Dopo il mezzo disastro rappresentato dal lancio di DriveClub, Evolution Studios ha lavorato a lungo per riconquistare una credibilità in gran parte perduta, supportando il gioco come meglio non avrebbe potuto e riuscendo a mettere toppe a quasi ogni falla presente nella produzione, in particolar modo nel disastroso comparto multiplayer. Un lavoro di supporto post-lancio titanico, insomma, e che ha avuto quasi del miracoloso, se consideriamo lo stato in cui il gioco si era presentato al day one. Qualche mese fa lo studio britannico è stato chiuso da Sony, lasciandosi alle spalle un DriveClub riparato come meglio non si sarebbe potuto fare, e in ottima salute. In attesa di conoscere i possibili successori di Evolution Studios all’interno della scuderia Sony, se mai arriveranno, è stata Sony Immersive Technology, studio interno all’azienda nipponica, ad assumersi il compito di espandere ancora l’universo di DriveClub, con una versione del titolo pensata ad-hoc per il PlayStation VR e giocabile senza la necessità di possedere l’opera originale.
Perfino il detrattore più accanito della realtà virtuale dovrà convenire con noi se diciamo che i simulatori di corse automobilistiche sono, probabilmente, uno dei generi che più guadagnano dall’essere giocati in questo modo. Anche se, a dire il vero, DriveClub non ha mai aspirato a raggiungere la simulazione pura, preferendo collocarsi in un efficace limbo, in grado, quindi, di essere apprezzato sia dagli estimatori di simulatori puri alla Gran Turismo, ma anche da coloro che preferiscono esperienze più arcade, come ad esempio Need For Speed. Anche disattivando tutti gli aiuti alla guida, non si ha mai la sensazione di avere il controllo totale del mezzo, e l’impressione è sempre quella di avere un angelo custode sopra la testa, in grado di trarre fuori dai momenti più complicati. DriveClub VR non è cambiato di una virgola nel modello di guida, anzi, se possibile, è stato reso anche un filo più permissivo, probabilmente per aiutare nell’immedesimazione e non rendere i primi giri fin troppo mortificanti.
L’interazione con il PlayStation VR è davvero ben riuscita, ed è senza alcuna ombra di dubbio l’aspetto che più caratterizza questo riadattamento
L’interazione con il PlayStation VR è un qualcosa di eccezionalmente ben riuscito, e, in assenza di altre modifiche sostanziali al sistema di gioco, è senza alcuna ombra di dubbio l’aspetto che più caratterizza questo riadattamento. L’avvio del gioco, da questo punto di vista, è di un impatto quasi devastante. Superati i loghi di presentazione ci ritroviamo in pista, ed abbiamo il primo incontro ravvicinato con un’auto, una bellissima concept car monoposto. La sensazione provata in quel momento è unica: vorremmo allungare le mani, poterla toccare, da tanto sembra reale. E invece no, possiamo soltanto ammirarla, in religioso silenzio, e premere il tasto quadrato sul pad per dare inizio alla semplice gara introduttiva, che, una volta conclusa, lascerà il posto al menu di gioco. La visuale dall’interno dell’abitacolo, che ovviamente cambia a seconda del mezzo che stiamo guidando, assume tutt’altro valore in questa versione VR. Qui non si assume semplicemente il punto di vista del pilota: qui il pilota siamo noi, e il senso di immedesimazione provato è incredibile.
A livello contenutistico, sfortunatamente, DriveClub VR è completamente discinto dal fratello che, nel tempo, è stato arricchito con diverse espansioni che hanno aggiunto nuove auto, tracciati, modalità e opzioni di personalizzazione. Qui, invece, ci troviamo di fronte una situazione paragonabile a quella del lancio del titolo originale (fortunatamente, senza nessuna delle sue magagne), con una parte delle auto, delle piste e via discorrendo prese di peso e trasportate su PlayStation VR. Considerato il grande lavoro fatto in questi anni da Evolution, era lecito aspettarsi la presenza di qualche feature in più sin dall’inizio, anche se la possibilità di giocare tutto quanto tramite il visore di Sony rende il tutto molto meno problematico, senza contare gli eventuali aggiornamenti futuri. Anche DriveClub VR, seppur più povero, segue comunque la stessa filosofia, restando incentrato sulle modalità singleplayer: il tour, vero e proprio cuore del gioco, è un’esperienza ricca e soddisfacente, che permette di sbloccare un totale di 162 stelle completando le ben note gare ad obiettivi e prove di abilità .
