La PlaySide VR ci presenta ZR: Zombie Riot

E’ divertente vedere come ci siano alcune persone che se dovessimo chiedere loro di far partire la lavatrice o cambiare la ruota della macchina, si rivelerebbero completamente impreparate e disorientate. Ma se chiedessimo di esporre il loro piano per sopravvivere ad una invasione zombie, tireranno fuori un paio di fascicoli pieni di idee e progetti. Ne è passato di tempo da quando Hollywood reinventò il concetto dello zombie e lo portò sul grande schermo, e dal semplice fantoccio impassibile, lento e incapace di ragionare, siamo arrivati a ideare non-morti in grado di correre, saltare e dotati di forza e poteri sovrumani. La moda degli ultimi tempi, d’altronde, ha solo alimentato quell’insano feticismo di ritrovarsi in un mondo dove pochi sopravvissuti affrontano orde di zombie affamati e spietati. Sarà l’adrenalina, sarà l’epicità, sarà anche la speranza di poter aprire il cranio a quel collega che, quando era in vita, non ci andava per niente a genio, ma il culto dello zombie è, e rimarrà sempre, una fantasia appetibile per molti. Se qualcuno di voi è uno di questi, gradirà sicuramente sapere che un team di sviluppatori, forti di esperienze con EA, Rare, Ubisoft e molte altre, ha deciso di unirsi sotto il nome di PlaySide VR e lavorare allo sviluppo di ZR: Zombie Riot. Dal loro punto di vista, la VR non è una nuova console, ma un vero e proprio modo di reinventare l’intrattenimento videoludico, così diverso da tutto quello che è stato visto fino ad ora che loro stessi ammettono una certa eccitazione nel rendersi che tutti noi saremo coloro le quali idee faranno da base per le generazioni future di sviluppatori: non c’è nulla da copiare al momento, bisogna inventare! Premettiamo subito che sono diversi i progetti zombeschi che stanno crescendo in questi ultimi tempi, quali Brookhaven Experiment o Arizona Sunshine, ma il loro tentativo si concentra in modo particolare sul creare un’esperienza di gioco graficamente appagante ma anche frenetica e divertente, grazie alla potenza immersiva dell’Oculus Touch.

E’ interessante come Gerry Sakkas, CEO di PlaySide VR, parla delle fasi di test del loro prodotto. Dopo aver invitato persone esterne al mondo della VR per far loro provare il gioco, si sono accorti di quanto sia importante pensare bene e raffinare il sistema di comandi.

La cosa grandiosa della realtà virtuale, in particolare con il motion controller, è che non importa quello che vogliamo far fare al giocatore, non dobbiamo spiegargli nel modo tradizionare, tramite un tutorial, cosa deve fare. In VR, bisogna trovare soluzioni semplici. Per ricaricare un’arma, ad esempio, bisogna pensare al modo migliore per farlo e nella maniera più intuitiva. Sembra quasi di dover reinventare la ruota ogni volta e ogni volta una nuova meccanica di gameplay viene incorporata.

In un certo senso, è come se dovessimo scoprire un nuovo tipo di linguaggio per fare leva, in modo indiretto, ad un insieme di elementi che tutti noi condividiamo nel profondo del nostro inconscio e che ci fa intuire immediatamente cosa dobbiamo fare. Uno degli aspetti più interessanti è che ZR: Zombie Riot ha una forte componente creativa. Potenzialmente, qualsiasi cosa possa essere afferrato può diventare un’arma per eliminare gli zombie, e non solo: combinando vari oggetti è possibile ottenere nuove armi a modo loro uniche. La VR però ha dalla sua uno strumento potente: l’interazione profonda col mondo virtuale. Una bottiglia, ad esempio, diventerà un’arma da taglio se, una volta afferrata, verrà rotta sbattendola contro il bordo di un tavolo, rendendo l’atto di fabbricare un’arma improvvisata molto intenso, che non viene mediato da un banco per il crafting o un menù. Da adesso, non saremo più l’entità esterna che ha il compito di assicurarsi dell’incolumità del protagonista, ma lotteremo per la nostra stessa vita. Gioite, sopravvissuti repressi: la realtà virtuale ci promette un modo per vivere quel sogno proibito e presto sarà alla portata di tutti.