Tim Sweeney di Epic ha critiche ed elogi per Oculus

Tim Sweeney è una di quelle personalità dell’industria dei videogiochi che non hanno bisogno di presentazioni. Attivo da decenni nel settore, egli ha contribuito in maniera estremamente significativa allo sviluppo tecnologico del medium essendo tra i principali ideatori e programmatori di Unreal, uno degli engine grafici più utilizzati nell’intera storia dei videogiochi, giunto tra l’altro alla sua quarta iterazione negli scorsi anni. Il fondatore di Epic Games non ha mai fatto mistero di essere un grande fan della realtà virtuale, sostenendo in una recente intervista che addirittura potrebbe cambiare il mondo. Alla GDC 2016, l’informatico statunitense aveva già parlato di questioni relative alla VR, come ad esempio la feroce battaglia in atto tra Unreal ed Unity per il dominio tecnico del settore, sostenendo che Unreal potrà dire la sua quando il medium sarà maggiormente affermato e cominceranno a fioccare i tripla A, grazie alle maggiori possibilità di utilizzo che è in grado di offrire agli sviluppatori. In occasione di una nuova intervista concessa un paio di giorni fa ai colleghi di GameSpot, Sweeney ha rincarato la dose puntando stavolta le antenne verso questioni un filo più spinose e di interesse probabilmente maggiore per i videogiocatori: la decisione di Oculus di adottare una politica fondata sulle esclusive, e la sua gestione di Oculus Home.

Per Sweeney Oculus dovrebbe rendere la sua piattaforma Home più aperta, ma contemporaneamente difendere con forza le proprie esclusive.
Per Sweeney Oculus dovrebbe rendere la sua piattaforma Home più aperta, e contemporaneamente difendere con forza le proprie esclusive.

Secondo Sweeney, infatti, Oculus ha commesso un errore nel mettere in mezzo la sua piattaforma anche per giocare titoli non acquistati su Oculus Home, sostenendo che sarebbe giusto che venga ripensata per renderla più aperta. Per quanto riguarda la questione esclusive, invece, il pensiero del geniale programmatore è diametralmente opposto. Egli si è schierato con convinzione a favore di Oculus, sostenendo che questa mossa è un modello di business perfettamente valido e che è anzi l’unico modo per costruirsi una fan-base propria, prendendo a modello quanto Sony e Microsoft fanno già da anni e decenni in ambito console. Insomma, meglio così che non averli, quei giochi, con un ecosistema fatto di titoli multipiattaforma dove l’utente si trova costretto a scegliere esclusivamente in base all’hardware e non in base ai propri gusti ludici. Per qualcuno le affermazioni di Sweeney potrebbero suonare contraddittorie, eppure riguardano due questioni assolutamente differenti e del tutto imparagonabili. Se da un lato Oculus dovrebbe sforzarsi di concedere più possibilità ai suoi utenti togliendo qualche paletto a Home, dall’altro fa più che bene a consolidare la propria posizione tramite titoli su cui ha scommesso ed investito. Tim Sweeney è solo l’ultimo di una lunga lista di personalità del settore che ci hanno visto giusto, del resto anche Epic in passato ha sfornato titoli esclusivi del calibro di Gears of War, rivelatosi un capolavoro e una pietra miliare del genere di appartenenza. Chi, invece, non è d’accordo con le sue parole?

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