A livello contenutistico, DriveClub VR è completamente discinto dal titolo originale, notevolmente arricchito nel tempo
Le altre modalità restano perlopiù un contorno, e non per volontà degli sviluppatori: la presenza del multiplayer online (assente, purtroppo, il multiplayer locale) giunge piuttosto gradita, ma i server, almeno nelle nostre prove, si sono rivelati un po’ desolati. Magari, chissà , la situazione migliorerà con l’avvicinarsi del periodo natalizio, ma non ne siamo poi così sicuri. La longevità , che si consideri o meno il multigiocatore, resta comunque più che discreta e gli appassionati avranno sicuramente di che divertirsi per diverso tempo, anche considerata la buona rigiocabilità concessa dal doversi misurare con sfide di difficoltà crescente. Dal punto di vista tecnico, infine, il titolo viaggia sempre fluido senza rallentamenti, benché per ottenere questo risultato siano necessari alcuni compromessi: l’aliasing, con il quale gli utenti PlayStation VR hanno spesso dovuto imparare a convivere in questi primi tempi, è spesso parecchio evidente, in particolar modo sulle vetture. Inoltre gli scenari, ad un occhio attento, sono un po’ più spogli che in precedenza, ed il livello di dettaglio è notevolmente più basso.
Capitolo motion sickness: nel corso delle ultime settimane, anche in giro per le diverse fiere come la Milan Games Week, DriveClub VR è stato criticato aspramente da più parti, secondo cui il titolo sarebbe in grado di far salire in gola copiosi conati di vomito dopo pochi minuti di gioco. Parlando in prima persona, ci tengo, in questo caso, a fare un confronto con Here They Lie, del quale io stesso mi sono occupato: in quel caso, parliamo di un titolo nel quale il passo è piuttosto lento e non si compiono spostamenti particolarmente bruschi o repentini, eppure la gestione della telecamera è del tutto sconclusionata, e ne rovina irrimediabilmente l’esperienza. Con DriveClub VR invece, in tutta onestà , non ho riscontrato particolari problemi, e mi sono concesso anche sessioni di gioco particolarmente lunghe. Mi sono sentito di gran lunga peggio giocando il titolo di Tangentlemen, che mi ha obbligato a frequentissime pause e che, personalmente, ritengo una delle scelte peggiori per chi può soffrire particolarmente di fastidi simili.
La visuale interna all’abitacolo è talmente ben fatta da replicare in tutto e per tutto le sensazioni che si provano guidando una normale auto e, nel caso del sottoscritto, ad evitare il pericolo motion sickness
La motion sickness è qualcosa di estremanente soggettivo, quindi è bene approcciarsi sempre cautamente ad un titolo poco apprezzato dall’opinione pubblica sotto questo aspetto, ma a livello personale posso confermarvi di essere stato particolarmente fortunato con DriveClub VR. Merito, forse, della visuale interna all’abitacolo, talmente ben fatta da replicare in tutto e per tutto le sensazioni che si provano guidando una qualsiasi auto, cosa che non cambia poi tantissimo se fatta in pista e a velocità elevate. L’estremo realismo del titolo da questo punto di vista, del resto, impone di comportarsi come si farebbe nella vita reale, concentrandosi sulla guida: nessuno, alla guida e a più di 150 chilometri orari, si metterebbe a guardare per più di mezzo secondo in direzioni che non siano quella del naturale andamento del proprio mezzo. Una sbirciatina agli specchietti per controllare eventuali auto dietro di noi non fa certo male, ma i primi fastidi si potrebbero cominciare ad avvertire soltanto qualora si girasse bruscamente la testa da destra a sinistra, e, del resto, è logico che sia così.
Questa versione di DriveClub, a conti fatti, è una replica più che discreta del titolo originale in VR. Se da una parte spiace notare come siano state effettuate alcune sforbiciate a livello di contenuti, dall’altra, sul piatto della bilancia, giunge il supporto al PlayStation VR, e scusate se è poco. L’immersione ed il senso di coinvolgimento provati giocando a DriveClub VR sono totali, e, al netto di qualche possibile e vociferato fastidio in termini di motion sickness (comunque non riscontrato dal sottoscritto), ci troviamo di fronte ad un’esperienza di guida del tutto nuova per il titolo nato dalle menti di Evolution Studios. Se vi siete divertiti con DriveClub, se la realtà virtuale vi stimola e interessa, o se semplicemente siete dei patiti di videogiochi di corse in cerca di nuove esperienze, non pensateci due volte.
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