L’impiego di un visore a realtà virtuale in mobilità , diciamocelo, è una delle cose più geniali che si possano fare per avere un attimo di tregua dalla pesantezza del quotidiano. Non serve una tv, una presa di corrente, nè tantomeno un computer o uno spazio sufficiente, basta avere a portata di mano il proprio smartphone per eclissarsi dalla quotidianità  anche solo per un attimo e godersi quei cinque minuti di intrattenimento quando e come si vuole. Uno dei punti deboli di questo impiego della VR, però, è ovviamente la capacità di calcolo del dispositivo associato al visore di turno, che non consente di spingersi verso attività un minimo più complesse, e, soprattutto, di poter realizzare visori più performanti. Nelle ultime ore è però spuntata in rete la notizia di una elaborata ricerca, portata avanti da Kevin Boos (Rice University), David Chu ed Eduardo Cuervo (Microsoft Research), che potrebbe permettere a visori come Gear VR e Google Cardboard di raggiungere risultati strabilianti, arrivando a competere addirittura con HTC Vive e ad Oculus Rift. Il merito di un simile miracolo è tutto da attribuire ad un software, che prende il nome di Microsoft Flashback e il cui asso nella manica sta nella memoizzazione, una tecnica che consente di risparmiare un gran quantitativo di potenza di calcolo mandando in memoria i processi già eseguiti e quelli che ancora devono essere elaborati.
Flashback si pone l’ambizioso obiettivo di superare ostacoli tecnici che, in ambito mobile, sono sembrati insormontabili per anni, anzi per decenni. I tre ricercatori, infatti, preso atto dell’impossibilità di sfidare visori desktop sul piano della potenza bruta, per via dell’estrema disparità di calcolo e di rendering, si sono serviti di una tecnica che impiega la memoria cache per aiutare il visore ed il dispositivo al quale è accoppiato ad elaborare in maniera significativamente migliore le immagini. Un po’ come, facendo un paragone con un libro illustrato, se tutte le immagini di ogni singola pagina del libro venissero salvate per poi riproporle al momento giusto, invece di renderizzarle in tempo reale. Secondo i primi risultati, impiegare Flashback consentirebbe di avere un frame rate fino a 8 volte superiore, un consumo energetico per singolo frame ridotto fino a 97 volte e una latenza inferiore fino a 15 volte. Numeri strabilianti, che vanno però confermati attraverso analisi più approfondite con un vasto campione di giochi ed applicazioni. Considerato che si tratta di un espediente software, comunque, potrebbe tranquillamente essere applicato anche ai visori di fascia più alta, ovviamente a meno che qualcuno se ne aggiudichi l’utilizzo esclusivo. Con queste incredibili premesse, comunque, i ricercatori hanno tutta la nostra attenzione: avanti, siamo sicuri che non ci sia un trucco da qualche parte?