Interessanti quote di Carmack dalla Oculus Connect

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Se John Carmack ha lasciato id Software, e Bethesda, è senza dubbio per realizzare i suoi sogni. E per portare a termine la sua visione grandiosa senza alcun compromesso. Lo dimostra anche nella sua keynote alla conferenza Oculus Connect, dove ha sfrontatamente parlato in maniera aperta e senza alcun filtro PR. Di seguito riporteremo quindi le sue dichiarazioni mentre, per chi volesse vedere il video completo, è disponibile un embed (solo in lingua inglese). Dato il carattere di Carmack, sembra strano che possa essere un così abile oratore, ma è sicuramente in grado di rapire l’attenzione di chiunque lo ascolti. Memorabili sono i suoi monologhi, totalmente all’impronta, che teneva durante i raduni Quakecon.

Avevamo già parlato di come Carmack avesse sollevato delle perplessità intorno al visore portatile Samsung Gear VR. Un CTO che parla senza peli sulla lingua di una tecnologia sviluppata dalla sua stessa compagnia: decisamente sorprendente.

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Prenderemo quindi ora qualche estratto dalla conferenza di Carmack, per vedere nel dettaglio quali sono i retroscena riguardo allo sviluppo tecnologico di Oculus VR.

“Una delle implicazioni del lavorare con Samsung è che… La tecnologia di Samsung si rinnova due volta all’anno, hanno dei grossi lanci di prodotti due volte all’anno e ci aspettiamo che Gear VR segua questo sentiero… non ci saranno anni tra i diversi aggiornamenti” [@7m 59s ]

Si tratta sicuramente di una questione interessante. Usando la forza commerciale di Samsung, che rinnova costantemente i suoi prodotti (per adattarsi all’alta competitività del mercato mobile), Oculus avrà a disposizione una tecnologia VR sempre migliore, almeno nel reparto mobile. Non solo Oculus avrà accesso agli ultimi ritrovati di Samsung, ma come già accade nei cellulari l’esperienza si potrà modellare direttamente sul feedback degli utenti, e sulle loro richieste di feature.

Stando alle parole di Carmack, probabilmente vedremo nuovi dispositivi Gear VR ogni anno, anche perché è direttamente legato al Galaxy Note, un prodotto su cui Samsung punta molto dal punto di vista strategico, e certamente è difficile immaginare che facciano evolvere il telefono lasciando indietro la sua periferica. D’altro canto, mantenere degli aggiornamenti dei prodotti regolari, e fissare uno standard alto per la VR potrebbe essere una sfida.

“DK2, se l’avete mai aperto, è all’atto pratico lo schermo di un Note 3” [@8m 33s]

Un’altra dichiarazione che, certamente, non fa parte di un piano PR prestabilito. Nella maggior parte delle interviste dove parlava per conto di Oculus, infatti, Carmack era sempre stato piuttosto restio nell’indicare qual è il display che viene usato nel DK2. La community iFixit ha disassemblato il DK2 e ha dimostrato che il display include il logo di Samsung, assieme ai buchi per i tasti e lo speaker, nella stessa posizione di quelli del DK2.

“Gli ultimi 5 frame per secondo che è in grado di riprodurre il DK2 li otteniamo overclockando lo schermo Note 3, una cifra che va oltre quello che Samsung vuole fare sui milioni di Note 4 che stanno per commercializzare” [@10m 12s]

Anche questa dichiarazione ci fornisce degli interessanti dettagli su come Oculus non lavora soltanto su tecnologie proprietarie, ma ne prende di già esistenti e le “hacka” per i propri scopi. Non solo, questa è anche la dimostrazione che Oculus lavora sempre contro i suoi limiti, cercando di infrangerli. Siamo di fronte anche a una dimostrazione delle differenze che intercorrono tra Oculus e Samsung per quanto riguarda la tecnologia VR e quella mobile. È evidente che le esigenze della prima differiscono enormemente dalla seconda, come Carmack dice spesso durante il talk.

“La probabilità che questi piccoli display girino a 120Hz o a 90Hz, alla grandezza per i quali sono stati progettati, è davvero molto piccola” [@11m 23s]

Il che ci porta alla prossima domanda: quali sono allora le componenti che usa il prototipo Crescent Bay annunciato alla Oculus Connect? Il DK2 usa come abbiamo visto un display Note 3, piccolo e con una buona risoluzione (1080p) e può essere usato così com’è semplicemente usando degli hack al firmware o al driver per aumentare il tasso d’aggiornamento. L’unica cosa che Oculus ha confermato sul display di Crescent Bay è che gira a 90Hz, OLED, e permette di avere la bassa persistenza.

Di conseguenza, a meno che non usino display del Note 4 overclockati in maniera pazzesca, Crescent Bay potrebbe non usare un display già presente in un device mobile esistente o in arrivo. Questo significa che Crescent Bay potrebbe benissimo presentare un pannello OLED personalizzato prodotto appositamente per la VR e Oculus Rift. Ci si chiede quindi se un pannello customizzato potrebbe permettere alla compagnia di offrire un FOV (campo visivo) orizzontale più alto, qualcosa che Palmer Luckey si auspica per il CV1.

“Il prossimo passo (dopo il doppio interlacing) è un display interlacciato più profondo; invece di passare per ogni singola linea, si potrebbe iniziare dall’ottava linea, in modo da avere lo stesso campo visivo otto volte; oppure, da 16 linee passare a 16 volte, il che potrebbe darci il display kilohertz che vogliamo davvero vedere”.  [@15:04]

Al di là della terminologia effettivamente criptica per i profani, questo è uno dei passaggi più interessanti dello speech di Carmack. Si diceva infatti che Carmack fosse fissato con i frame per secondo, e invece qui passa velocemente da una discussione sui benefici di un tasso d’aggiornamento facilmente divisibile per i frame rate più comuni (per es.: 60Hz-120Hz), per arrivare a parlare di “display kilohertz”. Una tecnica a 1000Hz e con un interlacciamento profondo, che Carmack sostiene essere possibile con componenti disponibili al giorno d’oggi e qualche lieve aggiustamento.

Un display che funziona a questo tasso potrebbe, senza ombra di dubbio, avere un aspetto fenomenale, oltre ad offrire una comoda soluzione per avere una latenza più bassa, e sarebbe perfetto per l’uso con la VR. Fa pensare che le tecniche che tutti pensavamo fossero morte con i display a tubo catodico adesso potrebbero fare il loro ritorno nelle piattaforme più recenti.

Genialità, visionarietà, ma anche una grande lucidità ingegneristica fanno di John Carmack uno dei più grandi innovatori del nostro tempo. Sicuramente, averlo coinvolto è una delle scelte più azzeccate compiute da Palmer Luckey.

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