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In questo capitolo i Vendicatori sono alle prese con una missione in una fittizia nazione dell’Europa dell’Est caduta sotto il controllo dell’Hydra (si scrive Sokovia, si legge Ucraina). Sul carrozzone vediamo salire nuovi supereroi, come i gemelli Maximoff , Visione e War Machine, ma è Downey Jr. alias Tony Stark alias Iron Man che prende le redini della pellicola e la fa scorrere sui binari, dando al suo personaggio quel tono spaccone e ironico che finora è servito per funzionare. Mentre Thor è troppo impegnato a mostrare i muscoli, la Vedova Nera a sedurre Hulk e Cap America a pensare al bon ton, Stark – come si è capito, cervello e carta di credito della squadra – decide di avviare Ultron, un programma di pace mondiale. Ma la situazione gli sfugge di mano e dà vita a una Robocalisse epica. Ultron, infatti, pur essendo creatura di Stark, nutre un inspiegabile odio edipico verso il suo creatore. Seminando morte. La domanda sorge spontanea: i Vendicatori sono salvatori dell’umanità o distruttori? Tra indefiniti viaggi onirici in mezzo alle loro paure, deliranti ambizioni scientifiche e fulminee sterzate della caotica trama, la sensazione è che i protagonisti facciano gli stessi danni di un elefante in una cristalleria.
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Passiamo ora ad altre considerazioni. Quel furbetto di Joss Whedon sfrutta al meglio il 3D e ci regala intrattenimento puro e raffigurazione fumettistica ammirevole. Sfoderando, a tratti, anche la carta humor. Che si esprime in citazioni e battute figlie di quella smania di (com)piacere e ringalluzzire l’ego dei fumettari incalliti e di chi ha visto Avengers 1 e i vari Captain America, Thor e Iron Man. In pratica ciò che si chiama “fare del sano fan service”. Tutto a scapito della sceneggiatura, che presenta buchi che nemmeno l’Emmenthal. In fondo perché arrovellare il cervello di un pubblico già troppo intento ad ammirare il bling bling delle immagini? Ragionamento più che legittimo.
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Nessuno si aspettava di andare a vedere Avengers e trovarci Alfred Hitchcock o Ingmar Bergman. Ma se un’opera deve essere giudicata nelle molteplici componenti che fanno di un’opera un’opera, appunto, Age of Ultron va considerato per quello che è, ovvero cento minuti di scene spettacolari, avvincenti, goduriose, tenute insieme da altri quaranta minuti di narrazione piatta, spenta e spesso insulsa. Un assordante tripudio di effettoni speciali e di boom craboom patapum patapumfete. In fin dei conti, Avengers è quello che non ha mai nascosto di essere: un’operazione finanziariamente astuta e artisticamente deludente. È un peccato. Perché il film, in sé e per sé, è disseminato di valori forti e validi spunti di riflessione.
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La storia infatti non ruota tanto attorno alla contrapposizione tra il villain e i buoni, ma al fallimento dell’individualismo megalomane messo di fronte al successo di chi ha la capacità di fare dell’unione la forza e la salvezza del mondo. Inoltre il film crede nell’eroismo virile, nel glamour delle sue pose, nella virtù dell’azione; crede nella potenza dell’immaginario e nell’energia redentrice della messinscena. Vorremmo crederci anche noi a tutto questo. Ma Age of Ultron crolla sotto il peso dei suoi stessi muscoli. Noi, che vediamo così tanti calci ed esplosioni consecutive che già a metà del film non siamo più impressionati da nulla, arriviamo alla fine. Stremati da un frastuono di dialoghi vuoti e dalla strana sensazione che (quasi) tutto sia andato storto.
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