Ricominciare tutto da zero e lasciarsi alle spalle la famiglia, gli amici e in generale tutto ciò per cui si ha lavorato è una scelta coraggiosa. Spesso è più facile e più sicuro accettare tutti i pro e i contro della vita quotidiana e mettere da parte le proprie passioni.
Ciononostante, Ana Ribeiro ha deciso di non mettere da parte il suo sogno di creare videogiochi. Ha lasciato il lavoro fisso che aveva in Brasile, ha venduto la sua macchina e abbandonato il suo giro d’affari per dedicarsi alla passione che l’ha accompagnata sin da piccola.
Ana Ribeiro a viaggiato fino a Londra per studiare programmazione e game design, e se provate il suo titolo per Oculus Rift, Pixel Rift, probabilmente direte che ne è valsa la pena.
Pixel Rift è un’ottima dimostrazione di ciò che è in grado di offrire la VR, un viaggio attraverso la storia dei videogiochi che combina la realtà virtuale con la realtà aumentata per creare qualcosa di veramente unico.
Attraverso i cinque livelli che compongono il titolo si vestiranno i panni di una ragazzina che, durante la sua crescita, avrà modo di scoprire e coltivare la sua passione per i videogiochi, nonostante gli ostacoli della vita di tutti i giorni che si frapporranno tra lei e la sua passione. Senza dubbio è una situazione molto comune a molti di voi lettori e lettrici di ORI, ma in questo caso è un riferimento abbastanza chiaro alla vita di Ana Ribeiro.
Ana Ribeiro cresce a Maranhão, uno stato del nord del Brasile, assieme a tre fratelli, con cui condivide la passione per i videogiochi. Ricorda con affetto la prima console posseduta, il Magnavox Odyssey 2, che tra l’altro ha acquistato nuovamente per motivi di ricerca, ma di certo non è stata l’unica a cui abbia giocato. Lei e i suoi fratelli infatti hanno provato anche il Sega Mega Drive e il Phantom System, una sorta di clone del NES venduto soltanto in Sud America.
A poco meno di vent’anni ha iniziato a giocare in modo competitivo a Counter Strike assieme a un team tutto al femminile.
“Eravamo piuttosto brave” dice Ana “non eravamo le migliori in assoluto, ma sicuramente il miglior team femminile, anche se a onor del vero ce n’erano pochi. Erano più gli uomini che giocavano a Counter Strike.“
Nonostante questo approccio completo al mondo dei videogiochi non avrebbe mai pensato che sarebbe finita col crearne uno lei stessa. A 17 anni ha iniziato a studiare psicologia per poi cominciare a lavorare per il governo, gestendo pratiche per i divorzi.
“É stato terribile, per cinque anni ho lavorato in questo posto e ho avuto a che fare con avvocati tutti i giorni. Non era cosa per me. Non potevo nemmeno cambiare il font di quello che scrivevo, dovevo obbligatoriamente usare il Times New Roman!“
Insomma, il suo desiderio di creare e innovare era completamente soppresso. Così ha iniziato a produrre e vendere la empadas, delle tipiche tortine brasiliane dolci e salate. Il giro d’affari è cresciuto velocemente, tanto che nel giro di poco tempo ha dovuto prendere qualcuno che le desse una mano con la produzione e la distribuzione nei negozi la mattina.
Tutto stava andando per il verso giusto, ma quando si è chiesta se avrebbe voluto continuare a fare empadas per tutta la vita non ci ha messo molto a darsi una risposta, e quella risposta era “no”. A quel punto Ribeiro ha preso la decisione di lasciare tutto per dirigersi in Europa e coronare i suoi sogni.
Si è iscritta a un corso di programmazione di un anno a Londra, nonostante non avesse alcun tipo di conoscenza della materia. Un inizio sicuramente traumatico, che andava a trattare direttamente il C++, un linguaggio ampiamente utilizzato nell’industria dei videogiochi.
“É come imparare a guidare” ha dichiarato “se impari a guidare con una macchina estremamente veloce poi qualsiasi altra macchina sembrerà fantastica da manovrare. Alla fine è come volare.“
Quattro anni più tardi è in procinto di terminare il Master di Game Design alla National Film and Television School, e Pixel Rift è il progetto del suo ultimo anno di corso. Ana spera di poterlo lanciare sul mercato l’anno prossimo, suddividendolo in cinque episodi dalla durata di un’ora ciascuno.
Oggi Pixel Rift è in attesa di essere approvato su Steam Greenlight, ma anche se non dovesse ottenere il via libera per pubblicare il progetto sulla piattaforma, Ana Ribeiro non si scoraggerà e cercherà un altro modo per portare il suo prodotto sul mercato.
“La realtà virtuale e Oculus Rift sono eccitanti e spaventosi al tempo stesso. Si tratta di qualcosa in cui quasi nessuno si è addentrato e in cui praticamente tutto è da scoprire. Sono contenta di essere diventata una sviluppatrice, non rimpiango nulla del mio passato e sono grata di poter far parte di tutto questo.“