High Fidelity, l’evoluzione di Second Life per Oculus Rift

I 15 impiegati di High Fidelity non sono sicuramente le uniche persone che stanno pensando di investire nel settore della realtà virtuale in questi momenti di grande fermento tecnologico. Oculus Rift sta fungendo da stimolo per tantissime idee hardware e software che sono diventate realtà e si stanno affacciando sulla scena hi-tech globale.


Gli investitori hanno scommesso 5 milioni di dollari su High Fidelity, per farle compiere un passetto in avanti nel futuro, se hanno puntato bene, la nuova compagnia diventerà un nuovo vortice virtuale che influenzerà mercato, economia ed industria dell’entertainment.

Lo scopo sarà quello di reinventare la realtà, proprio come Philip Rosedale, 46 anni, sognava quando frequentava il liceo, decidendo così di impiegare tutta la sua vita nella realizzazione di tale sogno, fin quando un giorno, nel 1999, decide di licenziarsi dalla RealNetworks, per la quale lavorava, e fondare la Linden Lab, lanciando nel 2003 Second Life, vasto spazio web che ha ricalcato, in qualche modo, la realtà, permettendo agli utenti di costruire e manipolare oggetti, tramite l’utilizzo di un avatar che può essere modificato a sua volta a proprio piacimento mentre esploriamo navi, luoghi fantastici, ambienti come cinema virtuali, stazioni radio e tanto altro ancora.

Molti utenti appassionati di questa piattaforma sono stati disponibili a credere che questo spazio elettronico avrebbe trasportato la vita di ognuno in un metaverso elettronico capace di creare nuove opportunità professionali, con metodi, a dirla tutta, anche un po’ discutibili.

Intorno al 2004, a causa di una spinta mediatica non indifferente, la piattaforma Second Life è stata invasa da centinaia di migliaia di utenti e anche grandi aziende hanno investito su di essa. In questa nuova terra promessa, che porta ancora l’amaro gusto di qualche delusione rispetto alle previsioni, sono nati, comunque, amicizie, contatti professionali ed anche parecchi casi di relazioni extra-coniugali!

Alcuni dipartimenti della Difesa U.S.A. che fanno riferimento alla Northrup Grumman, hanno addirittura usato la piattaforma per riunioni e sessioni di formazione sull’utilizzo di robot adibiti allo smaltimento di bombe o rifiuti nucleari.
Poi l’emozione svanì. Le aziende non riuscirono a trovare un modello di business per le loro operazioni su Second Life. Il mondo simulato aveva iniziato improvvisamente a cedere dalle fondamenta, a causa di alcuni meccanismi troppo farraginosi; tali carenze tecniche spinsero la gente ad abbandonare senza entusiasmo tale mondo.

Rosedale, che si è dimesso dalla posizione di CEO della Linden Lab nel 2008 dice:

“Abbiamo fatto del nostro meglio ed abbiamo attirato un milione di persone e ricavato mezzo miliardo di dollari di entrate o qualcosa del genere, ma ciò ha richiesto una quantità di tempo e delle capacità immense”.

Rosedale accede ancora a Second Life, ogni tanto, con il suo avatar più giovane, magro e muscoloso di lui. Ogni mese fanno il login al sito ancora un milione di persone e la Linden Lab resta abbastanza redditizia, ma il sogno di Second Life in mainstream, come i suoi fondatori avevano sperato, non si è più avverato.
Poi è arrivato Oculus Rift e High Fidelity è il tentativo di Rosedale di riutilizzare ciò che ha imparato da Second Life per cercare ancora una volta di coinvolgere le masse nel controllo di un magnifico mondo virtuale.

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Parte di quello che la sua nuova azienda sta creando trae spunto anche da Second Life. Si scarica un software, si accede ad un mondo dove è è possibile guidare un avatar, andare in giro, costruire. La grafica, però, è molto migliorata, anzi impressionante, la costruzione è stata semplificata, è presente la solita valuta digitale convertibile in moneta reale che può essere usata per acquistare indumenti virtuali, si può guadagnare offrendo le capacità elaborative del nostro pc ad altre persone, rendendo più semplice per tutti risolvere operazioni complesse. Quello che distingue High Fidelity dalle altre start-up per VR è la nuova interfaccia personalizzata dall’azienda che permette di interagire con altri avatar in realtà virtuale. La simbiosi tra Oculus Rift e l’utilizzo di alcune telecamere 3-D altamente avanzate permette di far avvicinare le espressioni facciali degli avatar a quelle degli utenti durante le sessioni di esplorazione. Pare che tale tecnologia, infatti, sarà standardizzata per molti computer, tra non molti anni.
La società sta, inoltre, testando e migliorando dei sensori che catturano il movimento delle braccia come quelli proposti da Leap Motion.

Rosedale aggiunge:

“Vogliamo di interagire con altre persone in un modo emotivamente normale”

Jeremy Bailenson, del Laboratorio di Interazione Umana virtuale della Stanford University, sostiene che questo nuovo approccio romperà gli schemi esistenti. La comunicazione nei mondi virtuali è stata a lungo limitata dal divario tra il modo in cui l’avatar si comportava e il modo in cui realisticamente avrebbe dovuto comportarsi:

“Second Life ha avuto avatar abbastanza realistici, ma non c’era modo di controllarli, High Fidelity ha risolto questo problema. L’esperienza permette davvero di sentirsi come un’altra persona”.

Indossando Oculus Rift si può persino osservare il replay di una performance di un comico nel club virtuale di High Fidelity. Nel mondo reale, mentre raccontava barzellette una videocamera ha memorizzato le sue espressioni facciali, e alcuni sensori di movimento hanno registrato il movimento delle braccia. Il pubblico virtuale ride e approva. La maggior parte del software della piattaforma sarà open source, quindi chiunque potrò utilizzare o creare un mondo virtuale utilizzando le proprie competenze tecniche.

Rosedale continua:

“Perché andare nello spazio quando è più probabile che accumulando risorse informatiche risolveremo tutti i misteri e le nuove incognite della nostra specie? La libertà di esplorare e sperimentare dall’interno un mondo virtuale genera una ‘forza sociale’, che crea interazioni positive tra le persone altrimenti impossibili”

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