Il cuore virtuale che ci salverà dagli infarti

I confini tra il reale e il virtuale si stanno sempre più assottigliando e, forse, ci avviciniamo a un futuro dove potremo curarci grazie alla VR. La virtual reality, infatti, potrebbe presto rivoluzionare la cardiologia, aiutando i medici a curare un cuore malato.

La notizia viene da Washington, dove un team di bioingegneri della John Hopkins University hanno trovato un modo per costruire un modello computerizzato del cuore di un paziente. Il “cuore virtuale” utilizza le scansioni ottenute tramite risonanza magnetica, a partire dalle quali viene creato un modello realistico dell’organo.

Questo modello elettronico del cuore potrebbe rivelarsi un alleato indispensabile nella lotta contro le patologie cardiache, imponendosi quindi un determinante strumento diagnostico per i cardiologi. Il cuore virtuale permette infatti di individuare il problema e capire come risolverlo, zoomando sull’intero cuore, fino al livello molecolare. Con un gioco di parole, Natalia Trayanova, professoressa di ingegneria biomedica che dirige il Computational Cardiology Laboratory alla John Hopkins, l’ha definito “Google Heart”. In effetti, la facilità con cui è possibile zoomare ed esplorare il cuore virtuale ricorda la facilità dell’interfaccia di Google Earth.

Il laboratorio della Trayanova al momento si sta concentrando sui pazienti che soffrono d’aritmia, ossia un battito veloce o irregolare, che ha origine nelle camere inferiori del cuore. Una condizione conosciuta anche come “fibrillazione atriale”. Grazie al cuore virtuale, i medici sono in grado di individuare il punto dell’organo da cui ha origine il problema, determinando allo stesso tempo il flusso dell’attività elettrica nel muscolo cardiaco. La tecnica sostituisce pratiche più invasive, come il classico sondino con catetere, che richiedono per giunta molte ore. Con la nuova tecnologia, invece, i medici possono guardare il cuore virtuale e andare dritti alla fonte del problema, in modo da risolverlo, il più delle volte rimuovendo il tessuto problematico.

La Trayanova spiega che il cuore virtuale è un modo molto più accurato di “mappare un cuore” e le asportazioni, grazie a questo metodo, producono lesioni molto più piccole, dal momento che l’operazione è mirata. Al momento il team sta risolvendo gli ultimi ostacoli per passare dalla teoria alla sperimentazione pratica. Al momento il metodo della Trayanova non prevede l’utilizzo di Oculus Rift, ma è chiaro che il visore potrebbe rendere la tecnica ancora più precisa, grazie alla possibilità di vedere il modello del cuore davanti a sé, in realtà virtuale.

Non possiamo che augurarci che le teorie della Trayanova si rivelino esatte, segnando un altro punto a favore nella terapia delle patologie cardiache.