Ana Serrano, la donna che ha chiamato suo figlio Neo

Anche il TED, il ciclo di conferenze dedicato ai diversi campi dell’innovazione, si apre alla realtà virtuale. Abbiamo raccolto qui per voi i punti salienti del discorso di  Ana Serrano, Chief Digital Officer del Canadian Film Centre (CFC), e fondatrice del CFC Media Lab, che ha recentemente parlato al  TEDx di Toronto. Se vi chiedete perché le sue parole hanno una rilevanza per la realtà virtuale, be’, vi diciamo soltanto che questa donna ha chiamato suo figlio Neo, esattamente come l’eroe di Matrix. Vi abbiamo embeddato per comodità il video della conferenza, ma se avete problemi con la lingua potrete comunque leggerne gli estratti migliori qui su ORI.

“La realtà virtuale è un ambiente simulato da un computer in cui possiamo immergerci e interagire con il prossimo. La tecnologia per la realtà virtuale per molto tempo è stata inaccessibile: era scomoda, ingombrante, causava malesseri ed era troppo costosa per essere proposta a un mercato di massa. Numerose persone attive nel settore dello storytelling hanno atteso per molto tempo questo momento, me compresa.”

“Di recente abbiamo iniziato a sviluppare un nostro progetto di realtà virtuale assieme alla compagnia Occupy VR. Si tratta di un’esperienza di narrazione interattiva chiamata Body/Mind/Change, a cui ha partecipato anche David Cronenberg. Si tratta di un’esperienza decisamente inquietante in cui si ha l’impressione di essere bloccati in una sorta di strano sogno.”

“Oggi ripenso al percorso intrapreso da internet e cerco di immaginare una cosa di questo tipo applicato dalla realtà virtuale e al percorso che intraprenderà nei prossimi 20 anni.”

ted_x“Adesso voglio fare un’esperimento con voi presenti in questa stanza. Immaginate di essere in una bolla trasparente. Immaginate che all’interno della superficie di questa bolla sia proiettata la stessa identica immagine dell’ambiente che vi circonda in questo momento. Tutto sembra uguale alla realtà, ma ovviamente non è la stessa cosa, è realtà virtuale, l’immagine che vedete è artificiale, e dobbiamo affidarci alla persona che effettua la trasmissione per avere un’immagine accurata. È chiaro che in una situazione del genere non sappiamo che quello che stiamo vedendo è effettivamente reale o fedele alla realtà. Ora immaginate che la persona che vi sta trasmettendo le immagini non sta facendo solo questo, ma sta anche raccogliendo informazioni su di voi. Pensate a Jim Carrey in Truman Show per capire meglio ciò che dico.”

“Tutto ciò dovrebbe comunque sembrare familiare, perchè molte componenti di internet fanno una cosa del genere, ma in modo meno evidente. Ciò che si vede quando effettuiamo il log-in nella nostra pagina di Facebook, o quando effettuiamo ricerche su Google è diverso per ciascuno di noi. In effetti, su internet vediamo tutti versioni differenti della realtà. Internet per potersi evolvere si concentra, soprattutto dal punto di vista economico, su ciascun singolo utente. Raccoglie informazioni su di noi e “manipola” alcuni nostri comportamenti. Le informazioni che raccoglie sono ad esempio le ricerche fatte più frequentemente, post e”Likes” su Facebook, o addirittura il contenuto dei nostri messaggi di posta. La tecnologia in questo modo si evolve, a tal punto da diventare praticamente fatta “su misura” per ogni singolo utente.”

“Cosa succede se applichiamo quanto detto alla VR? Pensate cosa succederebbe se il modo in cui muovo gli occhi, o il modo in cui inclino la testa venisse monitorato. Facciamo un passo in avanti, pensiamo se si potessero essere monitorate le emozione tramite alcuni device. Immaginate se Google potesse sapere se e quando siete felici ad esempio.”

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“Se ritorniamo al discorso precedente abbiamo uno scenario in cui le nostre decisioni possono essere manipolate. La bolla di cui vi dicevo all’inizio sa esattamente cosa volete prima ancora che voi ve ne rendiate conto. Tuttavia, anche se vivete in questa “bolla virtuale” non siete da soli. Internet è diventato un immenso dispositivo atto a convertire i dati di miliardi di persone in enormi profitti destinati a pochi, è lontano dai propositi e dal modello che si era imposto durante i suoi primi anni di vita. La VR si evolverà in modi che non possiamo predire, ma non dobbiamo ripetere gli errori del passato, così come non dobbiamo amplificarne gli effetti.” 

“Il miglior modo per predire il futuro è inventarlo. Non vogliamo che la VR diventi come internet, o che ne enfatizzi gli aspetti appena esposti. Vogliamo aree che siano libere da intrusioni di tipo economico, e che le persone siano consapevoli dell’esperienza. Non vogliamo che siano solo soggetti passivi da sfruttare.

Io mi impegnerò sicuramente in tal senso.”

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