Due anni, un periodo relativamente breve per la nostra crescita come specie, eppure particolarmente rilevante per la realtà virtuale. D’altronde, parliamo di giornate che hanno portato alla sua rinascita come tecnologia e alla sua definitiva commercializzazione all’interno del mercato. Comparando questi tempi a quelli del malfamato Virtual Boy, la realtà virtuale ha sicuramente fatto passi da gigante, ma da queste piccole rivoluzioni arrivano anche le primissime problematiche. Vi ricorderete la battaglia legale tra ZeniMax Media e Oculus VR, della quale abbiamo spesso parlato in passato. In breve, l’azienda pensa che nella dipendenza di Oculus ci siano degli infiltrati, persone che sono riuscite ad ottenere alcuni brevetti sviluppati presso ZeniMax e che hanno infine elargito alla loro competizione. Non vi erano troppe prove per dare corda all’accusa, ma l’azienda faceva esplicitamente il nome di tre individui: Brendan Iribe, John Carmack e l’intera Facebook. A quanto pare, ZeniMax non aveva tutti i torti.
Questo giovedì, un giudice ha ordinato una nuova corte d’appello per il caso che coinvolge da anni le due aziende, chiamando in causa un esperto in informatica forense. Il problema, stavolta, si concentra sull’hard drive di John Carmack. Tra le incognite più decise, l’esperto ha trovato delle incongruenze tra i dati presenti nel dispositivo e alcune dichiarazioni alle quali Carmack ha fatto giuramento. Il caso è tutt’ora in corso, per cui non possiamo ancora avere delle informazioni chiare e precise di queste apparenti incongruenze. La verità, in ogni caso, risiede nella futura risposta di Oculus VR. Il giudice ha fornito due settimane di tempo per dare modo all’azienda di parlarne con John Carmack e per attenersi alle prossime procedure. Allo stesso modo, Samsung avrà invece tre settimane di tempo per fornire i suoi dettagli sulla creazione del noto Gear VR. A questo punto, non ci resta che aspettare le prossime vicende che accompagneranno la causa, ormai storica per la VR, tra ZeniMax Media e Oculus VR.